ARCHKNIGHT, La serie che darà un altro significato alla parola

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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 5/1/2010, 03:42     +1   -1




INTRODUZIONE GENERALE



Questa è una storia fatta di tante storie, alcune conosciute, altre no.
Dato che questa storia non punta in alto (anche se sarebbe bello) ho deciso di giocarmela con una narrazione completamente di mia creazione ma con diversi spunti, più su fatti e personaggi che a livello di trama, simili a manga, film o anime.
L’originalità di questi tempi è una cosa che considero rara ed io non sono un professionista, ma se ho un talento è quello di poter far mia un’idea, adattarla ai miei gusti ed alle mie esigenze e migliorarla.
Non è il primo racconto che scrivo e non sarà nemmeno l’ultimo quindi penso di aver ormai trovato il mio stile ed anche un certo pubblico, tuttavia faccio questo discorso un po’ come un’avvertenza: se andrete avanti a leggere la mia storia, troverete sicuramente qualcosa di già visto o già sentito, ma che io lo prendo e lo uso intrecciandolo alla trama.
Grandi ispiratori per “Archknight” sono stati sicuramente l’anime Tengen Toppa Gurren Lagann in primis ed il Manga Bleach di Tite Kubo.
Per quanto riguarda la storia in sé, dato che dai primi capitoli non sarà facile capirlo, si svolge in un lontano e futuristico futuro, così lontano che il mondo come lo conosciamo noi sarà cambiato rendendo la forma dell’intero pianeta differente da quella dei giorni nostri.
L’uomo, dopo aver passato momenti alti e bassi, abita ancora sul pianeta colonizzato solo in parte con l’ausilio di gigantesche città dalla capacità di miliardi di persone, ma condensate in giganteschi impianti che crescono in verticale.
Le rimanenti zone sono lasciate “selvagge” o popolate da un infinito numeri di piccoli villaggi, paesi e cittadine dove sembra quasi che la tecnologia futura non sia mai arrivata e dove differenti stili di vita s‘incrociano.
L’uomo vive in pace, in un mondo che a volte pare ribollire, perché dove c’è troppa luce è li che l’ombra è più fitta.
Vi lascio alla lettura, spero vi piaccia.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 5/1/2010, 14:14     +1   -1




Hai il coraggio di chiamarti ‘un uomo’?



Accadde un dì, quel dì, il quarto dall’inizio del suo viaggio.
Si trovava davanti ad una gigantesca cascata, stava riposando sotto un albero, facendo uno spuntino con un panino ed una bibita presi al distributore alla base della cascata.
Una volta, da piccolo, aveva visto come costruivano quei distributori: impiantavano il macchinario e sotto veniva posto il germoglio di un albero speciale che crescendo inglobava la macchina nel suo corpo dando l’impressione che i vari scaffali refrigerati che contenavo cibo uscissero davvero dal ventre dell’albero.
Questa faceva una certa scena, inoltre era più difficile scassinare la macchinetta e rubarne il contenuto.
Un leggero venticello cominciò ad accarezzare la sua testa e le sue braccia, rilassandolo e spingendolo a fare una piccola pennichella.
Tuttavia sapeva di dover restare sveglio, tra poco meno di un’ora sarebbe passato il traghetto che lo avrebbe condotto alla centro abitato più vicino e da lì avrebbe raggiunto una delle tante accademie della regione.
La posizione che si era scelto poi era ottima: poteva starsene comodamente seduto a finire la sua bibita in lattina tenendo sotto controllo lo zatterone galleggiante semi-ancorato al suolo che faceva da fermata per il traghetto.
Mentre si augurava che il viaggio fino all’accademia non gli costasse altri soldi, la sua attenzione venne pian piano catturata da un rumore in lontanza, un grido.
Sembrava, no proveniva sicuramente dalla cima della cascata ed era come in avvicinamento, nonostante il frastuono si percepiva distintamente qualcuno urlare.
Quindi, osservando la cima della cascata, vide un grosso barile di legno sbucare dal nulla e finire giù dallo strapiombo, finendo nel bacino sottostante dove si riversava l’acqua che cadeva, andando in frantumi.
Incuriosito, appoggiò la bibita ad una radice e si diresse verso la riva, per controllare i resti dal barile.
Una figura scura, sotto la superficie dell’acqua si diresse rapidamente dal centro del bacino fino alla riva, sbucando fuori all’improvviso.
ARIMA: STROOOOOOOONZI!!!! - esclamò un giovane ragazzo uscendo dall’acqua - Cazzo, se li ripesco quei dannati che mi hanno chiuso in quel barile… oh, ciao!
ROY: C-ciao.
I due ragazzi si squadrarono minuziosamente a vicenda.
Arima aveva 16 anni, i capelli neri leggermente lunghi sui lati e sulla fronte, era senza maglietta e poteva vantarsi di mostrare un fisico nonostante la giovane età, curato ed allenato.
Roy ne aveva 15, i capelli castono scuro corti.
Nonostante non avesse un fisico pari a quello del ragazzo di fronte a lui, reggeva il confronto, sia come statura che come aspetto.
ARIMA: Che dici? Mi fai uscire? - disse facendo notare di essere ancora in acqua - Io mi chiamo Arima, Arima Tenchi.
ROY: Io sono Roy - fece porgendogli la mano, stringendola ed aiutandolo ad uscire.
ARIMA: Roy e basta?
ROY: Roy e basta.
ARIMA: Quindi sei orfano? - fece scuotendosi l’acqua di dosso come un cane.
ROY: Già - fece indietreggiando - Che ti è successo?
ARIMA: Oh, storia buffa - rispose strizzandosi i calzoni - Ero in viaggio da qualche giorno, ma sai ero da solo, avevo ancora due, forse tre giorni di cammino, per farla breve mi annoiavo; Così, quando mi vedo sulla strada questo gruppo di viandanti diretti chissa dove mi dico ‘Arima! Hai trovato compagnia’.
ROY: Eh, davvero una bella compagnia se ti hanno rinchiuso li dentro! - ridacchiò sorseggiando un sorso di bibita.
ARIMA: Naaah! Sono stati i briganti a farmi questo brutto scherzo.
ROY: Coff! Briganti? Ci sono briganti da queste parti?
ARIMA: Eh-eh, e dove non ce ne sono? Ma comuni furfanti, mica criminali di chissà quale rango. Insomma arrivano questi briganti decisi a derubarci, così io mi metto a combatterli mentre i tizi che stavano con me vanno avanti, ma che ci vuoi fare, sarà perché loro erano di più, sarà perché mi hanno preso alla spalle, ma mi hanno chiuso dentro a quel dannato barile e… beh il resto lo sai - concluse con un sorrisone stendendosi sull’erba.
Roy lo fissava intimorito, ma anche ammirato.
ARIMA: E tu? Che fai qui?
ROY: Beh, grazie al mio senso dell’orientamento bacato mi sono perso, ora sto aspettando il battello fluviale, che mi riporti in città.
ARIMA: Capisco. Dove sei diretto?
ROY: Mah… dove mi porterà il destino, suppongo. Sto cercando di raggiungere l’accademia per iscrivermici.
Neanche il tempo di finire la frase che Arima s’era alzato di scatto, mettendo le sue mani sulle spalle di Roy e fulminandolo con uno sguardo denso di significati.
ARIMA: Anche io… anch’io mi stavo dirigendo all’accademia. Roy, perché ci vuoi andare?
ROY: Beh… ho uno scopo, una specie di sogno…
ARIMA: Anch’io ho un sogno da realizzare. Roy! Dimmi il tuo sogno!
Lui lo fissò con lo sguardo smarrito, intimorito dal modo di fare di lui.
ROY: Io… io voglio diventare Archknight!
Quella parole ebbero l’effetto di una scarica che percorse in lungo ed in largo il corpo di Arima che con un fremito abbassò il capo.
ARIMA: Roy… anche io voglio andare l’accademia ed un giorno voglio diventare ArchKnight! Io e te - esclamò alzando il capo con uno sguardo carico di entusiasmo e voglia di lottare che rinvigorì anche Roy - condividiamo lo stesso sogno! Diventiamo compagni di viaggio e rendiamo il nostro, un viaggio epico!
