Missione! La trama finalmente rivelata!
Erano passati ancora 3 giorni.
Arima e Roy continuavano a sfruttare il loro tempo dividendosi tra la palestra per recuperare il fisico di Roy ed il Dojo dove, sotto l’occhio attento ad austero di Ayame, i due imparavano a maneggiare una spada.
Henry nel frattempo si dedicava al lavoro la mattina presto ed allo studio di meccanica, matematica e chimica quando poteva.
Si vedevano poco e la distanza sembrava ingrandirsi.
Si erano accordati di non iniziare con nulla di particolarmente impegnativo prima dell’incontro con il loro tutore.
Tale incontro sarebbe avvenuto domani.
In un paio di giorni avrebbero, finalmente, iniziato a fare sul serio.
L’annuncio agli altoparlanti aveva colto di sorpresa tutti e 4.
Arima, Roy, Henry ed Ayame, convocati nella portineria con una certa urgenza per comunicazioni interne.
ROY: Spero non ci siano guai - disse, a comunicazione finita.
ARIMA: Fanculo i guai, noi veri uomini li mangiamo a colazione!
I due si trovavano in palestra, Arima era steso sulla panca per il sollevamento pesi.
Appariva affaticato, i muscoli delle braccia, gonfi e contratti, i pettorali tesi e duri come se al loro posto ci fosse stata una forma rettangolare.
ROY: Peccato la colazione sia passata, tra poco sarà ora di pranzo - fece uscendo dalla stanza.
ARIMA: EHI ROY! - fece realizzando di essere bloccato - ROY! Forte 60 chili sono troppi… ROY!!!
Nessuna risposta.
Probabilmente era già uscito.
Fece un ulteriore sforzo, riuscendo ad alzare il bilanciere circa fino a meta dell’attrezzo in cui doveva riporlo.
A quanto pare sarebbe rimasto li un bel po’.
Quel manubrio pesava dannatamente troppo.
ARIMA: C’è nessuno? - esclamò.
Girò lentamente il volto a destra.
Nessuno.
A sinistra.
Nessuno.
Proprio ora nessuno doveva passare di lì?
Meglio.
Mettendosi seduto scese dalla panca tenendo il bilanciere con la mano destra, spostandolo senza difficoltà e rimettendolo sull’apposito gancio.
Una volta visto il compagno gli piombò addosso come un falco.
ARIMA: ROOOY!!! Mi hai lasciato li!
ROY: Eh, eh! Sei riuscito a liberarti, no?
ARIMA: Spiritoso.. dov’è Henry?
ROY: Non so, starà arrivando.
Silenziosa, Ayame si affiancò ai due, senza rivolgere loro uno sguardo.
AYAME: Puzzate.
ARIMA: Beh, spero potrai perdonarci.. in compenso guarda qui! - fece trincando il braccio e mostrandolo orgoglioso.
Lei tirò dritto senza guardarlo.
Seccato dal suo comportamento Arima aumentò il passo raggiungendola proprio davanti alla porta dell’ufficio di Rusà.
Come si fù aperta i due entrarono contemporaneamente, restando incastrati.
RUSA‘: Oh, per l’amor.. - esclamò vedendo una tranquilla giornata rischiare di volgere al peggio.
AYAME: Ehi! Spostati!
ARIMA: Come se potessi.. aiutino? Roy?
Sbuffando Roy gli diede un calcio nel culo, spingendolo dentro.
AYAME: Buona giornata, signor portiere - fece chinando rispettosamente il capo - A cosa dobbiamo la convocazione?
RUSA’: Lei si che è una signorina educata. Ho ricevuto una comunicazione dalla signorina Adine. Le manda a dire che tarderà il suo rientro di qualche giorno.
AYAME: Capisco, probabilmente mi avrà contatto tramite computer o sul mio democon. Purtroppo non lo ho con me e non ho potuto controllare.
RUSA’: In quanto a voi du.. EHI! Smettila di scaccolarti!
ARIMA: Scusa.. mi stavo annoiando..
RUSA’: Anche il vostro insegnante è in ritardo.
ROY: Accidenti! Di quanto?
ARIMA: Già, di quanto?
RUSA’: Credo che farà ritorno lo stesso giorno della signorina Adine.
ROY: Beh.. Avremo più tempo per…
ARIMA: PARTIAMO!
AYAME: Partiamo?
ARIMA: Beh, io non parlavo con te - disse avvicinandoci e cingendole il braccio intorno al collo - Ma se ti và di fare un viaggetto..
Senza lasciargli finire la frase, Ayame gli afferrò il polso ruotandolo ed usandolo per torcere il suo stesso braccio dietro alla sua schiena, bloccandolo.
AYAME: No. Grazie.
RUSA’: E’ un ottima idea invece!
AYAME: Come prego?
ARIMA: Visto? - disse sornione - Ma in che senso?
ROY: ..
RUSA: Andate in missione. Ne ho giusto una per voi. Si tratta di aiutare una piccola casa di cura nei lavori di ristrutturazione del loro edificio. Non dovrete combattere o fare chissa cosa. Puro e semplice lavoro manuale.
ARIMA: Bah..
RUSA’: E verrete pagati.
ARIMA: Ci stooo!!! Andiamo a far denaro, che dici Roy?
ROY: Che preferirei allenarmi, ma i soldi mi servono e dato che è una missione semplice credo che si possa fare.
ARIMA: Ottimo. Ayame?
Silenzio.
Tutti fissarono lei.
Lei li fissò uno ad uno.
AYAME: Dovrei.. venire con voi? Non siete divertenti.
ROY: In fondo credo di poterti capire..
ARIMA: Non dire cazzate, donna! - esclamò afferrando i bordi del kimono - So che non ci frequentiamo da molto tempo, ma col passare dei giorni mi sei diventata molto simpatica!
AYAME: Lasciami.. andare.. subito..
RUSA’: Signorina Aoyama, la prego di rispondere alla domanda del suo compagno. E la prego, se lo porti via - implorò salendo sul tavolo.
Lo sguardo di lei era un misto tra l’incredulo e l’incerto.
La facile missione probabilmente la tentava, era ben altro che la turbava.
ROY: E comunque.. - disse a voce bassa, chinando il capo - Ci saremo anche io ed Henry a.. a fare compagnia.
Un campanello suonò debole, il portiere guardò sul monitor ad aprì la porta.
Henry entrò in scena.
HENRY: Che è successo? - poi guarò Arima - Che hai fatto stavolta?
ARIMA: Perché guardi me?
ROY: Il nostro insegnante è in ritardo e non si sa quando arriverà. Inoltre ci è stata proposta una missione facile facile.
HENRY: Io rifiuto.
TUTTI: Come?
HENRY: Non posso lasciare il lavoro. Nei i corsi che sto seguendo.
ARIMA: Ma Henry..
AYAME: Se trovate un quarto membro, verrò con voi. Ma deve essere di mio gradimento, sia chiaro.
Così tutti uscirono in silenzio ripromettendosi di riferire la loro decisione al più presto.
Arima camminava guardando il cielo con la mani dietro la nuca.
Mugugnava qualcosa d’incomprensibile.
HENRY: Scusate, ma devo lasciarvi - fece davanti ad un grosso edificio.
ROY: Mi sa che ci siamo giocati Henry.
Senza accorgersene, erano davanti al dojo.
AYAME: Io sono arrivata. Fatemi sapere.
ARIMA: Secondo me ha accettato solo perché era sicura che non avremmo trovato nessuno - sussurò nell’orecchio di Roy.
D’un tratto udirono un rumore alle loro spalle.
RINA: Ehi, ragazzi! Che fate?
Rina non indossava la solita marinaresca, ma un paio di pantaloncini corti, quasi inguinali, non troppo stretti sulle sue gambe scure ed una canotta di un rosso molto sbiadito, di quella larghe che si usano per nascondere la tabula rasa del petto.
Portava una grossa busta di carta in braccio e con una mano stringeva un lecca-lecca.
AYAME: Che hai li dentro?
RINA: Provviste.
AYAME: Non vorrai portarle in casa?
RINA: Uffa! Che noiosa che sei - rispose con una strana faccia - Allora Roy ed Arima mi aiuteranno a mangiare tutto!
ROY: Scusa, Rina. Siamo in partenza e non abbiamo tempo per giocare.
RINA: Ah, sì? Dove andate?
ARIMA: E’ la nostra prima missione! La prima di una lunga serie che - disse partendo per il suo monologo afferrando la sua mano scuotendola e seminando il contenuto della busta per terra.
ROY: Calmati - rispose raccogliendo i generi alimentari sparsi per il circondario e porgendo la busta a Rina - Dobbiamo ancora trovare il nostro quarto uomo.
Nel riconsegnare la busta per un momento Roy fu distratto dal contattato con la pelle liscia a morbida dalla mano di Rina, che ringraziò con un sorriso radioso voltandosi e salendo sull’entrata del Dojo.
RINA: E perché non.. una donna?
ARIMA: Uh?
AYAME: Cioè? Chi intendi?
Lei lasciò cadere il sacchetto voltandosi di scatto e mostrando il più grande sorriso che i ragazzi avevano mai visto.
RINA: IO!!!
AYAME: Non se ne parla. Sei troppo piccola.