ROY: D-dici sul serio?
ARIMA: Un vero uomo non mentirebbe, ne scherzerebbe mai su di un argomento così importante come l’epico viaggio che si accinge a svolgere per realizzare il suo sogno! - fece afferrando Roy per le spalle e facendolo alzare in piedi - Roy, andiamo!
E detto questo si diresse spedito verso un sentiero, per poi bloccarsi con la gamba ancora a mezz’aria.
ARIMA: Ehm… - fece grattandosi il capo - …da che parte?
Scoppiando in una fragorosa risata Roy raccolse la sua roba.
Il ghiaccio ormai era stato rotto.
ROY: Neanche tu sai dove andare eh?
ARIMA: E’ che… avevo una specie di carta… nel… mio bagaglio. Ma non ho più il bagaglio!
ROY: Intanto tieni - fece passandogli un indumento dalla sua sacca - Copriti. Tanto per cominciare, prendiamo il battello. Tra poco dovrebbe essere qui, poi raggiungiamo una città e quindi seguiamo la prossima indicazione.
Il battello giunse di li a poco, fece una rapida manovra girandosi nel bacino della cascata per poi attraccare al piccolo ormeggio galleggiante dove si trovavano i due che salirono sopra.
ARIMA: Appena recuperato il mio bagaglio ti ripago il biglietto.
ROY: Lo spero, purtroppo le mie finanze non sono illimitate e…
ARIMA: Non dire altro! Un vero uomo ripaga sempre i suoi debiti, soprattutto se contratti coi propri compagni.
Roy si perse nel fissare fuori dal finestrino il paesaggio, sembrava quasi ipnotizzato, ma poi se ne venne fuori con una domanda.
ROY: Cosa ci aspetta all’accademia?
ARIMA: Cosa ci aspetta? - fece scattando in piedi, attirando l’attenzione di tutti i passeggeri - L’avventura ci aspetta! Prove che solo i veri uomini posso superare con il ribollire del sangue nelle vene! La fama! La gloria!
ROY: …
ARIMA: Beh… più precisamente - fece ritornando a sedersi - Un bel po’ di duro lavoro. Come certo saprai, prima di poter diventare Archknight bisogno superare le 10 Prove della Confluenza, ma non sono certo prove che si possono sperare di superare così, senza un minimo di preparazione. Bisognerà sudare ed impegnarsi.
ROY: Proprio quello che volevo sentirmi dire - fece sorridendo - Mi chiedo se ne sarò in grado.
L’espressione felice di Arima mutò in un istante, divenendo un grigno di rabbia.
In poco meno di un attimo alzò il pugno colpendo con violenza Roy alla mascella, facendolo letteralmente volare via dal sedile.
Il ragazzo lo fissò con uno sguardo intimorito, ma più che altro in attesa di conoscere il perché del suo gesto.
ARIMA: ROY! HAI IL CORAGGIO DI CHIAMARTI UOMO? I veri uomini non si arrendono mai! Lottano fino allo stremo! Scalano montagne e dirupi a mani nude! E mai, mai e poi mai si fanno prendere dal dubbio e dall’incertezza.
ROY: Arima io…
ARIMA: Non voglio sentirlo! - esclamò per poi calmarsi e porgergli la mano per farlo rialzare - Roy, noi abbiamo lo stesso sogno e siamo compagni di viaggio. Entrambi vogliamo diventare Archknight, la persona che protegge il settore Est e combatte per i più deboli, noi raggiungeremo la nostra meta, non avere dubbi.
Il battello giunse in una città nei quali i due ragazzi decisero di fermarsi.
Dopo essersi informato sulla strada, Arima e Roy riuscirono e ritrovare il percorso che Arima aveva iniziato, nella speranza che il ragazzo potesse ritrovare i suoi bagagli.
Qualche ora dopo, lungo la strada.
ARIMA: Così hai solamente 15 anni? Strano che tu sia solo un anno più piccolo di me.
ROY: La gente tende a darmene di più a causa del mio atteggiamento serio, mi credono più maturo.
ARIMA: Si, ma.. Guarda qui! - fece usando la mano per paragonare le loro altezze - Insomma io ho un anno più di te, ma credo di superarti di appena un centimetro.
ROY: Piuttosto - fece guardandosi intorno - sei sicuro che siamo sulla strada giusta?
ARIMA: Si, questi luoghi mi sono familiari, inoltre tieni conto che circa 10 minuti fa abbiamo passato la riva del fiume quindi…
ROY: …quindi?
Arima si arrestò fissando la cima degli alberi, coprendosi la mano per il riflesso del sole.
ARIMA: Ehi Roy! Vedi niente in cima a quell’albero?
ROY: Sembra… una sacca?
ARIMA: La MIA sacca! Eh, eh! Non credevo di averla lanciata così in alto. Questo significa che siamo sulla strada giusta - esclamò correndo verso l’albero tentando di arrampicarcisi sopra - Aiutami!
ROY: Eccomi - rispose sospirando.
Usando le sue mani come gradino Roy aiutò il compagno a salire sul tronco per poi spingersi anche lui sulla corteccia per aiutare nuovamente l’amico nella scalata.
ROY: Sai Arima, mi stavo chiedendo… tu sei già passato di qui no?
ARIMA: Sì - fece con la lingua fuori, sul lato della bocca, cercando di afferrare la sacca - Te l’ho detto prima no?
ROY: Si, beh… questa è la strada che hai percorso prima no? E’ la stessa dove hai incontrato i briganti no?
ARIMA: Esattamente! - fece prendendo un lembo della sacca e tirando.
ROY: Quindi… - disse mentre un ramo gli cadeva in testa ed Arima recuperava la sua sacca - Qui è dove ti sei scontrato coi briganti, no? Cosa ti fa pensare che siano andati via?
BRIGANTE#4: Già, ce lo chiediamo anche noi!
I due si voltarono di scatto trovandosi 7 briganti grandi e grossi e pure molto incazzati davanti.
ROY: Oh, merda!
ARIMA: Oh, ma chi si rivede! Mi sembrate meno di prima però.
BRIGANTE#6: Spiritoso! Ora te la faremo pagare per averci impedito di derubare quei…
ARIMA: Sentite… - fece appoggiando la sacca alla base dell’albero ed avvicinandosi al bandito.
Senza nessuna paura, Arima era faccia a faccia con brigante sbattendogli il suo volto davanti al muso urlando:
ARIMA: … ve l’ho già detto prima! Io sono Arima Tenchi! Un giorno diventerò Archknight del Settore Est di questo pianeta, non sono un ragazzino qualsiasi! CON CHI CREDETE DI AVERE A CHE FARE?
Quasi come davanti ad uno specchio Arima ed il brigante alzarono il pugno colpendosi a vicenda sul volto.
Mentre il giovane incassò il pugno indietreggiando il bandito finì a terra.
Altri due intanto si avvicinavano furiosi a Roy: uno di loro lo colpì all’avanbraccio con un bastone, ma al secondo colpo il ragazzo fu più svelto afferrando il pezzo di legno e colpendo la mano del brigante per potergli rubare l’arma con la quale colpirlo in testa.
ARIMA: ROYYYY!!! Fagli vedere chi sei! - esclamò quasi impazzito scrollandosi di dosso due briganti mentre un bandito armato di spada si avvicinava minaccioso a Roy.
BRIGANTE#3: Eh, eh! - fece tagliando il bastone che aveva in mano Roy con un colpo.
Il secondo fendente arrivò senza che nemmeno il ragazzo potesse prevederlo e lo colpì al petto, provocandogli una lunga ferita che partiva da poco sotto il capezzolo e scendeva fino al ventre in diagonale.
Realizzando solo dopo di essere stato colpito Roy mise la mano sulla ferita, trovandola piena di sangue e finì a terra.
Il bandito cercò di colpirlo di nuovo con qualche fendente di spada, ma lui indietreggiava convulsamente in preda al terrore.
ARIMA: Roy!!! - urlava disperato mentre i due briganti ancora lo trattenevano.
Ritrovatosi con la schiena contro un albero, impossibilitato a fuggire Roy credette di essere spacciato, quando un paio di frecce si conficcarono nel terreno davanti a lui, facendo indietreggiare il nemico.
Una decina di metri dietro di loro, un terzo giovane, biondo che portavano una camicia azzurra a maniche corte, aveva sparato quelle freccie da una specie di macchinario che portava al braccio.
HENRY: Non abbiate paura! Sono qui per salvarvi!