ARIMA: Geniale!!! - esclamò saltando - Non potevamo scegliere compagno migliore.
ROY: Beh, visto che si tratta di una missione semplice, credo si possa fare. Inoltre ci saremo noi a proteggerti.
AYAME: Ma è troppo piccola e non ha esperienza.
ROY: Beh, nemmeno noi a dirla tutta. Ma ci hanno affidato questa missione comunque.
AYAME: Ma.. - fece un lungo sospiro - Vediamo cosa ne dice il signor custode.
3 ore dopo, i 4 erano da poco saliti su di un mezzo che li avrebbe portati alla stazione dove avrebbero preso un trenobus per la loro destinazione.
Il futuristico mondo dove i nostri amici vivono è del tutto differente, geograficamente parlando, dal mondo che conosciamo noi.
Continenti ed oceani non esistono più, sostituiti da nuove regioni, nuovi mari.
Politicamente il mondo si trova diviso in 4 settori, Nord, Sud, Est ed Ovest, ognuno diviso in diverse regioni e paesi.
Al confluire dei confini dei 4 settori, si trova la Metropoli Proibita, dove risiede il re del mondo.
ROY: Dì un po’ Rina, ma non è un po’ troppo piccola la tua borsa?
In effetti, lui ed Arima erano armati dei grossi zaini, mentre Ayame portava con sé un grosso borsone.
Solo Rina sembrava non portasse nulla con se, dentro al suo minuscolo zainetto sulle sue spalle.
RINA: Ho infilato la mia roba nella borsa di Ayame - confidò ai due ragazzi.
I tre si scambiarono una risata, mentre la ragazza li fissava seccata.
Il pacchetto preparato per loro consisteva nel viaggio dall’accademia alla stazione e della stazione al luogo di destinazione.
Il viaggio sarebbe stato fatto per lo più in trenobus.
Una volta arrivati nel loro scompartimento i quattro presero posto: Arima si accapparrò per primo il posto al finestrino e Roy dovette sedersi al suo fianco.
Davanti a loro, Ayame e Rina.
Il viaggio sarebbe durato circa una decina di ore, dato che l’accademia non aveva ritenuto necessario teletrasportare i ragazzi direttamente sul posto.
Anche se, molto probabilmente, cercavano solo di aumentare il tempo di permanenza fuori dall’accademia di Arima.
RINA: Ponio, ponio and I split myself around - canticchiava Rina ciondolando la testa - è il tipo di lavoro che ci dà felicità.
Arima guardava fuori dal finestrino, gettando l’occhio ai compagni, ogni tanto.
Ayame spesso apriva di qualche centimetro la sua spada, osservandola.
Verso la quinta, sesta volta Arima prese la parola.
ARIMA: Ti ha già rivelato il suo nome?
Rina smise di canticchiare e sia lei che Roy li fissarono.
Ayame pareva stupita, non credeva che Arima sapesse cose del genere.
Avrebbe potuto dire qualcosa, cercare d’indagare su questa misteriosa manifestazione di serietà, ma non proferì verbo.
Disse solo:
AYAMA: Sakura.
ARIMA: E’ un bel nome.
Lei lo fissò seria.
AYAME: Grazie - rispose senza cambiare espressione.
ARIMA: E..
AYAME: No.
ARIMA: Capisco.
ROY: Io No. Di cosa state parlando?
AYAME: Dello Shikai della mia spada. Non sono ancora riuscito ad ottenerlo.
ROY: Shi..kai?
RINA: Ah, ah! Roy non sa cos’è lo Shikai! Non lo sa! Non lo sa! Neanche Rina lo sa.
ROY: ..
ARIMA: Ecco vedi.. Lo Shikai, o forma rilasciata, è l’evoluzione della propria arma, che in pratica diventa una parte della propra anima.
RINA: Non ti seguo..
ROY: Nemmeno io.
AYAME: Ecco, quando una persona, soprattutto un guerriero, come noi, passa del tempo con un oggetto, con un’arma, la usa per allenarsi, per combattere..
ARIMA: Per diventare più forte ed accrescere il suo potere.
AYAME: Avviene che in quest’oggetto avvenga una specie di transfert, con il nostro inconscio. Insomma.. Sentiamo la sua voce.
ROY: Cioè, tu senti la voce della tua spada?
ARIMA: Esattamente. E questo capita ai guerrieri di un certo livello con le loro armi principali, compagne di mille battaglie e può accadere con qualsiasi oggetto: una spada, una lancia, un’arco o persino con oggetti di vita quotidiana come.. Chessò una forchetta per un cuoco, o la penna per uno scrittore.
Questa condizione però si rivela per lo più nei combattenti, perché spesso, è solo con la tensione emotiva che provi in battaglia, quando la tua vita viene messa in pericolo che la tua anima si sincronizza meglio con l’arma.
ROY: State scherzando vero?
AYAME: No, questa prima parte ti permette di conoscere il nome della tua spada. Successivamente, con l’aumentare della tua forza ed esperienza essa ti rivelerà un comando, da recitare per evocare lo Shikai.
ROY: Non.. ecco.. E con lo Shikai che succede?
ARIMA: La forza sprigionata dall’unione delle anime di spada e spadaccino aumenta la propria potenza, inoltre solitamente la spada cambia forma.
ROY: Cambia forma? Non ci posso credere!
I due compagni lo guardarono stupiti.
Era davvero così grave che non sapesse tutto ciò?
ROY: Ci dev’essere una spiegazione. Metallo automodellante, qualche congengno nascosto. Come può cambiare forma.. Solo seguendo la nostra volontà?
AYAME: Ne hai di cose da imparare.
ARIMA: E’ il potere dell’evoluzione.
ROY: Cioè?
AYAME: Visto?
ARIMA: Uff! Nemmeno questo sai? Mettiti comodo, ti racconterò uno storia.
RINA: Yu-Uh! - fece raggomitolando le gambe sul sedile - Una storia, una storia! Rina è felice!
ARIMA: Roy, se ti dicessi ‘tanto tempo fa’, quanto indietro pensi io stia parlando?
ROY: Un centinaio d’anni?
ARIMA: Ok. Allora diciamo che tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto tempo fa, quando l’uomo era appena entrato in quella che noi chiamiamo “prima età moderna” il mondo per noi umani non era bello come adesso: fame, guerre, carestie, odio, corruzione ed altre brutte cose così.
RINA: Oh, no! - fece mordicchiandosi il tessuto della canotta.
ARIMA: Dal nulla, un giorno al centro di una grande metropoli apparvero 7 creature mostruose. Esse avevano per lo più un aspetto simile a quello degli animali. Alcune volavano, altre camminavano.
Erano gigantesche. Colossali creature mostruose apparse senza che nessuno se ne accorgesse in questa gigantesca città, Niù York. Gli abitanti della città si allarmarono e chiamarono l’esercito per combattere questi mostri.
Essi però sembravano imbattibili. Non attaccavano e si limitavano a subire gli attacchi delle armi di noi umani senza però subire alcun danno.
Le creature d’un tratto si rivelarono e dissero di essere giunte da una dimensione a noi sconosciuta e che per molto tempo avevano vissuto all’interno dei corpi di 7 umani permettendo ai loro corpi di adattarsi alla nostra atmosfera e dando loro la possibilità di assumere la forma che li contraddistingue.
Non avevano nomi, così la gente diede loro dei nomi per indicarli, i quali spesso erano assocciati all’animale ai quali assomigliavano.
Essi erano venuti in pace, per portare il dono dell’evoluzione a noi essere umani.
ROY: Ma di preciso, cos’è questa ‘evoluzione‘?
AYAME: La facoltà di controllare ed utilizzare il completo potenziale del nostro cervello.
ARIMA: Era stato calcolato che all’epoca gli essere umani potessero usare solo il 10% del loro potenziale. Ora anche i più comuni degli essere umani possono utilizzare ben il 30% delle nostro vere potenzialità. E tutto questo grazie a quei sette, che portarono pace, saggezza ed un nuovo miracoloso potere all’umanità, che iniziò a venerarli come divinità.
Degl’insegnamenti di queste sette divinità possiamo fare un riassunto in due semplici parole: evoluzione, che come ti ho spiegato è la nostra capacità di controllare il nostro potenziale che si manifesta in infiniti modi, e la ‘parola’ che col passare del tempo ha finito col diventare la religione mondiale.
RINA: Cos’è la ‘parola’?
AYAME: E’ un credo, una regola di vita.
ROY: Ed in cosa consiste?
Arima sorrise.
ARIMA: Credo si possa riassumere perfettamente in quello che stiamo facendo ora?
RINA: Viaggiare in trenobus?
ARIMA: No, sciocca! La parola è avere un sogno, crederci e lottare con tutte le tue forze perché questo sogno si avveri. E’ avere una convinzione, è avere dentro di sé il coraggio e la forza di esporla, portarla avanti e farla accettare dagli altri, senza costrizioni, ma con volontà. E’ il mantenere un impegno o una promessa, è il credere in qualcuno anche quando la tua testa ti urla di non farlo. E’.. crederci, qualunque cosa tu faccia.
Rina era rimasta a bocca aperta.
Ayame osservava soddisfatta, non si aspettava una così bella lezione da parte di Arima.
Roy era serio.
Quella notte, quando tutti dormivano, Roy colpì con un leggero colpo il compagno, destandolo.
ARIMA: Che c’è?
ROY: Ci ho pensato su.. Per quella storia della parola. Se il mio sogno è diventare Archknight, ma è anche il tuo come possiamo fare? Insomma.. io lo so che tu sei più forte di me.
ARIMA: Allora perché il tuo sogno non diventa quello di superarmi? Così, anche se io diventassi Archknight, cosa che farò, almeno saprei di poter contare su di te, come mio sostituto.
ROY: Sarebbe - fece appoggiando la testa al sedile e rilassandosi - fantastico.
Solo allora notò che Arima stava scrivendo qualcosa, controllando spesso il piccolo schermo del suo Democon ed componendo qualche parola che rileggeva attentamente.
ROY: Controlli l’itinerario di viaggio?
ARIMA: No, sto decidendo un titolo.
ROY: Oh, scrivi qualcosa?
ARIMA: No, ma dopo questa missione sono sicuro si concluderà la nostra prima saga insieme e devo trovargli un nome, un titolo. Sono successe tante di quelle cose..
ROY: Una.. Saga?
ARIMA: Si, oppure capitolo, arco narrattivo, come preferisci! “Saga di Arima e Roy”, “Saga dalla prima missione”, “Saga dell‘accademia”, tu cosa preferisci?
ROY: Non capisco, credi che questa sia come una specie di storia?
ARIMA: Una specie.
Roy ri-appoggiò il capo al sedile, passò qualche minuto di silenzio mentre Arima compose un nuovo titolo, le lesse, girò lo schermo sottosopra, lo ri-lesse, fece un pausa per vedere se gli piaceva veramente.
Dopo qualche secondo, aggiunse.
ROY: Ma quanto hai raccontato prima, è veramente successo?
ARIMA: Certo.
ROY: Ed ora dove sono le 7 divinità?
ARIMA: Rimasero nel nostro mondo solo qualche centinaio d’anni, aiutando l’uomo a migliorare e progredire in ogni campo. Tuttavia un giorno, scoppiò una feroce guerra tra di loro e si formarono due coalizioni.
Nessuno degli uomini seppe mai il perché di quella feroce battaglia, 3 da una parte decisi a porre fine all’umanità, 4 dall’altra impegnati a proteggerci. La battaglia durò a lungo e l’intero pianeta rischiò di collassare per i danni dovuti alle battaglie delle gigantesche creature. Nazioni distrutte, oceani vaporizzati, il clima sconvolto. Tutto quello che l’uomo finalmente aveva iniziato a migliorare distrutto dalla furiosa lotta. Un giorno apparve un uomo, colui che tra tutti gli essere umani aveva raggiunto il più alto controllo del potere dell’evoluzione, chiamato Eremita dei 7 elementi.
Egli usò la prima tecnica mai concepita per strappare l’anima dai corpi di tutte le creature, annichilendo i loro corpi e rinchiudendo i loro spirito dentro di sé. Tuttavia l’enorme potere dei 7 in un solo corpo fù impossibile da contenere e l’eremità morì. E gli spiriti si dispersero per il mondo, tutti pensavano che fosse finita. Il mondo si riprese dalle ferite, male e bene si scontrarono ancora e più di una volta l’umanità stessa rischiò di annichilirsi da sola.
ROY: E poi?
ARIMA: Beh.. Col passare del tempo, il potere dell’evoluzione iniziò a manifestarsi nell’uomo e si generarono le prime abilità come la telecinesi, la rigenerazione o la lettura del pensiero. Al giorno d’oggi sono cose comuni per noi, ma all’epoca erano viste con spavento. Eravamo cambiati. L’evoluzione aveva mutato i nostri stessi corpi. Eravamo diventati più robusti, resistenti, il nostro corpo si era modificato ed adattato a resistere con più facilità a danni come le emorragie o le fratture. La nostra pelle si era fatta più spessa e resistente. Si capì ad un tratto che avrebbe sortito più effetti un colpo di spada la cui potenza poteva essere modulata da un combattente che un pallottola, sparata contro qualcuno la cui pelle non poteva più essere attraversata. Poi sbucarono i primi poteri speciali, o abilità innate, alcune di essere erano possedute solo da alcune famiglie o gruppi. Alla fine, sbucarono.. I Portatori.
ROY: P-portatori?
ARIMA: Le anime dei sette dei vagarono nel cielo dopo essere uscite dal corpo dell’eremita e s’impossesarono di altri 7 corpi, di 7 umani ignari. Alla loro morte, prendevano semplicemente un altro corpo. Una persona che porta dentro di sé lo spirito di uno di queste creature è chiamata ‘Portatore’.
ROY: Chiaro.
ARIMA: All’inizio, molte di queste persone nemmeno si resero conto di cosa avevano dentro. Generazioni portatori sono morte senza sapere dell’immenso potere nascosto dentro di loro. Poi, lentamente, le anime di queste bestie iniziarono a farsi sentire, a comunicare con loro a cedere loro parte del loro potere. Tuttavia, la gente non aveva dimenticato cos’era accaduto loro e mise in atto una feroce rappresaglia dividendo in due gruppi gli spiriti: La tigre, la tartaruga, la fenice ed il drago azzuro furono chiamati “Sacri” ed i loro portatori venerati come dei in terra; il soldato, il serpente ed il drago del sole marchiati col nome di “Bestie” e perseguitati per le loro colpe passate.
ROY: Punirono le persone che ospitavano i loro spiriti?
ARIMA: Si. Purtroppo quando un portatore muore lo spirito della bestia lascia quel corpo se non viene sigillato si metterà in cerca di un nuovo ospite. Ed il ciclo continua.
ROY: Questa umanità.. È davvero cambiata, rispetto quella di allora?
La mattina dopo, i ragazzi arrivarono nel Paese del Sole, la regione nella quale si trovava la casa per bambini alla quale erano stati assegnati.
Non troppo riposati dalla scomodità del viaggio in trenobus, furono quasi rianimati dalla fresca brezza che accarezzava i loro corpi.
Il paese, o quello che avrebbe dovuto essere il paese, era composto per lo più qualche sparso edificio, con annesso qualche negozio ai piani inferiori.
ROY: Questo posto mi è familiare.
I ragazzi poco dopo raggiunsero il luogo dove erano attesi.
Aveva piovuto da poco e vi era molto fango a terra.
Alcuni ragazzino stavano giocando nel giardino.
Il giardino era tale dato che si distingueva dal resto della vegetazione a causa di una staccionata di legno.
I quattro varcarono la soglia, quando Roy rimase indietro.
RINA: Che succede?
ROY: Quanto amaro.. Sa essere il destino.
Stavano per replicare, quando una palla di fango colpì in volto Roy.
La poltiglia scivolò dalla sua guancia a terra, facendo sanguinare il suo labbro.
Il gruppo di bambini si avvicinò ridendo ad alta voce, alcuni ragazzi più grandi si fecero avanti con fare spavaldo.
LORRON: Bentornato a casa, Roy.
______________________________NOTE_________________________________
1. Il trenobus è una specie di treno che corre a qualche metro dal terreno, sfruttando un sistema propulsivo pulito, mantenendosi stabile a mezz’aria secondo un sistema denominato “dei binari ipotetici”.
In pratica corre appoggiato ad un macchinario che gli permetteva di seguire un ipotetico tracciato, non presente però nella nostra realtà.
2. In questo capitolo si parla per la prima volta di Shikai, che è un elemento di Bleach. Ho voluto riportarlo nella mia storia perchè mi piaceva l'idea di un mondo futuristico in cui i guerrieri combattevano con armi simili e le evolvevano secondo i canoni che abbiamo visto nel manga di Tite Kubo.
3. Le 7 divinità sono tratti da due diversi manga/anime a loro volta tratti da diverse leggende e mitologie.Smettila di sviluppare il tuo personaggio!
ARIMA: Ma che caz..
ROY: ..
LORRON: Non si saluta?
THOMAS: Eh? Nemmeno un ‘ciao’?
ROY: Ciao tutti - disse dirigendosi verso l’edificio - Seguitemi.
I tre lo seguirono, ma non riuscirono a raggiungerlo perché circondato dai ragazzini che tempestavano Roy di domando più o meno imbarazzanti.
“Che ci fai qui?”
“Ti sei arreso? Eh, ti sei arreso?”
“In quanti ti hanno picchiato, li all‘accademia?”
“Secondo me non ci sei nemmeno arrivato, hai solo fatto finta”
“No, dai.. È venuto con i ragazzi che avevamo mandato a chiamare. Almeno quello l‘ha fatto davvero”.
Il clima non era dei migliori.
La tensione era palpabile.
Roy entrò dentro per primo, si pulì la faccia ed entrò nell’atrio dell’orfanatrofio.
Lo stesso dal quale se n’era andato, fuggendo, poco tempo fa.
Una vecchia donna, la direttrice come lo vide gli si avvicinò, domandandogli cosa ci facesse in quel posto.
ROY: Questi sono i miei compagni. Aoyama Ayame, Tenchi Arima e Rina. Ci ha mandato l’accademia di N’donwatan in seguito alla vostra richiesta di manodopera.