________________________NOTE__________________________


1. Il cognome di Arima è Tenchi, che significa “Cielo e Terra”.


Andiamo, amici!



Il bandito armato di spada rivolse la sua attenzione verso il giovane con lo strano attrezzo al braccio alzando brandendo l’arma con fare minaccioso.
HENRY: ALT! ALT! Io non lo farei - fece alzando il braccio e puntandolo verso di lui.
Sopraffatto da due banditi e ridotto a terra Arima approffittò del momento di distrazione per rialzarsi, sollevando i due per la cintura dei pantaloni e lanciarli con violenza verso il terzo.
ARIMA: Grazie! - fece rivolto al ragazzo - Ottimo diversivo e ottima arma!
Sorridendo il giovane appoggiò la mano sul congegno faccendo scattare una specie di sicura.
HENRY: Credo sia il caso di disarmarli.
ARIMA: Approvo - fece raccogliendo armi e utensili del gruppo - Tutto bene Roy?
Ma Roy non aveva preso al meglio l’aggressione: pallido e scosso, se ne stava ancora rintanato al tronco dell’albero.
Non aveva nemmeno la forza di rispondere tanto che balbettò qualcosa d’imcomprensibile col labbro tremolante.
ARIMA: ROY! Avanti ragazzo riprenditi! - fece afferrandolo per la maglia, facendolo alzare e scuotendolo.
HENRY: Sai, non vorrei intromettermi, ma se continui a scuoterlo così farai solo peggio.
ARIMA: Dici? - fece mollando la presa facendo crollare a terra il ragazzo - Roy… non diventerai mai Archknight se crolli alla prima difficoltà.
Stava per chinarsi per aiutare l’amico ad alzarsi, quando la mano di Henry gli si posò sulla spalla.
HENRY: Tu… cioè, voi… state andando all’accademia vero?
A quella frase anche Roy sembrò riprendersi dal torpore.
Stavano per dire qualcosa, quando uno dei banditi mosse una gamba.
Prontamente Arima lo rispedì nel mondo dei sogni con un calcio, ma restava il problema di cosa fare di loro.
ARIMA: Dovremmo, chiamare delle guardie, qualcuno che venga a prenderli.
HENRY: Oh! Circa 200 metri più indietro c’è un telefono, se volete vado io.
ARIMA: Ottimo! Io resto qui a controllarli!
HENRY: Ehm… tu forse è meglio che vieni con me. Un po’ d’aria ti farà bene.
Alzandosi, Roy si avviò verso il telefono con Henry.
Pochi metri dopo Henry riprese un grosso zaino da una fossa e se lo carico in spalla.
Dopo la chiamata i due tornarono presso di Arima.
ROY: Non posso crederci…
ARIMA: Già… hai fatto proprio schifo.
ROY: Intendevo, la mia ferita - fece toccandosi il petto.
Aprendo ancora di più il taglio della maglia con fare sicuro ed esperto Arima si mise ad ispezionare la ferita.
ARIMA: Naaaah! - fece tirando una forte pacca al compagno che per poco non lo rovesciò - Non ci vedo niente di grave. Sorridi piuttosto! Presto avrai una bella cicatrice ad ornare il tuo petto.
ROY: Come quello di un vero uomo magari? - disse sospirando.
ARIMA: Esatto! - rispose con un’altra pacca, in senso opposto.
Al che Henry si mise a ridere, ricordando ai due la sua presenza.
HENRY: A proposito, io sono…
ARIMA: Tks! Non c’è bisogno di presentazioni! Sappiamo benissimo chi sei!
HENRY: Ah si?
ROY: Ah si?
ARIMA: Tu sei il nostro nuovo compagno! Io sono Arima Tenchi e lui è Roy, stiamo compiendo il nostro epico viaggio verso la conquista del nostro grande sogno.
ROY: Eh, eh… - disse arrossendo - Proprio così…
HENRY: Io sono Henry, Henry Wallet.
ARIMA: Dì un po’ Henry, anche tu ti stai dirigendo all’accademia, vero?
HENRY: Non proprio - disse mentre i tre riprendevano il cammino - Prima un’altra tappa: la stazione di monitoraggio di Saimei, dove essere sottoposto alla prima delle 10 Prove della Confluenza e poi, l’accademia.
ROY: Oh.
ARIMA: Ma è… GENIALE! Noi pensavamo di recarci direttamente all’accademia, ma facendo tappa in questo posto e superando la prima prova, guadagneremo un sacco di tempo!!! Abbiamo fatto un ottimo acquisto, vero Roy?
ROY: Ottimo - fece bloccando col braccio l’ennesima pacca d’incoraggiamento di Arima.
Il viaggio procedette in pace, i ragazzi attraversarono per parecchi ore la strada sterrata, incocciando solo di rado segni del passaggio dell’uomo come macchinette automatiche, tubazioni che ogni tanto sbucavano dal terreno o indicazioni.
Verso sera, capirono di essere quasi giunti alla loro meta quando ai lati del percorso iniziò un lungo marciapiede di roccia segno dell’avvicinarsi della civiltà.
ROY: Qualcuno ha idea di come sarà questa città?
HENRY: Mi spiace, non ci sono mai stato.
ARIMA: Prà.
HENRY&ROY: ?
ARIMA: Ops, scusate! Vuol dire “no”.
ROY: E dire direttamente “no”? - rispose con lo sguardo perplesso.
Ancora una volta le risate di Henry interruppero i due.
HENRY: Che sagome che siete. E’ da molto che viaggiate insieme?
ROY: Beh…
ARIMA: Da questa mattina alle undici. Mezzogiorno forse, non ci metto la mano sul fuoco.
Henry si bloccò di colpo.
HENRY: Cioè… voi vi siete conosciuti stamattina?
I due annuirono ed insieme entrarono nel complesso di giganteschi edifici sferici che componevano la città.
Secondo le indicazioni di Henry, dovevano trovano l’ospedale.
Roy, che era rimasto molto più silenzioso degli altri durante il viaggio, mise nuovamente la mano sul suo petto, osservando il sangue sulla sua mano.
ROY: Io… ecco… mi stavo domandando… non sarà presto?
HENRY: Sono le sei e venti, tra poco il sole cala.
ROY: No, io… volevo dire… non sarà un po’ presto per sottoporsi alla prima prova? Insomma, avete visto con quei banditi… non credo di essere in grado di sottopormi ad alcuna prova.
Gli altri due compagni di viaggio si fissarono stupiti.
ARIMA: Roy… di preciso cosa sai delle 10 Prove della Confluenza?
ROY: Uh? In che senso?
HENRY: Allegro - fece sorridendo dandogli una normale pacca - La prima prova consinste solamente in una specie di visita medica.
ARIMA: Sì, per determinare se hai il fisico adatto a sottoporti ad allenamenti, battaglie e cose simili. Dovresti essere semi-paralizzato per non superarlo!
ROY: Davvero?! - esclamò mentre il sorriso tornava sul suo volto.
ARIMA: Davvero - ed entrarono in uno degli edifici.
HENRY: Inoltre - aggiunse mentre, all’interna di una stanza divisoria tra interno ed esterno, venivano esaminati e sterilizzati da una specie di fumo - Non credere che in caso contrario, ci saremmo presentati qui così in leggerezza.
ARIMA: MA CHE STAI DICENDO? Io posso superare qualsiasi prova! E dopo che ci saremmo allenati all’accademia diventeremo ancora più forti!
Raggiunta la reception ed esposta la loro richiesta i tre ragazzi vennero divisi e sottoposti ad i vari esami necessari a determinare l’esito della prova.
Verso le otto e mezzo, Henry e Roy avevano già terminato tutto e stavano fuori dalla porta ad attendere che un medico terminasse con Arima.
HENRY: Però che fortunato… a me è toccata la visita con una macchina.
La porta si aprì facendo ed una voce invitò i ragazzi ad entrare.
DOTTORE: … e così ho finito di compilare ed aggiornare la sua cartella. Grazie ai dati forniti dal suo medico ed ai risultati del test posso dichiarare che ha appena superato la prima prova.
Con un sorrisone da 32 denti Arima sollevò il pollice con fare vittorioso verso i due compagni.
HENRY: Medico privato, eh? Beh, me lo dovevo aspettare.
DOTTORE: Se volete per favore passarmi i vostri Democon - fece restituendo ad Arima il suo - sarò lieto di comunicarvi l’esito della visita ed il vostro Rating.
ROY: Rating?
ARIMA: Calma! Poi ti spiego io.
DOTTORE: Henry… Wallet?
HENRY: Sono io - e gli porse il Democon.
Il medico inserì un cavo in una delle varie prese e digitò un tasto sulla tastiera olografica del suo studio.
DOTTORE: Complimenti! Ha superato la prima prova.
ARIMA: Bene.
DOTTORE: Ehm… Roy.
ROY: E-ecco - fece porgendo con mano tremante il dispositivo.
Il medico eseguì la stessa operazione e sorrise.
DOTTORE: Complimenti.
ROY: Ce l’ho fatta!!!
Interrompendo un gigantesco abbraccio di gruppo il dottore comunicò ai ragazzi che potevano trascorrere la notte in una delle stanze della clinica.
DOTTORE: Specialmente da darmi modo di medicare quella brutta ferita al petto ed alla gamba - fece indicando Roy, che non si era nemmeno reso conto del taglio alla caviglia sinistra.
Quella sera, dopo il medicamento ed una rapida cena dalle varie macchinette della clinica, i ragazzi si ritrovarono per la prima volta dopo parecchi giorni a poter dormire su comodi letti.
ROY: Guardatemi! - fece indicandosi il petto - Era solo un taglietto eppure quel medico tra cerotti e bende mi ha ricoperto tutto il corpo - disse ritrovandosi con tutto il torace fasciato e con diversi cerottoni da operazione chirurgica sull’addome.
HENRY: A dire il vero, al contrario di quanto detto da qualcuno, la ferita era profonda ed il bendaggio è solo perché ti hanno spalmato quel gel antibiotico sulla ferita in modo che, fasciato, potessi andare in giro. Insomma…
ARIMA: Ma chi se ne frega! - fece zompandogli addosso interrompendolo - L’importante è che abbiamo superato la prima prova!
Mentre una mano di Henry afferrava il volto di Arima cercando di farlo cadere liberandosi dalla sua presa Roy si ricordo di quanto aveva prima detto il compagno.
ROY: Arima, cos’è il rating?
Lui si bloccò all’istante dando ad Henry la possibilità di liberarsi.
ARIMA: Oh, già. Ci siamo anche dimenticati di controllarlo.
ROY: Ma controllare cosa?
HENRY: Il rating è la classifica mondiale delle persone. Mano a mano che cresci, giri per il mondo in qualche modo ti capiterà di fare qualcosa, no?
ROY: Ehm… suppongo di sì - fece confuso.
HENRY: Ecco. Le azioni di cui ti rendi responsabile, sia direttamente che non, vengono tutte registrate nel sistema mondiale del rating che ti attribuisce un numero, un valore. E col passare del tempo, più ti rendi conosciuto, più ti dai da fare, più il tuo rating si alza.
ARIMA: E’ come il numero di una classifica. Mano a mano che combatti, salvi le persone, impedisci cose brutte e robe simili più la tua posizione in classifica sale.
ROY: Ooohhh!
HENRY: E questa vale anche se compi azioni malvagie.
ROY: Ma… in teoria questo dovrebbe farmi scendere dalal classifica, o no?
ARIMA: Beh, no! Perché comunque, che la tua azione sia malvagia o meno, tu compi comunque un qualcosa che genera conseguenze e che ti porta agli occhi della gente.
HENRY: Ecco vedi? - fece premendo alcuni pulsanti sul democon facendo comparire una numero - Il mio rating è 33.452 significa che nella classifica mondiale io occupo questa posizione.
ROY: Non è male - fece schiacciando distrattamente dei tasti per attivare la stessa funzione sul proprio Democon.
ARIMA: Beh tieni conto che il rating non riguarda tutti gli esser viventi del pianeta, ma solo coloro che partecipano alla prove della confluenza o che si rendono particolarmente noti agli occhi del mondo.
Detto questo estrasse il democon e visualizzò il suo punteggio: 32.899
HENRY: Uao! Molto più alto del mio! E tu Roy?
Una volta trovata la funzione Roy impallidì nel vedere il risultato.
ROY: Oh.
ARIMA: Cosa?
ROY: Il mio rating è 35.002
Silenzio imbarazzato tra i tre.
ARIMA: Che ci vuoi fare… - fece stendendosi sul suo letto - hai avuto un inizio stentato, ma nulla di grave. Roy! Io so che puoi farcela!
A quelle parole Roy si sentì confortato, in parte rincuorato, in parte spaventato.
La strada che aveva scelto era terribilmente in salita e non c’erano scorciatoie, solo fatica e dolore.
Ma aveva scelto quella strada e l’avrebbe percorsa.
ARIMA: D’altronde - disse interrompendo i pensieri dell’amico - Io ed Henry non siamo alla nostra prima schermaglia con dei “nemici”, vero?
Bersagliato dallo sguardo indagatore di Arima, Henry vuotò il sacco.
HENRY: Mi ha beccato, eh? Tanto.. Ve l’avrei detto comunque.
ROY: Cosa?
ARIMA: Che non è la prima volta che combatte e se tanto mi tanto, il suo desiderio di divenire Archknight non è spinto da ambizione, dalla ricerca della fama o da un sogno come noi, ma è per necessita.
Henry abbassò lo sguardo sospirando.
HENRY: Sapete, diventare Archknight non è la mia priorità, anzi, veramente non è nemmeno il mio scopo. Insomma… al mondo ci sono almeno 35.002 persone che vogliono diventare Archknight, ma solo 4 di loro lo diventeranno alla fine. Tutti gli altri durante il cammino per superare le 10 Prove troveranno la loro strada, nel bene o nel male, ma tutti troveranno una cosa, che li accomuna.
ROY: Il potere - disse realizzando dove stava andando a parare.
HENRY: Esattamente. Proseguendo per questa strada diventerrò più forte, più potente. Così potrò tornare a casa ed aiutare gli abitanti del mio villaggio dalle orde di banditi che ci saccheggiano e ci depredano.
ARIMA: Ammirevole intento.
ROY: Ma perché non chiedere l’intervento di qualcun altro?
HENRY: Beh… è un discorso lungo da fare.
ARIMA: E se è un discorso lungo di certo non ci ruberà altre preziose ore di sonno! Domani, o quando ti sentirai di dircelo, ce lo dirai.
ROY: Mi sta bene! Henry, l’itinerario di domani?
HENRY: E’ pronto. Possiamo riposarci.
Così ognuno sul suo letto i ragazzi si preparono a dormire.
ARIMA: Sai cosa Henry?
HENRY: Dimmi.
ARIMA: Mi piace il fatto che tu abbia un arma. Sicuramente aumenta il tuo potere, credo che anche noi dovremmo procurarcene una. Mmmh… una spada… si, sarà una spada la mia arma. Che ne dici, Roy?
ROY: zzzzz….
Arima sorrise ed augurò la buonanotte ad Henry, quindi venne il silenzio.
Il mattino seguente, di buon ora i ragazzi, più intontiti dal sonno che mai, ripresero le loro armi e bagagli diretti verso l’accademia.

___________________________NOTE______________________________


1. Il titolo è tratto da un episodi di Tengen Toppa.
2. Il democon è un dispositivo portatile che ogni persona possiede, contiene le informazioni personali del proprietario ed ha diverse funzioni: carta d‘identità, tessera sanitaria, portafogli e portadocumenti.
Nei modelli più avanzati è possibile implementarne le funzioni tra cui: palmare, lettore musicale, dispositivo di cattura audio e video, telefono cellulare-satellitare e molto altro ancora.
Praticamente indistruttibile è anche ignifugo e resistente alla pressione dell‘acqua, all‘eccessivo caldo o freddo.
3. Il cognome di Henry è Wallet. Anche un mio amico si chiamava così.
4. Nonostante Arima, Roy ed Henry stiano in fondo al rating, al 35.000° posto non significa che ci siano solo 35.000 persone nel mondo. Le persone non presenti nel rating sono semplici persone comuni che vivono la loro vita tranquillamente.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 6/1/2010, 01:19     +1   -1