DIRETRICE: Si, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti col rivestimento esterno della parte est e sud, che sono danneggiate. Questione di due, tre giorni al massimo, di lavoro.
Per un istante si guardarono in silenzio.
DIRETTRICE: Non credevo saresti venuto te.
ROY: Nemmeno io - rispose serio - Dovrò tornare nella mia stanza?
DIRETRICE: Solo se lo vorrai, abbiamo altrimenti una stanza per voi.
ROY: Me la mostri.
I ragazzi sistemarono le loro cose, poco dopo fu ora di pranzo.
I ragazzi, una volta presi i loro vassoi col cibo si sedettero nei primi posti liberi che trovarono, accanto ad altri ragazzi.
Roy non era con loro.
Arrivò solo in un secondo momento, dopo essere stato a colloquio con la direttrice.
GIANGI: Ed ecco il nostro grande eroe - fece vedendolo entrare - Prende il suo pranzo a va a sedersi in un angolo.
Roy prese il suo vassoio col cibo e si sedette in fondo ad una panca rivolta alla parete, praticamente da solo.
ARIMA: Adesso mi sente - fece alzandosi.
Due ragazzi risero.
Altri guardarono, quasi in attesa, Arima avvicinarsi a passo spedito a Roy.
ARIMA: EHI! EHI! EHI! Mi spieghi cosa sta facendo qui?
Scoppiò una risata per lo più generale.
“Nemmeno dai suoi compagni si fa rispettare” esclamò qualcuno.
ROY: Triste, eh?
ARIMA: Smettila di fare così! Che succede? Che ci fai qui?
ROY: Mangio - fece appoggiando la mano alla parete - ho sempre trovato questo posto un po’ troppo freddo per i miei gusti così da quando ho memoria mangio in questo posto vicino alla parete, dove passano i tubi del riscaldamento.
L’espressione di Arima cambiò di colpo.
Appoggiò la mano alla parete.
Si sarebbe aspettato di trovarla tiepida, ma era calda invece.
Si sedette, mettendosi comodo.
In effetti c’era un bel tepore.
Anzi, non si stava per niente male.
ROY: Si stà bene, no? - fece sorridendo.
ARIMA: Così.. tu vivevi qui?
ROY: Da quando avevo 7 anni. Prima.. Non ho ricordi.
ARIMA: E queste persone?
ROY: Fin da piccolo non sono mai stto bravo a socializzare. Ero timido, m’impappinavo parlando, a volte ero scontroso. In realtà non sapevo cosa fare e come comportami. Eh - misse in bocca un pezzo di pane - a dirla tutta, non lo so nemmeno ora.
ARIMA: Ma che stai dicendo? - fece riempiendosi la bocca.
ROY: Guarda la realtà in faccia, Arima - e bevette un sorso da un bicchiere - Se non fosse stato per te, l’accademia sarebbe una nuova versione di questo posto ed io sarei stato pestato a sangue da Benji, probabilmente più di una volta.
ARIMA: Roy.. noi..non ti consideriamo così.
ROY: Dici? Allora, perché Henry non è venuto con noi? Perché Ayame non mi considera ed ha occhi solo per te? Non pretendo di essere il centro del suo mondo, ma così, io mi sento.. un peso.
ARIMA: BASTAAA!!! - esclamò colpendolo e gettandolo a terra - Questo.. non lo devi dire mai più.
Negli occhi di Roy per un momento scattò l’ira, poi si puli la bocca ed il torace dai resti di cibo e fissò Arima col labbro tremolante dalla rabbia.
ROY: Non tutti possiamo essere come te Arima. E non è nemmeno detto che io voglia esserlo! Tu rendi tutto facile, ma io non voglio copiarti per avere un trattamento migliore - esclamò alzandosi e dirigendosi alla porta - Io me lo voglio guadagnare, lo voglio meritare cazzo!
Ed uscì.
Sulla faccia di Arima apparve un sorriso.
ARIMA: Allora.. Ce lo avevi il coraggio, dopo tutto.
Fuori, nel cortile.
C’era una specie d’impalcatura sul lato posteriore dell’istituto.
Roy vi era seduto sopra.
Per un attimo l’implacatura vibrò.
Arrivata alla fine della scala la faccia di Ayame sbucò fuori.
Roy la vide e si voltò verso il danno dell’edificio senza dire nulla.
Ayame si sedette di fianco a lui, mise la mano all’interno del kimono e ne estrasse una scatola da pranzo, avvolta in un fazzoletto.
AYAME: La direttrice ha visto che non hai finito il pranzo - e glielo porse.
Lui sciolse il nodo e guardò dentro alla scatola, pane e formaggio.
Non male, pensò.
AYAME: Come.. Come va? - disse, poi volse lo sguardo altrove, dissimulando l’imbarazzo - Non dev’essere stato bello ritornare q..
ROY: Hai sentito cosa ci siamo detti io ed Arima?
AYAME: Sì.
ROY: Lo sospettavo. Sai, mi chiedo se questa merenda sia dovuta al naturale istinto materno della direttrice ed alla sua vocazione a prendersi cura di noi, o se sia un gesto d’interessamento forzato, dovuto alle buone maniere e perché in fondo prendersi cura di noi ragazzi è il suo lavoro?
AYAME: Non ti seguo..
ROY: Secondo te lo fa perché vuole farlo, o perché è un suo dovere farlo? - quindi voltò il volto verso di lei che lo fissava, avvicinando sempre di più il suo viso, serio e cupo verso quello di lei - Tu cosa ne pensi?
AYAME: Non ne ho idea.
ROY: Non hai capito - e mise in bocca un pezzo di pane - Fa niente. Già che sei qui aiutami. Una ditta edile ha riparato il danno interno ora c’è bisogno solo di una buona muratura. Poteva occuparsene direttamente la ditta edile, ma il denaro è quello che è, ed assoldare noi per questa missione si è rivelato più economico.
AYAME: Va bene. Spiegami cosa devo fare.
ROY: Ehm.. Mentre lavoriamo.. Mi parleresti un po’ di te? Io… vorrei conoscerti meglio.
Nel refettorio.
ARIMA: SGOOOT!!! - emise Arima - Aaah! Bella mangiata.
RINA: Ci credo, hai spazzolato anche la roba lasciata da Roy. Sicuro di non voler mangiare anche quella caduta per terra?
ARIMA: Naaah, non ho più fame ora.
La direttrice dell’istituto raggiunse i due, prendendo la parola.
DIRETTRICE: Ora che ha finito il suo pasto la prego di raggiungere i suoi compagni. Ora le mostrerò un piccolo magazzino dove teniamo il necessario per il rifinimento del lavoro di muratura. Nel frattempo la sua amica potrà giocare con gli altri ragazzini, se lo desidera.
Rina scosse la testa.
Quando Arima si fù alzato, lei lo seguì silenziosamente, con le mani dietro la schiena.
Tornando all’esterno.
ROY: Attenta! - fece togliendo un piccolo di pezzo di cemento dalla guancia di Ayame, lasciandole il segno del dito - Ops! Mi sa che ho solo peggiorato le cose!
AYAME: Fa niente - rispose pulendosi un po’ con la manica.
ROY: Così tuo padre era uno spadaccino?
AYAME: Sì, ma non so altro. Una volta rimasta incinta, ha abbandonato me e mia madre. Di lui so solo che era uno spadaccino da quattro soldi e che aveva i capelli neri come i miei. Nessuno nella vecchia città dove vivevo con mia madre mi ha saputo dire altro.
ROY: E tua madre?
AYAME: Non ne parla. Lo odia. E fa bene.
ROY: Ed è per questa che tu sei diventata una spadaccina?
AYAME: Credo, si possa dire così. Io diventerò una grande spadaccina, supererò il suo livello, diventerò forte ed il mio nome sarà rinomato in tutti i 4 settori! Così, quando mio padre vedrà chi ha abbondonato, gli verrà di sicuro un colpo e si pentirà di averci lasciate sole.
Per un attimo l’impalcatura tremò di nuovo.
ARIMA: EHI! EHI EHI! Smettetela di sviluppare i vostri personaggi!
AYAME: Eh?
ROY: Lascialo perdere. E’ convinto che siamo tutti i personaggi di una sua storia.
ARIMA: Venite giù, aiutatemi con il materiale.
Tornato a terra con Roy, Arima aprì un grosso sacco di calce, mentre Rina portava dei barattoli di vernice con dei pennelli.
ARIMA: Però! - esclamò guardando verso l’alto da dove si trovava Ayame fino a terra - E’ un bello spacco! Che cosa può essere successo?
ROY: Credo di saperlo - disse salendo la scala portando il secchio con il cemento e lasciandolo al livello inferiore dell’impalcatura rispetto a dove si trovava prima.
ARIMA: Cioè?
Roy non rispose, si guardò in giro.
Sull’altro lato della casa i ragazzi stavano giocando con un pallone.
Rimontato sulla scala con un balzo che fece tremare tutta l’impalcatura.
ROY: Zan! Zan! - fece chiamando uno dei ragazzi.
Come quello si fù girato, gli fece cenno di avvicinarsi.
ZAN: Ohi, Roy! Come butta?
ROY: Potrebbe andare meglio - disse tornando verso l’impalcatura e prendendo la via della scala - Vieni.