L’arrivo alla accademia! Incontro alla fonte termale

L’alba.
Il sole sorge ancora una volta.
I ragazzi stavano ronfando saporitamente nei loro sacchi a pelo in una piccola radura ai lati della strada.
Sicuramente il loro giaciglio non aveva nulla a che fare con il letto della notte precedente, ma nessuno pareva avere passato una brutta notte.
DRIIN! DRIIN!!
Il suono di una sveglia ebbe l’effetto di far scappare via tutti gli uccelli e gli animali dei dintorni, ma nessuno dei tre mosse un muscolo.
Dopo qualche minuto di canto incessante dello strumento Arima aprì un occhio, localizzando l’utensile, allungando il braccio per afferrarlo e scagliandolo contro un tronco dl’albero frantumandolo.
Qualche ora dopo.
ROY: Yawn! - fece emergendo sbadigliando dal sacco a pelo - Che ore sono? COSA? Le dieci ed un quarto? Ragazzi!
Svegliati e pronti a partire i ragazzi s’incamminarono verso l’ultima tappa del loro viaggio, l’accademia di ‘ndo-n-watan.
HENRY: Uff… che palle, quanto manca? Sono stufo di camminare. Perché non abbiamo preso il trenobus?
ARIMA: L’accademia di ‘ndo-N-watan è nuova, cioè, costruita da poco. Non credo ci sia ancora l’allacciamento con la linea ferroviaria.
HENRY: Bah… costava tanto impantare una linea di tracciamento su cui far passare il trenobus? Ehi, dov’è Roy?
ARIMA: E’ andato avanti. Credo voglia essere il primo ad arrivare - fece ridacchiando - Mi aspetto da un momento all’altro di vederlo arrivare urlando “R…
ROY: RAGAZZI! RAGAZZI! Venite a vedere!
ARIMA: Visto? - sorrisone.
Dietro una curva che portava ad un sentiero sul quale scendere dalla collina in cui si trovavano vi era una piccola terrazza di cemento, con tanto di parapetto per poter ammirare il panorama.
HENRY: Però! Che vista!
ROY: Guardate laggiù! - fece indicando una grossa cupola nera.
ARIMA: E’ quella?
ROY: Ne sono sicuro!
HENRY: Allora… siamo arrivati!
I ragazzi si fiondarono giù dal sentiero per discendere la collina.
Arima arrivò sulla pianura per primo.
Il fatto di essere inciampato e ruzzolato per più di metà del percorso gli aveva fatto guadagnare strada sui compagni, anche se si era massacrato un bel po’ durante la caduta.
Finalmente, dopo un’ora e mezza di percorso, eccoli davanti alla grande cupola scusa dell’accademia.
ROY: Uao! E’… immensa.
HENRY: Non me l’aspettavo così, cioè con questa forma.
ARIMA: Sono sicuro che dentro ci saranno molti ambienti, la cupola serve solo da protezione. Sai, in caso di attacco, gas nocivi, eccessivo calore o robe strane. Questi vetri scuri filtrano tutto e fanno passare solo il necessario.
ROY: Oooh… e quindi dentro non piove mai?
ARIMA: Non saprei… alcune accademia hanno vetri anche antipioggia, altre no. Dovremmo chiedere.
E cosi si diressero davanti all’entrata, pronti a premere il fatidico campanello.
ROY: Allora… premo? - fece con un profondo respiro solenne.
I ragazzi con fare ansioso gli fece cenno di si.
Il dito si stava per appoggiare al pulsante quando dal citofono uscì una voce.
CITOFONO: Sì?
ROY: AH! Non sono stato io! - scattò all’indietro.
CITOFONO: Posso aiutarvi?
ARIMA: Noi… vorremo iscriverci.
CITOFONO: Adesso vi apro, lasciate i bagagli negli sportelli alla vostra destra o alla vostra sinistra, poi dirigetevi in portineria.
La prima porta si aprì ed i ragazzi si ritrovarono all’interno dell recinto che costitutiva la cupola.
Dopo il solito passaggio di scanner, vapori disinfettanti e controlli vari ai loro lati si aprirono due grossi sportelli nei quali i ragazzi inserirono i bagagli.
La seconda porta si aprì dando loro la possibilità di ammirare l’interno dell’accademia.
Numerosi palazzoni, tutti costruiti per lo più rasenti alle pareti della cupola, divisi da un grosso viale centrale che si ramificava in varie direzioni, separando i vari edifici.
Dormitori, palestre, laboratori e chissa cos’altro.
Se dall’esterno la cupola non era sembrata ai ragazzi così grande una volta dentro il gruppo credette di essere all’interno di una grande città.
HENRY: Scusa amico - fece fermando un ragazzo che passava di li - La portineria?
Questi indicò un piccolo edificio ad un piano, situato vicino alla parete della cupola, collegato ad essa da un cordone.
I tre entrarono senza trovare nessuno al tavolo.
ARIMA: Ma… forse è invisibile.
ROY: Possono davvero farlo?
HENRY: Si, beh… è una normale applicazione di ottica. Hanno sviluppato questa sostanza che…
Una voce, proveniente dall’altra stanza giunse ai ragazzi, interrompendo la spiegazione di Henry.
RUSA’: Un momento! Recupero i vostri bagagli ed arrivo!
Un carrello con sopra i loro bagagli venne lentamente spinto nella stanza.
A guidarlo un uomo basso e calvo che una volta portato il carrello si arrampicò sulla sedia, fissando in malo modo Arima che sembrava trattenere a stento le risate.
Veloce come un lampo afferrò un oggetto sul tavolo lanciando, centrando Arima in pieno ed abbattendolo.
Quindi ne afferrò altri due.
RUSA’: Si, sono basso. Qualche obbiezione?
HENRY&ROY: No.
RUSA’: Perfetto. Dunque, volete iscrivervi alla nostra accademia. I vostri nomi?
HENRY: Henry Wallet, Arima Tenchi e…
ROY: Roy.
RUSA’: Solo Roy?
ROY: Già.
RUSA’: Mmmh… ragazzo, sei sicuro di avere i soldi?
ROY: I soldi?
RUSA’: Beh, non penserai mica che iscriversi all’accademia sia gratis! Noi faremo di te un guerriero di serie A, ma tu devi dare a noi i fondi necessari per permetterci di continuare il nostro lavoro. C’è la tassa d’iscrizione, la retta mensile, inoltre potrete affittare una stanza nei nostri dormitori, acquistare materiale didattico, ci siamo capiti no?
HENRY: Questo… mi mette in difficoltà…
RUSA’: Anche te? Cavolo, siete proprio novellini-novellini! Beh, veniamoci incontro…
ROY: Sì? - fece con gli occhi speranzosi.
RUSA’: Voi mi pagate la tassa d’iscrizione e l’affitto della camera per il primo mese, durante il quale voi potrete svolgere qualche missione, con qualche ente a noi affiliato o guadagnarvi da vivere lavorando per noi, così da guadagnare qualche soldi con cui pagarci.
HENRY: E quanto sarebbe?
Pigiando qualche tasto sulla tastiera olografica, il portiere fece comparire davanti ai ragazzi una schermata riassuntiva delle spese.
Per poco Roy non svenne davanti alla cifra richiesta.
RUSA’: Ho aggiunto qualche piccolo extra: trasporti, cibo, medicine…
HENRY: Ma… ma… neanche lavorando giorno notte riusciremo mai a procurarci una cifra simile in un mese! Ce ne vorrebbero minimo tre!
ARIMA: Allora vada per tre mesi! - fece rialzandosi in piedi e porgendo il democon - Pago io per i miei amici. Tutto quanto.
Roy ed Henry restarono in silenzio, stupiti dall’incredibile svolgersi degli eventi.
Come poteva Arima poter garantire per loro.
RUSA’: Ciccio guarda che la cifra sullo schermo è solo per una persona. Per il totale devi moltiplicare per tre.
Detto questo inserì il democon di Arima nella presa per caricare i dati per il passaggio di crediti.
Una volta visualizzata la cifra del saldo bancario del ragazzo il portiere fece un salto sulla sedia.
RUSA’: Che mi venga… con questi soldi puoi comprarti tutta l’accademia.
Gli sguardi di Roy ed Henry erano sempre più sgranati.
ARIMA: Dici? Che ci posso fare, papà mi ha dato questi “spicci” per le varie spese dell’allenamento, ma mi ha anche insegnato il valore del denaro, così non l’ho mai utilizzato per il mio viaggio fino a qui. Ed ho fatto bene!
E gettò le braccia al collo di un Roy e di un Henry pallidi come cenci.
ROY: A-arima… ma tu sei ricco?
ARIMA: Che dici? Cosa sono i soldi quando si possono disporre di ben altri beni? Come gli amici, l’avventura e la stima?
HENRY: Eh, eh! Sai, l’avevo immaginato che la tua posizione economica fosse migliore della nostra.
ARIMA: Oh, davvero?
ROY: Dai?
HENRY: L’ho capito due giorni fa, dal medico. L’ho sentito parlare di “medico privato”. Inoltre, anche se non pensavo a tali prezzi, sapevo che l’ingresso all’accademia non sarebbe stato gratuito. Infatti molti di quelli che la frequentano sono figli di nobili, mercanti, industriali o politici. Insomma, benestanti! E poi… il tuo democon è l’ultimo modello.
RUSA’: Due cose, poi siete liberi di andare.
ARIMA: Spara!
RUSA’: Volete affittare una camera, giusto?
HENRY: Beh… Arima l’ha pagata…
ARIMA: Esatto. Tre posti letto, il necessario per viverci.
RUSA’: Ok… - e battè qualcosa al computer - ho caricato nel democon il codice per la stanza. Seconda cosa: il vostro responsabile non è in sede al momento. Tornerà tra una decina di giorni.
ROY: Uh? Non c’è?
RUSA’: E’… ehm… impegnato in un importante missione… diciamo - fece distogliendo lo sguardo - Quindi prima di poter essere seguiti da un maestro dovrete attendere un pochettino. Nel frattempo siete liberi di usare il nostro centro come meglio credete per la vostra preparazione. Inoltre, se vorrete partecipare attivamente al progetto “MissioneXdenaro” o se avete semplicemente delle domande sulla logistica, sapete dove trovarmi.
ROY: Ok…
ARIMA: PERFETTO!!! - fece afferando la sacca ed uscendo dalla porta aprendola con un calcio - Andiamo a mangiare!
RUSA’: La mensa è da quella… sono andati - fece correndo fuori dalla porta - Speriamo che quel ragazzo non crei problemi.
I ragazzi raggiunsero l’edificio dentro al quale si trovava la mensa, al primo piano dopo aver aperto una grande porta raggiunsero questa grande sala piena di gente seduta sui tavoli, intenta a consumare il pranzo.
HENRY: Mmmh.. Speriamo abbiano la zuppa di ammonite!
ARIMA: Bleah!
ROY: Come fai a mangiare una cosa simile?
HENRY: A me piace… - fece aggrottando lo sguardo, mentre gli altri consultavano il menù.
Dopo aver consumato un lauto pranzo.
ARIMA: Aaahh! A stomaco pieno si ragiona meglio.
HENRY: Stomaco pieno? Hai mangiato per due!
ARIMA: Tks! Mai porre fine all’appetito di un vero uomo!
ROY: Arima… grazie.
ARIMA: ?
ROY: Senza di te, senza i tuoi soldi… ora non saremmo qui.
ARIMA: ROY!!! - urlò scattando dal posto fiondandosi praticamente addosso al ragazzo - Non ti ho detto che siamo compagni? Non ti ho detto che dobbiamo compiere insieme il nostro epico viaggio?
ROY: C-certo…
HENRY: Ehi, ragazzi… piano! Ci stanno guardando tutti.
I due sollevarono lo sguardo, più di metà del refettorio aveva lo sguardo su di loro.
Solo un ragazzo, vestito con una tunica grigia da cavaliere, sembrava essere rimasto fermo.
Ricompostisi al loro posto, i ragazzi decisero di organizzarsi per il loro futuro.
ARIMA: Nonostante io abbia un sostazionzioso vitalizio, che mi permetta di non dover mai pagare nulla di tasca mia, parteciperò a quante più missioni mi sarà possibile per allenare e fortificare il mio corpo ed aumentare la mia esperienza.
ROY: Già. Nonostante io sia ad un livello molto più basso di voi anche io mi guadagnerò da vivere con le missioni.
HENRY: Io preferisco lavorare.
ARIMA: Cosa?
HENRY: Amici, come sapete il mio scopo è diventare più forte per poter salvare il mio villaggio, non aumentare la mia esperienza, fortificare il mio corpo o guadagnare soldi con le missioni. Mi troverò un lavoro qui all’accademia dove potrò allenarmi e prepararmi a salvare il mio paese.
ROY: Capisco.
ARIMA: Ma… Henry! E la seconda prova?
ROY: Arima! Siamo appena arrivati e già pensi alla seconda prova?
ARIMA: E dimmi un po’, sapientone, in cosa consiste la seconda prova?
HENRY: Beccato in castagna! - fece ridacchiando.
ROY: Io.. Beh…
ARIMA: La seconda Prova della Confluenza della confluenza consiste nello svolgere delle missioni speciali, missioni di livello elevato, e di portarle tutte a compimento. Per questo siamo qui. All’accademia ci alleneremo ed all’accademia stessa troveremo qualcuno disposto a prenderci per le missioni.
HENRY: E così… il circolo si chiude.
Finito il pranzo i ragazzi raggiunsero la loro stanza, lasciarono i bagagli e si divisero: Arima e Roy avrebbero curiosato ed Henry avrebbe iniziato la sua ricerca.
ROY: Cosa stiamo cercando? - fece passeggiando scazzatamente, con le mani in tasca, per i vari viali.
ARIMA: La palestra.
ROY: Come mai?
ARIMA: Per te.
Roy inchidò.
ROY: PER ME?
ARIMA: Fratello… hai bisogno di rimetterti in stesso. Hai grandi potenzialità, ma devi iniziare al lavorare sul tuo fisico.
Il ragazzo restò fermo per qualche istante, pensandoci sopra.
ROY: Hai ragione, la prima cosa da fare è aumentare la mia forza!
ARIMA: Bravo ragazzo! - fece - Oh! Ecco la palestra!
Una volta entrati i ragazzi si presentarono come nuovi allievi e ricettero una tuta da ginnastica ed il necessario per la sosta in palestra, quindi, una volta cambiati, eccoli in una della varie sale con gli attrezzi.
ARIMA: Bene, bene! Comincieremo con un piccolo controllo delle tue abilità fisiche: corsa, resistenza, tono muscolare, battito cardiaco sotto sforzo, sai… quel genere di cose che devi fare per capire con cosa partire.
ROY: E tu lo sai fare?
ARIMA: Certo! Mio padre fece lo stesso per me quando cominciai ad allenarmi a casa.
ROY: Oh… quindi… tu sei già… allenato? Immagino avrai avuto un allenatore privato a casa tua, forse più di uno.
ARIMA: Prà! - fece indicando una macchina a Roy - Facevo tutto con mio padre. Sai, sono il suo unico figlio maschio, insomma, se non doveva allenare me, chi avrebbe allenato? Mia sorella?
ROY: Già…
ARIMA: Bene Roy. Questo è un mazzuolatore a trazione - esclamò appoggiandosi ad un poco rassicurante perno ricoperto di materiale anatamico.
ROY: Il nome non promette bene.
ARIMA: Oh, vedrai che presto diventerete amici. Iniziamo con questo, io intanto provo quella macchina.
ROY: No, aspetta! Non lasciarmi qui da solo!
Parecchie ore dopo, verso l’ora di cena i due uscirono dalla palestra.
Roy era ridotto ad uno straccio, ma anche Arima appariva affaticato.
ARIMA: Poco da dire, sono fuori forma.
HENRY: Vedo che vi siede divertiti - fece raggiungendo i due.
ROY: Anf…anf…
ARIMA: Ohi, Henry! Com’è andata?
HENRY: Ho trovato un lavoro, la mattina presto. Non è nulla di che, ma è pur sempre una paga. Ora che si fa, andiamo a mangiare?
ARIMA: Io sono un bagno di sudore. Andiamo a lavarci, prima.
ROY: Anf… con… anf… cordo.
ARIMA: Se non erro, vicino all’edificio del refettorio, al piano terra c’è una porta che va a dei gagni termali.
HENRY: Ok, andiamo lì. In fondo anch’io ho bisogno di un bel bagno.
ROY: Bagni… termali… è una vita che non ci vado.
Entrati nel palazzo i ragazzi girarono nel corrodoio percorso poche ore prima, ma questa volta non presero le scale che portavano al refettorio, ma imboccarono la strada che portava allo spogliatoio, collegato alla fonte termale.
Qualche minuto dopo, liberatisi dei vestiti, eccoli placidamente a mollo nelle calde acque della vasca.
ROY: Who… ci voleva proprio… domani sarà così?
ARIMA: Molto peggio - rispose ridendo.
ROY: Fantastico… - e s’inabissò fino al naso.
WALLET: Certo che… è veramente rilassante starsene qui a mollo! Inoltre, essendo questa l’ora di cena ci consente di goderci la vasca termale tutta per noi.
ROY: O per gli altri ragazzi che finiscono tardi gli allenamenti.
HENRY: Dici?
ROY: Dico. Ed aggiungo che mi pare di vedere movimento negli spogliatoi, presto avremmo visite.
ARIMA: Già, così pare anche a me. Prepariamoci ad accogliere i nostri compagni!
ROY: Accogliere? - fece.
Ma Arima era già arrivato a metà vasca con l’intento di dare un caloroso benvenuto ai compagni dell’accademia stanchi da una dura giornata di esercizio.
Come mise una gamba fuori dalla vasca ecco la tendina che separava vasca e spogliatoio scostarsi lasciando entrare un gruppo di giovani ragazze dall’età indefinita.
Nessuno dei gruppi si era reso conto dell’altro tanto che una di loro si era persino comodamente aperta l’asciugamano nell’atto di entrare nella vasca, finendo con il mostrare le sue grazie ad Arima (che si godeva la vista in prima fila) e compagni.
Come i ragazzi si reserono conto della ‘differenza’ che correva tra i componenti dei due schieramenti un colossale silenzio calò tra loro.
La giovane con l’asciugamano aperto era rimasta talmente stupita restare ferma in quella incresciosa posizione mentre il suo viso diveniva di un rosso sempre più accesso.
Da una parte Roy e Henry, seduti sul fondo della vasca con Arima bloccato nel suo intento di uscire dalla piscina; dall’altro una giovane ragazza rimasta con l’asciugamano aperto, con alle spalle 4 sue coetanee anche loro decisamente poco vestite.
Una situazione imbarazzante, ma i ragazzi avrebbero potuto gestirla facilmente, bastava semplicemente ammettere l'errore, rimarcare sul fatto di essere nuovi, chiedere spesso scusa e sopratutto non calcare troppo la mano su cosa avevano visto.
ARIMA: JACKPOT, TETTE!!!