Fece quindi cenno anche ad Arima di seguirlo.
Quando tutti e 4 furono in cima all’impalcatura, vennero fatte le presentazioni.
ROY: Chi è stato a danneggiare così l’edificio?
ZAN: Un incidente.
ROY: Ah sì?
ZAN: ..
ROY: Oppure è stato Sauron?
ARIMA&AYAME: Sauron?
VALERIO: Sì. E’ stato lui.
ROY: Lo sapevo.
ARIMA: Chi è questo Sauron?
ROY: E’ un tipo del posto, un criminale locale. Nulla in confronto ai grandi criminali. Vive di furti, rapine ai viandanti, attacchi a qualche mezzo poco protetto di passaggio. Tuttavia è un tipo forte. O meglio, per noi del posto.
ZAN: Già. Ben due volte abbiamo provato a chiamare la polizia, ma lui li ha sempre uccisi. Conosce il posto molto bene e questo gli dà un vantaggio con cui metto tutti sotto scacco.
ARIMA: Uao.. Che tipo.
ROY: Un altro su punto di vantaggio è dato dal numero dei suoi complici.
AYAME: Sono tanti?
ZAN: Sì ed è tutta gente come noi, ragazzi.
ROY: Lui li recluta e li usa per le sue azioni criminali, promettendo loro parte del bottino o altro. Sfrutta le loro debolezze per farli passare dalla sua parte. Alcuni muoiono.
ZAN: Come il povero Carlito..
ROY: A proposito! Non ho visto Valerio in giro.
Silenzio.
ZAN: Valerio se n’è andato. Ci ha lasciati per unirsi al gruppo di Sauron.
ROY: Non ci credo! - esclamò - Dopo che Sauron ha causato la morte di suo fratello?
ZAN: E’ successo una settimana fa, dopo la visita di Sauron. Lui ha parlato con la direttrice. Lei ha fatto di tutto per non farci sapere cosa sia successo, ma noi lo sappiamo. Sauron pensa di sfruttare noi ragazzi dell’istituto per i suoi affari. I maschi come suoi manovali ed aiutanti, le femmine come puttane oppure come infiltrate, nelle case dei loro genitori adottivi.
AYAME: Ma è terribile!
ZAN: La direttrice lo ha mandato al diavolo e lui ha colpito l’edificio, causando questo. Ed ora, teniamo che tornerà.
ROY: Nonostante tutto, Valerio si è unito a lui.
ZAN: Noi, noi temiano l’abbia fatto per vendicarsi! Ma non ha alcuna speranza contro di lui! E se l’abbiamo capito noi ci arriverà anche Sauron.
ARIMA: Andiamo a prenderlo! - disse.
ZAN: Come scusa?
AYAME: Non sono d’accordo.
ROY: Non lo so.. Sauron è forte. Io, io non potrei farcela. E forse nemmeno tu.
AYAME: No, no e poi no. Siamo solo in tre, Roy ha iniziato da poco il suo addestramento e non abbiamo alcuna informazione sul nemico. Rischiamo solo di farci del male, o peggio.
ZAN: Esatto, datele retta! - esclamò imboccando la scala - Roy, sono contento che tu sia andato all’accademia, ma sappiamo benissimo entrambi cosa possa fare Sauron e cosa possa fare tu.
Detto questo salutò i tre ragazzi e prese a scendere dalla scala.
AYAME: Arima, no!
ARIMA: Cosa?
AYAME: Lo sai benissimo! Non puoi andare da quel tipo! Rimarremo qui, porteremo a termine la nostra missione, quindi una volta tornari all’accademia faremo rapporto e loro manderanno qualcuno a pensare a questo Sauron.
ARIMA: Ma hai sentito cosa ha detto?
ROY: Manderanno qualcuno che sia capace di non farsi fregare, non temere. L’accademia è piena di tipi in gamba.
ARIMA: Uff! Almeno andiamo a dare un occhiata!
AYAME: Ma sei fuori? Non ci pensare nemmeno!
ARIMA: Oh, avanti! Capisci cosa intendo dire! Andiamo, lo spiamo, prendiamo informazioni su di lui, così quando torniamo indietro all’accademia avranno dei dati su cui lavorare.
ROY: Non è stupida come idea però..
AYAME: No, non posso lasciarvelo fare. E’ troppo pericoloso e poi sono sicuro che una volta lì, ti andrà il sangue alla testa e caricherai come un toro.
ARIMA: Oh, andiamo! Quando mai ho fatto una cosa del genere?
ROY: Arima, ti conosciamo da 15 giorni oppure l’hai fatto così tante volte che diventato normale per noi.
La scala vibrò.
RINA: Ti renderebbe più tranquilla se andassi con loro?
Aveva ascoltato tutto?
ROY: Non se ne parla. Sei troppo indifesa perché possiamo pensare a proteggere te e noi.
RINA: Appunto - fece inginocchiandosi davanti a Roy - Se non siete nemmeno capaci di badare a voi un altro peso come il mio sarà di sicuro un incentivo per tenere questo qua - fece battendo la mano sulla testa di Arima - al guinzaglio, non credete?
ARIMA: E brava questa bambina! - fece carezzandole la testa.
Ayame sbuffò un paio di volte.
Guardò Arima, poi Rina, di nuovo Arima.
Poi Roy.
AYAME: Lo farà lo stesso, anche se gli dico di no. Allora è meglio che tu vada con loro Rina.
RINA: Yeeeh! - esclamò battendo le mani con un solo schiocco.
Durante la strada, i tre ragazzi non trovarono molte persone in giro.
Roy conduceva, Arima stava dietro e Rina trotterellava vicino ai due.
ARIMA: Perché non sei voluta rimanere con i bambini all’istituto?
RINA: A Rina non piace come quelle persone hanno trattato Roy e perciò Rina non vuole avere nulla a che fare con loro.
I due si fermarono a guardarla, lei si avvicinò sorridendo stringendo il braccio di Roy.
RINA: Rina non crede che Roy su meriti di essere trattato così.
Dopo qualche minuti i tre giunsero ad una curva, dopo di essa un vecchio albergo trasformato dall’uomo nel suo covo.
Roy nascosto da un edificio, diede un’occhiata.
ROY: Merda!
ARIMA: Cosa?
ROY: E’ pieno.
ARIMA: In che senso?
ROY: Pieno di ragazzi, anche loro devono vivere qui insieme a Sauron. Questo non ci renderà le cose facili.
RINA: Quanti saranno?
Lui la fissò per un momento, poi sporse di nuovo il capo.
Davanti all’entrata dell’albergo vi era una ragazza, magra, capelli castano chiari che le arrivavano quasi alle spalle, aveva addosso solo un top ed una mini-gonna nera, sulle gambe calze a rete.
Se ne stava seduta, fumandosi una sigaretta.
Vicino a lei, un tipo sulla ventina.
Anche lui castano con una giacca scura addosso e dei lunghi capelli.
Altre tre, forse quattro persone vicino a lui.
ROY: Non lo so, qui ne vedo cinque o sei, ma saranno una ventina in totale da quanto ricordo.
SECCO: 19 - fece una voce.
I tre si girarono e videro tre tizi che li stavano guardando.
ARIMA: Ahi! Brutto affare.
SPADA: Zitto coglione! - esclamò afferrando Arima per il colletto e gettandolo a terra.
Preventivamente Roy spostò Rina mettendosi davanti ai tre, venendo spinto a terra insieme al compagno.
PATATA: Ehi ragazzi! Venite a vedere chi abbiamo trovato! - esclamò un tizio pelato.
I ragazzi fuori dalla porta si avvicinarono, chiamando gli altri dall’interno.
19, tra ragazzi e ragazze circondarono i tre.
Roy si guardò intorno.
ROY: Valerio!
VALERIO: Roy! Che ci fai qui?
ARIMA: Eravamo venuti per incontrare Sauron.
PATATA: Beh non c’è, quindi levatevi dalla palle! - fece calciando per terra gettando un po’ di polvere in faccia ad Arima.
Una volta rialzatisi, i tre fuggirono via.
Quando furono distanti, una gross figura si stagliò dalla porta.
Camminò a passo lento con i suoi scarponi nero-laccato verso i ragazzi, appoggiando la mano sulla spalla di Valerio.
SAURON: Tu, sei il nuovo no?
Lui rispose con un cenno.
Fino a quel pomeriggio era stato via per affari.
Ma ora era tornato e si era trovato il fratello di uno che aveva fatto uccidere che voleva entrare nella sua banda.
SAURON: Quel ragazzo. Lo conoscevi?
VALERIO: Ehm.. Si. E’ Roy. Era partito un po’ di tempo fa, voleva andare all’accademia.
SAURON: Accademia, eh? Quindi anche l’altro tipo e la ragazzina venivano da li.
VALERIO: Non lo. Quel ragazzo non è un tipo da prendere sul serio. Se ne stava sempre in disparte, non parlava con nessuno, cagava sempre il cazzo. Potrebbe..
SAURON: Va bene. Andiamo dentro - e richiamò i ragazzi dentro verso un tavolo - mi hai dato ottime credenziali per te. Tieni!
E gli lanciò un oggetto che il ragazzo afferrò al volo.
Era un’arma, una pistola che lanciava impulsi paralizzanti.
VALERIO: Per.. me?
SAURON: Certo. Ora sei dei nostri. Punti, fai fuoco, un onda blu paralizza l’essere vivente che colpisce per qualche ora. Quando hai bloccato tutti i nemici, puoi fargli quello che ti pare - spiegò voltandogli le spalle e trafficando con un oggetto avvolto da un panno.
Il ragazzo fissò la pistola per qualche interminabile istante, poi la impugnò sollevando il braccio mirando alla schiena di Sauron.
VALERIO: Hai ucciso mio fratello.
Tutti rimasero in silenzio e immobili.
Solo Sauron continuò con il suo lavoro come se nulla fosse.
Il ragazzo quindi abbassò l’arma e prese una scala per il piano di sopra.
JIM: Che stai facendo capo? - disse avvicinandosi.
SAURON: Un regalo per quella puttana dell’istituto.
Quella sera, dopo cena Roy, Arima ed Ayame discutevano sul da farsi.
AYAME: Sono contenta che tu non abbia dato di matto.
ARIMA: E come potevo darti questo dispiacere?
ROY: La situazione è alquanto complessa. Spero solo che quel tipo non venga a farci visita mentre siamo ancora qui, la loro superiorità numerica è troppo schiacciante.
AYAME: Coraggio - fece alzandosi sbadigliando - resteremo qui ancora due giorni, poi torneremo all’accademia a fare rapporto.
ARIMA: Però tu resti preoccupato. Posso capirti, in fondo tu hai vissuto qui più di noi.
I due si alzarono per dirigersi anch’essi nella loro stanza.
ARIMA: Oh, quasi dimenticavo! - fece battendosi la mano sulla fronte e tornando verso la cucina, per prendersi uno spuntino notturno.
Di colpo la casa tremò quasi come per un terremoto ed una folata di aria calda mista a polvere incandescente invase il corridoio.
Non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che capì immediatamente cosa fosse successo.
Una bomba.
La parete della cucina era sventrata, ma il sistema anti-incendio era attivo e stava per spegnere i fuocherelli.
Dov’era Arima?
Roy vide un cumulo di detriti muoversi, due ragazzi lo raggiunsero e spostarono alcuni calcinacci.
Sotto l’asse di una delle tavole si trovava il povero ragazzo che era riuscito ad usarla come protezione, lasciando però scoperti i piedi ed il braccio destro che era rimasto ustionato.
ROY: ARIMA! Stai bene?
ARIMA: Coff! Certo! - fece tossendo.
Come Arima fu tirato fuori e medicato, Roy scomparve dall’edificio.
Percorrere la strada che aveva fatto poche ore prima fu uno scherzo, nonostante il buio.
Arrivato davanti all’hotel trovò i tre bulli di prima che stavano per dirgli qualcosa, ma lui li ignorò entrando nell’edificio.
ROY: SAURON!!!
Lui, lo aspettava li davanti, pronto ad accoglierlo insieme ai suoi ragazzi.
Circordato.
Senza via di scampo.
ROY: Non sono qui per combattere. Voglio.. Far parte della banda.
______________________________NOTE_________________________________
1. “Sgot” è l’onomatopea di un rutto. Il fatto che sia prolungato ed in maiuscolo dovrebbe rendere l’idea della potenza e durata.
2. “Smettetela di sviluppare i vostri personaggi” è una citazione da Yu-Gi-Oh! The Abridges Series
3. Questo cattivo si chiama Sauron, come il cattivo de “Il Signore degli Anelli”.
Entrambi i personaggi hanno un rilevanza nella trama pari a -2.
4. Carlito e Valerio sono 2 miei contatti di msn.
5. Secco, Spada e Patata sono i tre bulli de “I simpson”.Roy! Affronta il tradimento
Questa volta non ci fu silenzio.
I ragazzi mormoravano tra loro.
Un ragazzo mandato dall’accademia che voleva unirsi a loro?
Sospetta.
La cosa era decisamente sospetta.
Sauron lo guardò con uno sguardo sicuro e sorrise.
Quindi scoppiò io una fragorosa risata alzandosi in piedi.
Era alto.
E grosso.
Quando era piccolo e lo incontrava, Roy era soggiogato dalla mntagna di malvagità che si trovava davanti.
Oggi, ora, dopo 8 anni non era cambiato nulla.
SAURON: Bene, bene - fece battendo la mano sulla spalla di Roy - Valerio, è questo il tuo amico che viene dall’accademia?
VALERIO: Ti ho già detto tutto prima, boss.
SAURON: Si, lo ricordo. Sai, ragazzo - disse rivolto a Roy - trovo strano che un ragazzo proveniente dall’accademia, qualunque essa sia, così magicamente decide di passare ‘dall’altra parte’, senza che sotto ci sia un qualcosa sotto.
ROY: In effetti c’è.
Il mormorio s’arresto di colpo, per diventare un forte brusio.
SAURON: Oh - esclamò allargando il suo finto sorriso e stringendo la presa.
ROY: Soldi. Non ho il denaro necessario per pagarmi la retta dell’accademia, almeno non quella da dove provengo.
Di scatto il gigantesco uomo mollò un ceffone con la sinstra al ragazzo che volò a terra tra gli altri.
SAURON: Che scusa patetica.. Per una spia!
ROY: Spia? Io? - fece mettendosi in piedi - Se ti fidi cosi tanto di Valerio chiedigli quanto tempo sono rimasto all’orfanatrofio e quando all’accademia!
SAURON: Uh?
VALERIO: Da quando aveva 7 anni. Ha lasciato l’istituto appena due mesi fa.
KLARA: Non può aver fatto in tempo ad essersi allenato!
RICKY: Già.. Mi ricordo di lui.. - fece un altro intromettendosi - Tra viaggio ed altro non avrà passato neanche un mese in quel posto.
VALERIO: Ammesso che ci sia arrivato!
Questa volta Sauron lo squadrò seriamente.
SAURON: Ok, sei dentro. Ora andate a dormire, domani sarà una lunga giornata.
Quella notte, Roy venle messo in una stanza con altri due ragazzi più piccoli.
Chissà da dove venivano.
Arima stava bene, ma Ayame aveva contattato qualche rinforzo che sarebbe arrivato entro domani.
Certo che quel posto non aveva nulla a che fare col suo letto all’accademia.
Ad un tratto sorrise.
L’essere stato inutile per tutti quegli anni gli era stato utile ad infiltrarsi.
D’un tratto un rumore.
Roy si voltò in direzione della porta, ma rimanendo stesso, fingendo di dormire.
La porta di aprì rivelando una sagona scura.
ROY: Valerio.
La sagoma gli fece cenno di avvicinarsi.
Si alzò e lo raggiunse.
Come la porta si fu chiusa il ragazzo si agitò sussurrando:
VALERIO: Roy! Che ci fai qui? Per l’amor del cielo che ti è passato per la testa di venire qui?
ROY: Potrei farti la stessa domanda, se non fosse che conosco già la risposta. Quanto a me.. È vero, sarei vissuto molto meglio all’accademia, ma prima non mentivo. Non posso permettermelo, non ho una tale quantità di denaro.
VALERIO: Tu.. Tu stai sicuramente bluffando! Non puoi fare sul serio.
ROY: Se lo dici tu - e fece per avvicinarsi alla porta.
VALERIO: Domani Sauron ti metterà alla prova!
Questo le fece fermare.
VALERIO: Ma chi voglio prendere in giro? Lui CI metterà alla prova, anche io sono nuovo e lui.. Sa perfettamente perché mi trovo qui.
ROY: Cosa succederà domani?
VALERIO: Sauron.. Ha un piano.. Andare all’istituto, prendere qualche ostaggio e poi convincere la direttrice a cedergli tutto quanto.
ROY: !
VALERIO: Così.. L’orfanatrofio diverrà la nostra nuova base e tutti i ragazzi che vi abitano saranno a sua dispozione.
Una volta lì, sono sicuro che ci metterà in prima fila, specialmente te. Dovremmo liberarci dei ragazzi mandati dall’accademia per prima cosa e poi occuparci della direttrice.
ROY: E se ci tirassimo indietro?
VALERIO: Ci ucciderà come ha fatto con Carlito. Anche se quei tre sono forti, noi siamo molti di più, può farcela anche senza di noi.
ROY: Beh, noi non ci tireremo indietro - fece voltandosi e tornando nella sua stanza.
Il ragazzo era rimasto fuori, stupito dal comportamente di Roy.
Roy invece era tornato a stendersi sulla sua branda con la faccia orientata verso la porta, per continuare a tenerla d’occhio.
Roy non conosceva la vera forza di Arima, che tra l’altro era rimasto ferito nello scoppio della bomba.
Rina non aveva nessun potere o nessuna abilità combattiva.
Restava solo Ayame, ma se era stata sconfitta da Arima, sarebbe riuscità a tener testa a 20 ragazzi?
E soprattutto avrebbe potuto resistere a Sauron?
Da che parte stava Valerio?
Roy era sicuro che si fosse unito a Sauron solo per vendicare suo fratello, ma sapeva anche come l’animo umano è volubile e quanto la promessa di denaro facile potesse far pendere l’ago della propria bilancia interiore dalla parte sbagliata.