______________________________NOTE___________________________


1. Il nome dell’accademia è ‘ndo-N-watan. E’ una parola che ho inventato io e non vuol dire un cazzo.
2. Henry vuole prendere l trenobus. Verrà spiegato più avanti cos’è. Il nome deriva da come chiamo io gli autobus.
3. Le ammoniti sono crostacei preistorici estintisi nel Cretaceo, coi dinosauri.
4. Il lavoro di Henry è il panettiere. Ho deciso di fargli fare questo lavoro perché è quello che anche io mi ritroverò a fare dopo la laurea e lo trovo una cosa triste. Non per il panettiere come mestiere, ma per me.
5. Arima esclama “Jackpot!” quando vede le ragazze. Esattamente come dice Pedobear.



La spadaccina della palestra di Kendo!


ARIMA: JACKPOT, TETTE!!! - esclamò tentando di uscire dall’acqua allungando la mano verso il frutto proibito della giovane bloccata davanti a lui.
RAGAZZA: A cuccia, cretino! - rispose finalmente cazziando il giovane con un calcio in piena faccia che rovesciò completamente il ragazzo rigettandolo in acqua mentre la scia di sangue che aveva perso dal naso si disperdeva nell’acqua della vasca.
ROY: Oh-Oh. Siamo nei guai.
Con un balzo Arima se ne uscì dall’acqua atterrando grondante d’acqua davanti alla ragazza che, nel frattempo, si era resa conto di essere nuda e si era richiusa l’asciugamano.
ARIMA: Ehi, tu! Perché cazzo mi ha dato un calcio?
Una vena sulla fronte della ragazza s’ingrossò di colpo mentre digrignava i denti.
RAGAZZA: E me lo chiedi pure?
ARIMA: Non avere paura, dolcezza. Hai superato a pieni voti l’esame di approvazione di Arima - e stava per aggiungere qualcosa quando ebbe la malaugurata idea di mettere le mani sulle spalle di lei, causando la caduta del suo asciugamano - Ops! - fece arretrando causando la caduta sul suo asciugamano - OPS!|
La vista di quello che gli si parò davanti fece infuocare il volto della ragazza che in un misto di rabbia e stupore assestò un pugno in pieno volto al ragazzo facendolo volare con una mezza rotazione nello spogliatoio.
ROY: Adesso ci ammazzano, adesso ci ammazzano lo sento! - fece inabbisandosi il più possibile nell’acqua.
ARIMA: N-non l’ho fatto apposta, te lo giuro! - fece rialzandosi ed afferrando un asciugamano per coprirsi.
In tutta la risposta la ragazza alllungò la mano verso una delle panche dello spogliatoio prendendo una custodia di legno dal quale estrasse una spada lucente.
ARIMA: F-ferma! - esclamò indietreggiando verso l’uscita che si aprì permettendogli di fuggire.
Incavolata per una serie molto lunga di motivi la giovane allungò la mano verso il cesto della biancheria, coprendosi dalla vita in giù con un asciugamo ed il petto con un reggiseno infilato alla svelta e corse fuori anche lei dalla stanza brandendo la spada ed inseguendo Arima, schivando per poco una giovane ragazzina bionda.
Nella stanza con la vasca erano rimasta 5 persone: Henry e Roy nella vasca e tre ragazze.
Una alta e molto magra, aveva i capelli scuri, l’asciugamano la copriva dal petto alle coscie, ma si notava lo stesso il suo aspetto mingherlino ed il seno piccolo.
Una seconda ragazza, dal fisico più robusto, coi capelli a caschetto biondi e le lentiggini era appena riuscita a coprirsi con l’asciugamano prima che i ragazzi le squadrassero completamente.
Sulla soglia, una terza ragazza dai lunghi capelli castani aveva l’asciugamano legato in vita ed il seno coperto dai capelli che scorreva sul petto fino a coprirli, e sulla schiena, fino a metà circa.
Per la cronaca, la quarta ragazza aveva i capelli neri, lunghi fino alla base della schiena, forse di più, il viso rotondeggiante, rispetto alla prima ed alla terza, ed era poco più bassa della prima ragazza.
Avendo potuto osservare senza impedimenti, i ragazzi si trovarono d’accordo nell’affermare che il suo era senza alcun dubbio il seno più grande ed il fisico migliore, tra le quattro.
SAVANNAH: Dite un po’ segaioli, non siete nemmeno capaci di nascondervi per spiarci mentre facciamo il bagno?
Le parole della ragazza appoggiata alla soglia davano a credere che i ragazzi fossero lì per un motivo differente da quello reale.
ROY: A-aspetta un momento!
HENRY: Noi non volevamo spiare nessuno! Volevamo solo farci un bagno!
PHOEBE SUE: Questo è il bagno delle ragazze, lo sapete, no? - disse mentre una goccia le colava dalla fronte.
I due ragazzi arrossirono.
TERRY: Non lo sapevate? - esclamò stupita, attenta a non far cadere l’asciugamano - Come fate a non saperlo? Da quanti giorni siete qui?
ROY: Da oggi.
Le due ragazze si misero a ridere, mentre Savannah da dietro sbuffò giocando con una ciocca di capelli.
SAVANNAH: Beh, sbrigatevi ad andarvene da qui - fece indicando loro l’uscita.
I due uscirono mesti mesti dall’acqua,
Henry venne anche aiutato dalla ragazza più alta, Phoebe Sue, che gli porse la mano sorridendo.
HENRY: G-grazie.
ROY: Mi spiace di avervi procurato…
SAVANNAH: E vattene! - esclamò dandogli uno spintone facendolo entrare in spogliatoio, per poi immegersi in acqua.
TERRY: Non preoccupatevi - disse ridacchiando.
PHOEBE SUE: Alla fine non è successo nulla di male. Io ho già - disse avvicinandosi ai due - fatto il bagno coi miei fratelli, non me la sono presa!
HENRY: Beh, però la tua amica…
ROY: Già, quella ha preso una spada.
SAVANNAH: S’io fossi in voi, andrei a cercarla. Il vostro amico può essere nei guai - esclamò dal bordo della vasca per poi andare ad immergersi completamente.
In un corridoio.
RAGAZZA: FERMATI!!!
ARIMA: Non ci penso nemmeno! - fece svoltando l’angolo - Prima vedi di darti una calmata! E se proprio non vuoi calmarti, almeno metti giù la spada!
RAGAZZA: La spada te la pianto in gola! - esclamò voltando l’angolo anche lei.
Arima scappava velocemente, ma la ragazza gli stava dietro e spesso aveva delle accellerazioni che l’avvicinavano sempre più al suo bersaglio.
Deciso a testarla su di un altro terreno Arima lasciò che si avvicinasse ancora di più a lui poi accellerò anche lui salendo le scale per il primo piano, sperando che il salire gli scalini la rallentassero.
Invece la ragazza gli stava sempre più alle costole.
Un provvidenziale scivolone, dovuto al suo essere bagnato, fece incespicare il ragazzo verso una porta che si aprì proprio mentre la lama della ragazza passava accarezzando la sua schiena.
Con uno schizzo di adrenalina Arima si fiondò nella stanza, saltando sopra di un tavolo seguito dalla ragazza.
D’un tratto, si rese conto di essere nel refettorio, intento a camminare su di una tavola da pranzo.
Si voltò verso di lei nello stesso momento in cui anche la ragazza si rese conto di dove si trovava.
E di essere semi-nuda.
E con tutti li fissavano.
Arima e la ragazza ansimavano vistosamente, ma Arima ebbe modo di smettere presto di pensare alla sua stanchezza osservando meglio il petto della ragazza con uno sguardo misto tra lo stupito ed il divertito.
Dal tavolo dietro di loro, altre due ragazze la fissarono ridacchiando, coprendosi la bocca con la mano.
Lei non capì cosa stavano guardando.
O meglio, credeva le guardassero il seno, ma non capiva il motivo di ridolini e stupore, finchè non abbassò lo sguardo, realizzando di aver indossato l’indumento al contrario!
Alla ragazza ci volle un po’ per riprendersi a realizzare che la cosa che doveva imbarazzarla di più era essere mezza nuda davanti ad un centinaio di sconosciuti, e non l’aver indossato per la fretta il reggiseno mettendo le coppe all’indietro, tra i capelli, ed avere la parte stretta dell’indumento che copriva a malapena i capezzoli.
Ma quando lo capì, sbiancò di colpo lasciando andare la presa della spada.
ARIMA: Ehm… brutta situazione, eh? - disse spezzando il silenzio.
RAGAZZA: …
ARIMA: Credo sia meglio andarcene - fece allungando la mano verso di lei.
A quel punto, la ragazza saltò giù dal tavolo e corse via.
Quella sera, niente cena per Arima…
Il mattino seguente, dopo una nottata passata a recuperare le forze dal giorno precedente, i due si recarono alla portineria.
TOC! TOC! Batterono alla porta, che si aprì.
Come Arima entrò nella stanza ricevette in faccia lo stesso oggetto che lo aveva colpito il giorno prima.
ARIMA: AHIA! - esclamò - Perché sempre a me?
RUSA’: E me lo chiedi anche? Credi che non sappia dello spettacolo che hai fatto ieri sera in mensa? E della vostra visita ai bagni delle donne?
ROY: Ma signore, quello è stato…
RUSA’: Una cazzata! E siete fortunati che quelle ragazze abbiano reagito bene, altrimenti il rettore…
ARIMA: Ok, ok… abbiamo capito. Non è per questo che siamo venuti qui.
RUSA’: Senti un po’, ragazzino! - fece saltando giù dalla sedia ed avvicinandosi a lui - A me non interessa di quanto ricco sei o di quanto importante è tuo padre, io devo mandare avanti la baracca qui. Quindi se vuoi lavorare bene con me NIENTE PIU’ CAZZATE!
ARIMA: Sissignore - rispose seriamente.
RUSA’: Vale anche per te - disse a Roy - e per il vostro amichetto biondo.
E tornato a sedersi, fece fare alla sedia un giro su se stessa, poi un profondo respiro.
RUSA’: Cosa volevate?
ARIMA: Ecco… vogliamo imparare a maneggiare una spada.
ROY: Sappiamo che c’è un dojo, vorremo sapere dove si trova e con chi parlare per poterci allenare.
RUSA’: E' un dojo di Kendo, per le spade per capirci meglio. Le avete le spade o siete proprio dei principianti?
ARIMA: Beh… io una spada l’avrei - fece grattandosi la testa - ma l’ho lasciata a casa e…
ROY: Principianti - s’intromise impedendo all’amico di dire altre idiozie - Siamo principianti.
RUSA’: Umpfh… ora vi darò le indicazioni per il dojo, l’insegnante si chiama Adine, è una donna.
ARIMA: Giovane? Bella?
RUSA’: Ma che ne so! Andate al dojo e chiedete di lei, sarà lei a decidere… anzi no!
ROY: Cosa?
RUSA’: Attualmente Adine è in missione, quindi non la troverete al dojo.
ARIMA: Pure questa in missione?
ROY: Non sarà la stessa del nostro referente?
Dopo di questa frase, Rusà si mise a ridere.
RUSA’: No, No. Tranquilli. Comunque andata la dojo lo stesso. Cercate l’assistente di Adine, si chiama Ayame Aoyama, è lei che sostituisce Adine quando è assente.
ROY: Ayame Aoyama, perfetto.
ARIMA: Un’altra donna!
RUSA’: Se non trovate nemmeno lei, chiedete di Rina, ci penserà lei a mettervi in contatto con Ayame.
ARIMA&ROY: Ok! - e presero la strada verso il dojo.
Quasi giunti a destinazione i due videro una struttura di legno, con un tetto di tegole nere.
ROY: Sai, anche dove vivevo io c’era un dojo del genere. S’insegnavano le arti marziali.
ARIMA: Oh, interessante - fece salendo su di un pavimento sopraelevato di legno e bussando alla porta.
ROY: Purtroppo non avevo il denaro necessario per iscrivermi, ma ogni tanto stavo li a guardare era int…
VOCE: Sì?
ARIMA: Ehm… salve. Siamo due studenti dell’accademia, siamo qui per chiedere alla signorina Ayame Aoyama di accettarci come suoi studenti.
VOCE: Mmh… oggi la signorina Ayame non gradisce visite, potete tornare in un…