Sperava di tutto cuore che la sua recita notturna sarebbe riuscita a convincere Valerio, nel caso lui facesse il doppio-gioco o se avesse comunque voluto sfruttare questa conversazione come altra prova per guadagnarsi la fiducia di Sauron.
Forse, lui stesso l’indomani avrebbe dovuto sfruttare la cosa, per guadagnare posizioni.
Qualunque fosse stata la parte da cui il compagni si era schierato, se veramente domani avessero attaccato l’istituto, domani avrebbero risolto tutti i misteri.
In un modo o nell’altro.
La mattina seguente si svegliò verso le 10 e 30.
La stanza era vuota, scese al pian terreno dopo aver controllato silenziosamente tutte le altre stanze.
In una aveva trovato due ragazze ancora addormentate.
Le altre erano vuote.
Un ragazzo lo chiamò ‘nuovo arrivato’ e gli disse di venire a mangiare qualcosa.
Lui si guardò intorno, non vide Sauron.
Disse che non aveva fame.
Gli dissero che sarebbe stata una giornata pesante se non avesse mangiato nulla.
Si sedette e prese a mangiare.
ROY: Cosa ci aspetta oggi?
KLARA: Eh, eh! - rise la stessa ragazza della sera prima, seduta di fianco a lui - Oggi tu e l’altro nuovo verrete messi alla prova!
ROY: Alla prova dici? - fece distrattamente.
SECCO: Oggi ci prenderemo la testa della direttrice - disse avvicinandosi al tavolo e facendo correre il polliceda un lato all’altro del collo - E voi sarete li, in prima fila.
ROY: Cos’è. Una specie di prova d’iniziazione?
RICKY: No, stronzo. E’ prendere due piccioni con una fava! Ci prenderemo l’orfanatrofio e pure le vostre teste, se siete dei traditori.
Si alzò, dicendo che non avevano nulla temere.
Chiese di poter uscire, ma gli fu negato.
Non voleva e non poteva mettersi a discutere con loro.
Un gruppo di ragazzi stava davanti ad uno schermo televisivo, seguendo un programma della mattina.
Si sedette li anche lui.
Altri arrivarono da fuori ed altri scesero dal piano superiore.
Roy li guardò una alla volta, esaminandoli.
Non era in grado di giudicare quanto potessero fare basandosi sul solo aspetto, ma circa otto di loro lo impensierirono.
Solo Ayame poteva tenerli a bada?
E Sauron? Avrebbe potuto batterlo?
Dopo circa 3 ore si sentì un tonfo sordo all’entrata.
Sauron, accompagnato da due ragazzi sulla ventina, entrò nell’albergo.
In mano teneva due gigantesche asce di metallo scuro.
ROY: Ma.. Sono enormi?
SPADA: Già - rispose uno dei ragazzi - La due asce di Sauron possono tranciare un albero a metà con un solo colpo.
SAURON: Oppure.. Un uomo - rispose lanciando un sorriso malefico al ragazzo e ruotando il manico di legno delle due asce, così che vedesse che le lame erano sporche di sangue.
ROY: Di chi è? - rispose Roy perdendo la sua compostezza.
SAURON: Tranquillo.. È dei rinforzi chiamati dai tuoi amici. Per i tuoi amici.. Ce ne occuperemo presto.
Questa volta era scosso.
Aveva fatto il possibile per dissimulare disinteresse nei confronti dei suoi compagni, ma questa volta si era lasciato sopraffare.
Maledizione!
Il tempo di un pasto per il gigantesco brigante e poi, venne il momento.
I ragazzi vennero armati, ricevettero un’arma, un bastone con dei chiodi, un coltello e presero la strada per l’istituto.
Giunti a circa cento metri di distanza, Sauron prese una deviazione.
Non più la strada principale, ma un sentiero attraverso la boscaglia.
Avrebbe solo allungato il giro, e sarebbero stati avvistabili dalla casa, ma sarebbe arrivati alle loro spalle, all’altezza del refettorio.
Un luogo ideale dove tenere tutti sottocontrollo.
Naturalmente questo non sfuggì ad Ayame, che osservava i loro movimenti, nascosta dietro ad una tenda all’ultimo piano.
AYAME: Arrivano.
ARIMA: Roy è con loro?
AYAME: Sì.
ARIMA: Ottimo! - fece levandosi la fasciatura dal braccio - Che idea stupida quella d’infiltrarsi nel nemico! Avrebbe potuto pianificarla meglio questa cosa.
AYAME: Ma non eri ferito?
ARIMA: Beh? Sono guarito!
AYAME: Mi hai chiesto d’imboccarti perché ti faceva male la bruciatura al braccio! - esclamò digrignando i denti.
ARIMA: Ho mentito - ed uscì dalla porta.
AYAME: Quanto ti odio..
Una volta davanti alla porta della cucina la porta venne loro incontro.
DIRETTRICE: Siete sicuri di quello che state facendo?
AYAME: Non si preoccupi. Lei si occupi solo di tenere nascosti Rina ed i ragazzi più piccoli.
ZAN: Ed in quanto a noi? - esclamò apparendo dalla porta.
ARIMA: Voi ci servite per tenere occupati i ragazzi della banda finchè noi non pensiamo al pezzo grosso.
DIRETTRICE: Ma.. Cosa farete con Roy?
LORRON: Già! Quel coglione se n’è andato dritto dritto tra le braccia di Sauron!
THOMAS: Ci ha abbandonati alla prima difficoltà!
ARIMA: EHI! EHI! EHI! Non dite nemmeno una cosa del genere! Roy.. Non ci abbandonerebbe mai.
La porta della cucina si piegò con tonfo sordo, col secondo venne aperta in due con un colpo d’ascia.
Una volta scardinata la porta e gettata a terra, Sauron seguito da due ragazzi adulti, Valerio, una ragazza, Roy e poi da tutti gli altri entrarono nel refettorio.
SAURON: Ah, ah-ah! Ci stavate aspettando?
AYAME: Non abbiamo visto arrivare i rinforzi, così ci siamo tenuti pronti.
SAURON: Ma che brava! - fece mentre i ragazzi si disponevano davanti a lui come scudo - Direttrice, da oggi questo posto diventa mio.
Attivazione! Berserk Mode!
I due schieramenti erano l’uno contro l’altro.
Arima ed Ayame in prima fila, nelle retroguardie la direttrice ed alcuni ragazzi più grandi.
Dall’altro lato Roy, Valerio altri giovani ed infine Sauron.
Con un cenno del capo Sauron comunicò ai ragazzi di aprire le ostilità.
Due di loro alzarono le loro armi puntando verso i due giovani davanti a loro.
Non fecero in tempo a prendere la mira che Ayame si era già gettata verso di loro, a spada sguainata.
Con un solo colpò tagliò in due la prima arma, lanciandosi verso il secondo che nel frattempo stava puntando verso di lei la mira.
Data l’inclinazione non ebbe scelta che colpire all’avambraccio.
La lama della sua spada non ebbe alcuna esistazione a lacerare carne ed osso tagliandogli via il braccio che impugnava il fucile.
Uno schizzo di sangue scuro partì fuori dal braccio del ragazzo che non se ne rese nemmeno conto, ma Ayame veloce come il fulmine saltò di lato evitando di rimanere sporcata.
SAURON: Prendeteli! - e lanciò altri ragazzi all’attacco.
Anche Roy si gettò nella mischia.
La tensione era alta, decise di puntare verso di Arima per evitare che, fraintendendo, Ayame gli facesse saltare la testa.
Ma fu la stessa spadaccina a porglisi di fronte, con uno sguardo carico di odio.
In un attimo, Roy perse di vista il braccio di Ayame tanto lo aveva colpito velocemente.
Avvertendo il colpo al petto, cade a terra.
Due ragazzi si avventaromo contro di Arima, lui li respinse colpendoli col palmo della mani all’altezza del costato.
Quelli volarono in aria, sputando una grossa quantità di sangue dalla bocca e cadendo a terra tramortiti.
Mentre questo avveniva però un sostanzioso gruppo di nemici sorpassò Arima, diretto nelle altre stanze, dove si trovavano Rina e gli altri.
AYAME: Arima! Non farteli scappare!
SAURON: Eh, eh! - fece prendendo anche lui quelal direzione - Due contro venti sarà sempre una mossa in favore dei venti, anche se quei due vengono dall’accademia.
Due ragazzi stavano trattenendo Arima, ma lui li lanciò con forza in aria, fino a sbatterli contro il soffito.
ARIMA: Vado! - esclamò prendendo la porta.
SAURON: Dove credi di..
CLICK!
Il rumore di un grilletto che scattava.
Dietro di lui, Valerio, con l’arma puntata alla sua schiena.
Suonava a vuoto.
SAURON: E’ scarica - esclamò mentre il suo sorriso diveniva cosi grande da mostrare tutti i denti.
Alzando la pesante ascia destra vibrò un colpo che spaccò in due il torace del ragazzo.
Almeno due litri di sangue uscirono dalla ferita ed un altro litro sgorgò fuori dalla sua bocca mentre si accasciava a terra con gli occhi spenti.
DIRETTRICE: Valerio!
Altri due ragazzi uscirono dalla porta.
AYAME: Maledizione! - esclamò colpendo una ragazzo con la punta della spada e stendendolo - Roy! Va ad aiutare Arima!
Per un momento non si mosse.
Poi di colpo Roy si alzò, guardò Ayame ed uscì.
SAURON: L’hai colpito con il retro della spada. Ma che furbetta - disse alzando le due asce e puntandogliele contro.
AYAME: Uno contro uno.
Lanciatasi frontalmente contro del nemico, Ayame si gettò alla carica.
L’uomo ne approffittò per vibrare un fendente dalla destra all’altezza della coscia, se l’avesse prese come minimo le sarebbe partita una gamba.
E poi sarebbe morta dissanguata nel giro di qualche minuto.
Tuttavia Ayame non era tipa da cadere in una simile trappola ed evitò il colpo saltando in aria ed atterrando sopra il piatto della gigantesca ascia.
Questo Sauron non se lo aspettava e lei sfruttò quell’istante per sferrare un calcio al suo petto, rilanciandosi all’indietro e riguadagnando terreno.
SAURON: Pizzica.
AYAME: Solamente? Ho trasferito parte del mio mantra nel piede, cercavo di farti avere uno shock.
SAURON: Scusa dolcezza, sono troppo forte per queste cose - e sollevò le asce calandole con forza sopra di lei.
La ragazza usò la lama per evitare che impattassero su di lei, lasciandole scivolare verso il basso, evitando il colpo nuovamente lanciandosi al contrattacco tagliando il petto del suo avversario.
SAURON: Tutto qui? - domandò.
Nell’altra stanza, la cosa era degenerata in un’immensa scazzottata tutti contro Arima.
Inutile dire quanto la cosa lo rendesse felice.
I tre bulli del giorno prima, Secco, Spada e Patata, lo stavano caricando, aggiungendosi alla mischia quando una mano sulla loro spalla li fermò.
Roy abbattè uno di loro con un pugno, facendolo andare al tappeto.
ARIMA: Era ora!
ROY: Scusa il ritardo Arima.
ARIMA: La tua idea è stata davvero idiota, lo sai?
Roy non fece in tempo a rispondere che uno dei due rimasti lo bloccò, fermandogli le braccia mentre l’altro prese a prenderlo a pugni alla bocca dello stomaco.
Per un attimo la vista gli si offuscò, poi fece di tutto per mettere in atto gli allenamenti fisici fatti e con una piccola ricorsa e la forza dei suoi addominali fece una specie di salto all’indietro, arrivando sulla parete usando la per spingere il ragazzo verso il compagno.
SECCO: Ehi! Così non vale!
ROY: Io dico di sì! - e gli diede un pugno.
L’altro rispose facendolo sbattere alla parete.
ARIMA: Alla mascella! Mira alla mascella!
La sua vista era ancora un po’ confusa, tuttavia Roy riuscì a colpire il suo bersaglio mandando il nemico KO.
Dietro però l’aspettava un altro.
Con la coda dell’occhio osservò Arima.
Ogni colpo, ogni pugno, ogni calcio andava a segno.
E dopo aver colpito l’avversario crollava a terra.
Sentendosi abbastanza sicuro di poterci riuscire, Roy si gettò a terra, tenendosi solo con il braccio destro e lanciando un calcio al collo del suo sfidante.
Tuttavia questi riuscì a bloccarlo ed a gettarlo a terra, colpendolo con un paio di pedate ai reni.
Nell’altra stanza Ayame era in una fase di stallo.
Era riuscita a schivare tutti gli attacchi nemici e di portare segno alcuni dei suoi, tuttavia a causa della possente muscolatura del nemico i danni risultavano notevolmente ridotti.
“Dannazione!” si trovò a pensare, alla ricerca di un’idea efficace per fermarlo “Non posso cercare di distruggere le sue asce, non so se Sakura possa tagliarle, inoltre se mi concentrò troppo su di una, l‘altra rimane libera di colpirmi”.
“Non ho altra scelta, catturarlo al momento risulta difficile” pensò evitando un altro attacco “Dovrò staccargli le braccia!”.
Detto questo scattò all’indietro verso la parete.
L’uomo polverizzò il tavolo dove si trovava nel tentativo di colpirla.
Lei saltò sulla parete, camminandoci sopra e lanciando un fendete verso il suo braccio destro.
La lama lo colpì lacerando la pelle, tuttavia non riuscì nell’intento di staccargli il braccio.
SAURON: EHI! Mi hai fatto male!
AYAME: Dannazione! Ho fallito l’attacco! - esclamò proseguendo sulla parete fino ad un angolo per poi tornare a terra - Devo fare sul serio!
Ora, entrambe le mani impugnavano il manico di Sakura.
AYAME: KENDO! - urlò lanciata alla massima velocità verso di lui.
Anche questa volta lui la fece arretrare con un fendente con l’ascia, ma per evitare che lei la sfruttasse come base d’appoggio colpì apposta l’aria un metro sopra di lei.
Ricaduta a terra, Ayame si ritrovò un taglio alla spalla.
Era finita in ginocchio, ma stringeva ancora la spada con entrambe le mani, sfruttandone il massimo potere.
SAURON: Muori! - fece tirando un fendente contro di lei.
Nell’altra stanza, solo tre nemici rimasti.
ARIMA: Posso lasciarteli?
ROY: Farò del mio meglio, corri da Ayame!
ZAN: Non ti preoccupare! - esclamò sbucando da una scala e saltando addosso ad uno di loro - Ci siamo anche noi.
Lui fece un cenno ed imboccò il corridoio per tornare nel refettorio.
Ayame era li in ginocchio, il volto pallido, tremava.
Specialmente le sue mani, tremavano incontrollabili stringendo il manico della spada.
Sul suo petto una linea rosso-sangue segno del taglio, la lama della sua spada a terra.
SAURON: Ed ora? - esclamò sollenvando le due asce in aria, pronto a calarle.
Le due mannaie calarono inesorabili a staccare le braccia alla ragazza.
Come un lampo Arima si calò tra i due afferrando a mani nude le due lame.
SAURON: Ma come? Non può essere! Anche se fossi riuscito a fermare il mio colpo di si sarebbero dovuto staccare le braccia!
I rivoli di sangue iniziarono a colare giù dalle mani di Arima su tutto il suo corpo.
L’uno cercava con tutta la sua forza di abbassare le mannaie, l’altro di bloccarle.
La contesa era in parità.
ARIMA: Hai.. Spezzato la sua spada!
SAURON: Gnh! Gnnh! - fece sforzandosi a più non posso di riprendere il controllo delle sue armi - Lasciale.. Andare!
Nella speranza di aumentare le sue chance di bloccare l’arma Arima iniziò a puntare le dita sul metallo delle scuri, sforzandosi a più non posso di far penetrare le sue dita dentro di essa, digrignando i denti e dando il suo massimo.
I muscoli del torace e delle braccia si gonfiarono prima per lo sforzo, poi in maniere del tutto spropositata.
ARIMA: Hai distrutto la sua spada portandole via una parte della sua anima - urlò mentre i suoi occhi s’iniettavano di sangue - Non ti perdonerò per questo!
Ed in un attimo avvenne la trasformazione.
ARIMA: Come hai potuto privarla della sua arma? E’ una parte importantissima di lei. Come hai potuto.. Portare via LA SUA INNOCENZA?!?
I suoi capelli persero completamente il colore scuro che aveva appena avuto diventando biondi e mossi mentre le sue dita perforavano il metallo, anche grazie a lunghi ed affilati unghioni da animale.
Aumentando la presa Arima prese il controllo delle due asce.
Una sottile e semi-invisibile aura dorata lo pervase.
SAURON: Non ci credo! - esclamò poco prima di finire al tappeto per un calcio di Arima.
Riaprendo le mani, lasciò cadere le due gigantesche scuri.
Non vi erano più ferite alle sue mani.
Fissandolo con fare furioso Arima sollevò il braccio destro ruotando il polso.
Lui lo guardò carico di rabbia e gli si scagliò contro.
ARIMA: Elemento Fuoco - Nova Splendente!
La sua mano ed il suo avambraccio finirono come in fiamme.
Con tutta la sua forza Arima colpì Sauron con un pugno di fuoco così potente che incendiò l’aria circostante dando fuoco al malcapitato mezzo tramortito a terra.
Anche questa volta, il sistema anti-incendio scattò immediatamente.
I capelli, le unghi e le braccia tornarono normali.
ARIMA: Scusa, non volevo vedessi questo - disse inginocchiandosi davanti ad Ayame e prendendo le sue mani tra le sue - La ripareremo, vedrai.
Primo capitolo, concluso.
________________________NOTE___________________________
1. Il “Kendo” è la stessa Tecnica/Power Up che usa Zaraki Kenpachi per uccidere Nnoitora Jiruga.
Nulla a che vedere con la disciplina orientale, in termini stretti.SOLO PER CURIOSITA', VORREI SAPERE SE QUALCUNO LEGGE QUELLO CHE SCRIVO.
PERCHE' IN QUEL CASO MI PIACEREBBE CHE LASCIASSE UN COMMENTO, SIA DI GRADIMENTO CHE NON, UN QUALCOSA PER FARMI UN'IDEA SE QUELLO CHE SCRIVO PIACE O MENO.
GRAZIE.