ROY: Un momento! Aspetta un momento! - fece strizzando l’occhio ad Arima - Possiamo parlare con la signorina Rina?
VOCE: Con Rina? Sì. Ora la vado a chiamare.
Come la persona dietro alla porta se ne fu andata, Arima si lasciò andare elogiando l’idea dell’amico.
ARIMA: Ben fatto Roy! Ottimo lavoro, sono sicuro che questa Rina ci metterà subito in contatto con Ayame.
La porta venne aperta da una persona che rimase coperta dallo stipite, da lontano si sentì un forte rumore di passi in avvicinamento.
Roy infilò la testa nella stanza senza rendersi conto della ragazzina bionda che gli stava saltando addosso.
RINA: Whiiii! - esclamò saltando addosso al ragazzo cozzando violentemente il pube contro il suo volto, facendo cadere a terra sia lui che lei.
Arima era rimasto stupito, non tanto dall’entrata in scena della ragazza, quando dal suo aspetto.
Una piccola ragazzina di a malapena 12 anni, vestita con una marinaretta da scolara giapponese, con tanto di gonnellino e mini casacca che lasciava la pancia scoperta.
La sua pelle olivastra era messa in risulta dal bianco della casacca.
I capelli erano lunghi e biondi, raccolti sulla schiena in una grossa treccia, mentre sul volto era disegnato un ampio sorriso.
La cosa che più saltava all’occhio era la strana forma della pupilla, che ricordava una croce a 4 punte.
RINA: Mi avete cercato?
ARIMA: Sei tu… Rina?
La ragazzina fece un cenno positivo mentre sotto di lei Roy dava segni di cedimento, quali movimenti incunsulti e tremiti innaturali.
ARIMA: Ehm... Rina, credo sia il caso che tu ti alzi dal mio compagno.
Sollevatasi in piedi immediatamente, la ragazzina si produsse in un lieve inchino per scusarsi dell’inconveniente.
Il volto di Roy aveva un che di innaturale, Arima gli porse la mano per sollevarsi.
ROY: Odora come un angelo! - mormorò riacquistando conoscenza.
ARIMA: Si, beh… io aspetterei che abbia qualcosa tipo 16 anni.
RINA: Cosa posso fare per voi?
ARIMA: Oh, già! Vedi Rina, noi siamo qui per vedere la signorina Ayame, la tua insegnante di spada, sai anche noi vogliamo entrare nel dojo.
RINA: Ayame non è la mia insegnante è solo la mia compagna di stanza.
ARIMA: Che? Anche lei è una bambina dodicenne?
RINA: Non esattamente…
ROY: Ma chi sono queste? Bambine prodigio?
RINA: Se volete parlare con Ayame seguitemi - fece rientrando nel Dojo.
Percorso un piccolo corridoio di legno, la ragazzina condusse i due in un ampia sala, al centro della quale vi era una giovane donna vestita con un kimono bianco e dei pantaloni larghi rossi.
Aveva in mano una spada dall’impugantura di legno e stava mostrando dei movimenti ad un gruppo di ragazze, che a Roy sembrarono avere un aria familiare.
RINA: Ayame! Questi ragazzi sono qui per te!
La ragazza si voltò verso i ragazzi.
Roy trasalì di terrore riconoscendo la stessa ragazza della sera precedente, nella figura della giovane spadaccina che si stava avvicinando.
Non ci volle molto che anche lei riconobbe Arima.
AYAME: Tu!
ARIMA: Chi io? - fece stupito.
Tutte le altre ragazze del dojo si voltarono verso di loro e solo allora Roy riconobbe le ragazze della sera prima.
ARIMA: Ci conosciamo?
A quella domanda Roy si pietrificò dal terrore: stava scherzando o davvero non riusciva a riconoscerla con i vestiti addosso?
In ogni caso non potè fare a meno di pensare che la ragazza li avrebbe fatti a fette in ogni caso.
ROY: A-arima, come fai a non ricordarti? E’… è la ragazza di ieri sera.
ARIMA: !
Per un attimo sembrò non essere sicuro di quanto Roy diceva, così si avvicinò a lei osservandola e come nulla fosse spostò un lembo del kimono, spiandole il petto.
ARIMA: Perché ti fasci il seno? Così sembra più piccolo. Per forza non ti avevo riconosciuto!
Dopo l’esperienza della sera precedente Roy non si era fatto prendere alla sprovvista.
Come Arima aveva iniziato la prima frase si era precipitato fuori dal dojo il più velocemente possibile.
Infatti, qualche istante dopo la fine della frase Arima volò fuori dalla parete della palestra, ruzzolando a terra accanto al compagno.
ARIMA: Perché mi tratti così? Siamo solo venuti qui per allenarci nella tua palestra! - esclamò rimettendosi in piedi.
La ragazza apparve poco dopo sulla porta del dojo, con la spada sguainata appoggiata alla spalla, la vena sulla fronte terribilmente ingrossata ed uno sguardo che prometteva cose brutte.
AYAME: Tu… ed anche te - fece a Roy - Non vi lascerei entrare in questo dojo nemmeno morti.
ARIMA: Esagerata! Non dirmi che sei arrabbiata per quanto è successo ieri?
AYAME: PERCHE’, FORSE NON DOVREI? Ti rendi conto di quante persone hanno visto il mio seno?!?
ARIMA: Andiamo! - esclamò risalendo sulla passerella di legno fuori dalla porta trovandosi faccia a faccia alla ragazza - Ti ho già detto che hai superato il mio test di bellezza, ora per favore lasciaci allenare con te.
In tutta risposta la ragazza pose la lama della sua spada sulla gola di Arima.
Le due ragazze dell’altra sera intervenenro a calmare la loro amica.
Una volta che sembrò essersi decisa a non sgozzare Arima le due poterono parlarle della palestra.
AYAME: Non accetterò mai questi due, mai.
RINA: Veramente non sta a te deciderlo, ma alla signorina Adine - fece la piccola seduta sul bordo della piattaforma, mentre ciondolava le gambe.
TERRY: Ha ragione. La signorina Adine è l’insegnante, tu gli fai solamente d’assistente.
PHOEBE SUE: Possiamo capire che dopo l’incidente di ieri sera tu possa essere arrabbiata con quei due… specialmente con quello con la faccia da maniaco.
ARIMA: Di chi sta parlando?
ROY: Non lo so, Arima… - fece sbuffando.
La situazione sembrava essersi se non risolta, calmata con Ayame, seduta sul tappeto del dojo, mentre l’amica alta le massaggiava le spalle e l’altra bionda lentiginosa che le teneva la mano.
AYAME: Non mi importa nulla di quanto dirà la signorina Adine! - fece alzandosi di colpo - Quei due qui, non li voglio!
Mentre Roy si stava ormai rassegnando, Arima fece un forte sbuffo, battendo la mano sul pavimento.
ARIMA: Non sarai certo te a fermarci! L’ardore che brucia nel petto di ogni uomo, infiamma il mio animo affamato! Io mi allenerò in questo dojo, imparerò ad usare la spada e diventerò un vero maestro spadaccino e non sarai tu a fermarmi!
In un istante, lo sguardo di Ayame passò da furente a serio.
AYAME: Un maestro, eh? - fece raccogliendo la spada e puntandola verso di lui - Ti va di metterti alla prova, ‘maestro’?
ARIMA: Non aspettavo altro!
Sfruttando il buco da lui stesso aperto Arima si lanciò all’indietro uscendo all’esterno seguito all’istante da Ayame a spada tratta.
Inarcando la schiena riuscì a capovolgersi in volo, atterrando con le mani a terra usando la gamba destra per sferrare un affondo alla ragazza in atterraggio che lo scansò all’ultimo lanciando un affondo con la spada che mancò di poco il corpo del ragazzo.
TERRY: Ayame! Non puoi usare la spada su di lui! - fece uscendo dalla porta urlando.
ROY: Io non mi preoccuperei. Non credo che Arima si lascerà battere da quella ragazza.
PHOEBE SUE: Ma… Ayame è furiosa! Accecata dalla rabbia com’è potrebbe colpirlo e ferirlo gravemente.
RINA: Già - fece ciondolando le gambe sgranocchiando un lecca-lecca rosso - in fondo Ayame è la migliore spadaccina del Dojo. Se escludiamo la signorina Adine ed i vari viaggiatori che passano per di qua.
ROY: Allora… ci sarà da divertirsi.
Le due ragazze osservarono stupite Roy, Rina invece non disse niente, si limitò a frugarsi in una tasca ed a porgere un lecca-lecca a Roy.
ROY: Grazie - e lo scartò mettendolo in bocca.
Tempo dopo, lo scontro tra i due contendenti era ancora in atto: Ayame non era ancora riuscita nemmeno a colpire Arima che aveva schivato tutti i suoi attacchi, non riuscendo però a mettere a segno nemmeno un colpo, troppo impegnato nella difesa.
Roy aveva appena finito di sgranocchiare gli ultimi pezzi di lecca dal bastoncino.
ROY: Molto buono - disse - Così… quella ragazza è Ayame Aoyama, 16 anni, assistente dell’insegnante di spada, frequenta l’accademia da 3 anni e mezzo ed è attualmente la migliore spadaccina tra voi “nuove leve”.
TERRY: Vuoi dire, tra NOI nuove leve - esclamò sorridendo.
PHOEBE SUE: Se fosse per noi, vi avremmo già accolto nella palestra, ma Ayame è così. E’ molto sensibile sul suo aspetto ed il fatto che l’abbiate vista nuda la fa uscire pazza.
ROY: A me… non è dispiaciuto…
RINA: ‘Roy guarda le ragazze nude!’, ‘Roy guarda le ragazze nude!’,‘Roy guarda le ragazze nude!’ - ripetè a mo di cantilena saltellando attorno al ragazzo, suscitando la risate dei presenti.
Dopo 3 ore di sfida, Arima ed Ayame erano ancora uno contro l’altro.
La situazione pareva immutata, ma quelle che più stupiva Roy era che nessuno dei due sembrava mostrare stanchezza o segni di cedimento.
Effettivamente questa Ayame aveva del talento, tuttavia Arima pareva nonostante tutto essere in vantaggio agli occhi di Roy.
Certo, il fatto che combattesse alla pari ed a mani nude contro un avversaria disarmata in effetti falsava un po’ la cosa, agli occhi di Roy.
Tempo dopo.
La sfida tra Arima ed Ayame prosegue per tutta la giornata senza che nessuno dei due riesca a colpire l’altro.
Tuttavia la situazione era decisamente volta verso di Arima: nonostante la lunga durata della battaglia e la stanchezza dei due, sembrava che Ayame fosse sempre più sul punto di cedere.
Probabilmente solo la rabbia ed il desiderio di punire Arima le davano la forza e la concentrazione tale per andare avanti.
AYAME: Stai cercando di prendermi per stanchezza, eh? Che infame!
ARIMA: Prà. Ma ammetto che ero curioso di vedere fin dove saresti arrivata - disse smettendo la posizione che aveva adottato per meglio parare i colpi nemici e ritornando eretto.
Approffittando di quella sua apertura Ayame si lanciò contro di lui.
In un momento, Arima afferrò il polso che teneva la spada con la mano sinistra, mentre con la mano destra afferrava saldamente il bavero del kimono di Ayame, spingendo tutto sul lato sinistro di lei costringendola ad appoggiarsi solo sulla gamba destra, quindi infilò la gamba tra la sua gamba sinistra e quella di Ayame.
ARIMA: Osoto gari - fece falciando l’unico appoggio di Ayame, facendole perdere l’equilibrio.
Forse per la stanchezza, o forse per assicurarsi che la ragazza non si facesse del male cadendo a terra, anche lui si lasciò cadere, ritrovandosi a 4 zampe sopra di lei.
I due ansimavano vistosamente a causa della faticosa gara di resistenza e si scambiarono un lungo ed intenso sguardo.
ARIMA: Sarà un piacere allenarsi con te, Aoyama Ayame.
Rialzatosi fece per allontanarsi con Roy.
AYAME: Aspetta! - fece rialzandosi - Come… come ti chiami?
ARIMA: Io sono Arima Tenchi. Ed un giorno sarò il nuovo Archknight.
Una volta che se ne fu andato, la ragazza si rimise del tutto in piedi.
AYAME: Arima Tenchi… me la pagherai.

_________________________________NOTE________________________________


1. L’incontro al bagno termale e la sua successiva evoluzione è un voluto omaggio a Love Hina, di Ken Akamatsu.
Nonostante utilizzerò ancora l’elemento del bagno termale, non credo svilupperò altre situazioni simili.
2. Rina è un altro richiamo a Love Hina. Infatti la piccola bambina bionda e con la pelle scura è tratta da Kaolla Su.
3. Il primo nome che avevo pensato per Rina era Revy.
4. La tecnica che usa Arima per atterrare Ayame è Osoto Gari, la prima tecnica che ho imparato quando facevo Judo, significa “Grande Spazzata Esterna”.
5. Il lecca-lecca che Rina offre a Roy è al gusto di “Troposfera”.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 9/1/2010, 14:21     +1   -1




Rivali! Arima combatte?



Due giorni dopo, Arima e Roy tornarono al dojo, per la prima lezione.
Sarà stata la tensione, l’affinità venutarsi a creare tra i due, o il modo di aprire la porta, fatto stà che i due ragazzi non avevano nemmeno percorso il corridoio che portava al salone degli allenamenti che Ayame si era già lanciata all’attacco, spada alla mano, dei due.
AYAME: ARIMA!!! Si può sapere dove sei stato?
ARIMA: C-chi, io? - fece preso in contropiede, arretrando - Ero... qui, all’accademia.
ROY: Io pure - fece con un tono di voce incerto, infilandosi nella conversazione.
AYAME: Non sto parlando con te! - rispose tutta seccata lasciando andare il ragazzo che stava per raggiungere le compagne, quando Arima lo prese per un braccio - Non sei venuto ieri.
ARIMA: Beh, ma... perché ieri era il giorno degli allenamenti - e ritrascinò Roy a forza davanti a lei - Lo vedi il mio amico qui? Beh devi sapere che ha bisogno di rinforzare il tono muscolare, esercitarsi...
ROY: Non mi mettere in mezzo... - mormorò cercando di evitare lo scontro.
AYAME: Perché, tu non hai bisogno di allenarti?
ARIMA: Certo! Ma è soprattutto per il mio amico Roy che ho realizzato il mio programma di allenamento speciale-personalizzato! Un giorno, lo passiamo in palestra, a testare la nostra forza, a superare i nostri limiti..
ROY: ...a sudare insomma.
ARIMA: Ed il giorno dopo, riposo. E durante il giorno di riposo - disse annaspando nell’aria, cercando di riacchiappare Roy che era finalmente riuscito a filarsela - Ci sono le altre attività.
AYAME: Quindi, mi stai dicendo che desideri allenarti qui... un giorno sì ed un no?
ARIMA: Esattamente!
AYAME: Arima..tu... PERCHE’ NON ME LO HAI DETTO PRIMA? Sono stata tutto il giorno qui ad aspettarti!
ROY: Chissà come mai immagino che abbia aspettato solo lui, mentre di me non si sia preoccupata - disse rifugiandosi dietro di Terry.
TERRY: Beh, ma Arima ha fatto una grande impressione su Ayame. Sono due giorni che non fa altro che pensare a lui!
PHOEBE SUE: Oh, cara! Che la nostra Ayame si sia innamorata?
ROY: Io non credo, anzi penso che voglia uccidere Arima, non... quel che è.
PHOEBE SUE: Ah, ma cosa ne capite voi di donne? Ayame è sempre stata così... ligia al suo dovere di spadaccina, non era mai successo da quando la conosciamo che avesse pensato così tanto tempo ad un altro!
Rinfoderata la spada, Ayame poggiò la mano su di un piccolo quadro comandi, facendo scorrere una parte della parete e prendendo due spade di legno dal ripostiglio, passandone una ad Arima e l’altra a Roy.
AYAME: Ragazze... io vado in camera, pensateci voi alle basi.
Stava per lasciare la stanza, prendendo un secondo corridoio, nascosto in un angolo della palestra, quando uscì fuori Rina, salutando festosa i due.
RINA: Ehi! Roy, Arima!!! - disse scuotendo le braccia sopra la testa.
ARIMA: Come... come funziona, questa? - fece osservando la spada di legno.
TERRY: Ora ci pensiamo noi, v’insegneremo le basi. Ah proposito, io sono Terry.
ARIMA: Arima Tenchi.
ROY: Roy.
RINA: Io sono Rina! - esclamò sbucando tra le due ragazze.
PHOEBE SUE: Io mi chiamo Phoebe Sue.
ROY: Piacere.
ARIMA: Che? Come... come si pronuncia? Fibi-su?
PHOEBE SUE: Nello stesso modo in cui l’ho detto io, Phoebe Sue.
ARIMA: Quindi Fibi-su?
La mattinata proseguì più o meno nello stesso senso.
Ayame non uscì più dalla sua stanza e non si fece vedere, mentre Rina saltellò più o meno allegramente per il resto della mattina, mentre i ragazzi, accoppiati Arima/Phoebe Sue e Roy/Terry imparavano come impugnare la spada.
RINA: Vediamo se ho capito bene - rispose seduta a gambe incrociate al centro del tappeto - Roy tieni la spada con la mano destra, mentre Arima le tiene ben salda con entrambe le mani.
TERRY: Sarebbe meglio riuscissi ad usarla con una mano sola, così da poter usare l’altra in battaglia.
ARIMA: Naaaah! La vera forza di un uomo non si misura con quante mani usa nella mischia, ma di come usa quello che ha! Quando sarà il momento basterà il solo rumore del mio sangue ribollire per mettere in fuga il nemico.
Terminato il discorso, cadde il silenzio.
Tutti all’interno del Dojo lo stavano fissando.
RINA: Tu sei... molto strano.
PHOEBE SUE: Oh, ma guardate che ora si è fatta - fece controllando l’orologio - Dovremmo andare a mangiare.
TERRY: Phoebe, prima andiamo a chiamare Ayame.
RINA: Voi due, con me - fece prendendo i due ragazzi per mano e portandoli via.
Come migliore spadaccina dell’accademia, Ayame si era stabilità nell’appartamento costruito all’interno del Dojo, dove viveva con Rina.
Lo stile di tutta la palestra ricordava le antichissime costruzioni orientali, simili alle pagode o a semplici case di legno, sopraelevate dal terreno e col tetto spiovento.
Ovviamente il progresso aveva provveduto a migliorare i diffetti di questo tipo di abitazioni, tant’è che se ne potevano trovare molte fuori dalle città.
Lo spazio vuoto tra terreno e costruzione era riempito con condotti per il riscaldamento, la gestione della linea elettrica e telematica e dei vari servisi della palestra.
Tuttavia la camera di Ayame rasentava un rustico ed uno spartano che in pochi, nella loro epoca, potevano dire di aver provato: la stanza era praticamente vuota, aveva una piccola parte con pavimentata di bianco con una libreria, una scrivania ed un terminale ed una sopraelevata pavimentata di parquet praticamente spoglia, con due materassi pieghevoli, un arazzo rappresentante una spadaccina e diversi armadi nei quali le due tenevano indumenti e quant’altro.
TOC, TOC.
TERRY: Ayame?
La ragazza se ne stava inginocchiata in un angolo, intenta a pulire la lama della sua spada con un batuffolo di cotono tenuto con un paio di bacchette.
PHOEBE SUE: Noi andiamo a mangiare, vieni?
AYAME: Non ho fame e poi non ho voglia d’incontrarlo.
PHOEBE SUE: Oh, andiamo! Non la stai facendo troppo lunga?
TERRY: Arima e Roy sono due bravi ragazzi.
AYAME: Non m’interessa di Roy, ma Arima... - fece voltandosi verso le due - Mi si chiude lo stomaco quando ci penso e mi tremano le gambe dalla rabbia quando lo vedo.
TERRY: E diventi rossa - disse facendole notare il colorito.
AYAME: Visto?
PHOEBE SUE: Di un po’... - propose facendosi avanti - Non è che ti piace?
A quelle parole il volto di Ayame divenne completamente rosso bollito, lasciò la spada coprendosi le gote con la mani.
AYAME: Cosa stai dicendo?
PHOEBE: Massì, ti tremano le gambe, hai la bocca dello stomaco chiusa, arrossisci pure quando ci pensi - fece ridacchiando con l’amica - E se fosse amore?
TERRY: Oh, Ayame si è innamorata! - esclamò con fare svenevole.
AYAME: P-piantatela! E’ sicuramente l’altra cosa che ho detto! Quell’altra!
Ma le due erano uscite, in lontanza si sentì solo il loro ultimo commento.
PHOEBE SUE: Avanti vieni, non vorrai perderti questo pranzo col tuo innamorato!
AYAME: No! Non voglio! - esclamò sbucando dalla porta per poi rientrarvi.
“Non può essere” fece ritornando al parquet “Questa sensazione, questo calore, questo... batticuore” fece appoggiandosi una mano sul petto.
AYAME: No, No. NO!
Lasciò ancora una volta la spada e si accasciò lentamente sul pavimento, girandosi col volto rivolto al soffitto.
Lentamente, quasi con timore, alzò la mano, infilandola nel kimono, tra i bendaggi che portava sul petto, fino alla pelle e rimase li ad ascoltare.
AYAME: E’ questo, il primo amore?
Nel refettorio, poco dopo.
I ragazzi e le tre nuove compagne stavano consumando il loro pasto, quando anche Henry si apprestò a raggiungerli, una volta effettuate le presentazione il ragazzo si piazzò ad un angolo della panca decantanto le lodi di quanto aveva imparato quel giorno.
HENRY: Ragazzi, la meccanica di attrazzione degli scudi è una cosa davvero eccezionale! Non mi pento di aver dovuto studiare la matematica!
ARIMA: ...
HENRY: E voi che avete fatto oggi?
ROY: Agitato spade di legno per aria.
HENRY: Oh... forte.
TERRY: Non dite così, ve la siete cavata bene.
Un’altra ragazza si avvicinò al tavolo, fece un mezzo colpo di tosse per attirare l’attenzione su di lei.
Ad un primo sguardo non la riconobbero, poi Roy fece mente locale identificandola nella ragazza che li aveva scacciati dal bagno qualche giorno prima.
“Certo che vestita e senza i capelli sul seno non è facile riconoscerla” pensò, poi venne attraversato da un brivido “Oh, no! Non avrà intenzione di dirglielo?” e fissò impaurito Arima.
Fortunamente aveva la bocca piena e non proferì parola.
La ragazza incrociò le braccia e lanciò uno sguardo cattivo verso Henry.
SAVANNAH: Quello è il mio posto,
HENRY: E con questo? Guarda, dietro di loro ci sono ancora due posti liberi - fece indicandoli.
RINA: Ti consiglio di alzarti - fece porgendosi verso di lui - Savannah non scherza.
HENRY: Ma io... !
Senza aspettare che ci pensasse su Savannah aveva tirato fuori dalla sua cintura un falcetto collegato con una catena ad un’altra estremita che teneva dietro la schiena e ne aveva appoggiato la lama sulla sua gola, costringendolo alzarsi.
Arima boffonchiò qualcosa e pure Roy sembrò volesse dire qualcosa, ma si limitarono a spostarsi verso un altro gruppo di ragazzi.
TERRY: Dì, Savannah... non mangi con Law oggi?
SAVANNAH: E’ partito, tornerà tra un paio di giorni.
Distratto dai pensieri generati dalla nuova ragazza, Roy vide il filo dei suoi pensieri interrotto da alcuni pezzi di cibo volanti.
Alzato il capo per localizzare la loro provenienza vide un ragazzino piccolo e magro, poco più grande di Rina, che veniva colpito ogni tanto con dei pezzettini di cibo che rimbalzando lo sfioravano.
Pur non capendo il perché di quel gesto la cosa gli provocò una certa reazione e con un cenno del braccio lo mostrò anche ad Arima che rispose con un cenno negativo.
ROY: Che stai dicendo?
ARIMA: Non ho intenzione di aiutarlo. Quel ragazzino come noi è venuto qui per allenare il suo corpo a superare i propri limiti, se noi lo aiutassimo forse lui non avrebbe più la giusta motivazione per combattere la sua battaglia.
Roy stava per rispondere quando l’ennesimo pezzo di cibo lo colpì al braccio.
ROY: EHI VOI!
I ragazzi lo fissarono in silenzio, sbigottiti.
ROY: Non so perché ve la stiate prendendo con questo ragazzo, ma mi pare da capire che il vostro atteggiamento non gli fa piacere. E nemmeno a me.
TAILS: Ah, sì? E quindi? - rispose uno dei ragazzi.
BENJI: Cosa pensi di fare? - aggiunse un altro di loro, probabilmente il più adulto, sulla 20ina.
Alzandosi in piedi, Benji, si mise al livello di Roy lanciandogli come una sfida.
ROY: Voglio solo che la smettiate.
BENJI: Costringici - esclamò raggiungendolo e avvicinando il suo volto al suo, con fare di sfida.
La sua testa calva, liscia con qualche sporadico capello ai lati ed i suoi baffi che col pizzetto recintavano la sua bocca distraevano Roy, che stava vacillando nella sue convinzioni.
BENJI: Non sembri più tanto pieno di te ora - proseguì - Forse hai capito che non sei alla mia altezza. Però, ecco un qualcosa con cui ricordarlo meglio! - fece sferrandogli un pugno.
Roy chiuse gli occhi per lo spavento, preparandosi al colpo.
Dopo qualche secondo non aveva ancora ricevuto l’impatto.
Forse... si, forse quel tipo volevo solo spaventarlo, umiliarlo davanti agli altri ed aveva finto di colpirlo.
Ma allora... perché nessuno rideva? Perché non lo schernivano?
Riaprì gli occhi.
Henry, Rina, Terry, Phoebe Sue e Savannah lo stavano fissando ammutoliti.
Solo Arima continuava imperterrito a mangiare, con la mano destra, mentre con la sinistra aveva afferrato col palmo il pugno di Benji, senza nemmeno voltarsi.
SAVANNAH: Oh... finalmente qualcosa con le palle tra queste reclute - disse.
Quelle parole ferirono Roy più del pugno.
BENJI: Che cazzo fai?
ARIMA: COME SAREBBE A DIRE? - fece voltandosi - Ho impedito che colpissi il mio compagno!
Lo sguardo dei due s’infuoco per un istante.
BENJI: Sei morto, cazzo quanto sei morto. Oggi, alle 5, qui nel cortile. Ti aspetto! - fece puntadogli il dito al petto e poi lasciando la mensa con i suoi compagni, lasciando Roy ed il ragazzino in un silenzio carico di vergogna.
ROY: Perché mi hai aiutato? Avevi detto che...
ARIMA: STUPIDO! Roy, ho detto che per essere un uomo devi imparare a difenderti, ma non sia mai che un uomo lasci un suo compagno in difficoltà! - esclamò colpendolo alla testa - MAI!
Toccandosi la nuca dove era stato colpito Roy vide dietro di loro il ragazzino.
JOEL: G-grazie.
Detto questo fece una specie d’inchino e lasciò anche lui la stanza.
ARIMA: Roy, se vuoi davvero migliorare questo è il posto giusto per farlo. Ma ti dovrai impegnare.
ROY: Io... lo farò, Arima. Diventerò migliore! Ma piuttosto, come farai per la sfida? Sei... sicuro che puoi batterlo?
ARIMA: Ah, ah-ah! Quando sarà il momento lo scopriremo!
Nonostante la calma di Arima, Roy era turbato per la faccenda, soprattutto perché Arima era stato sfidato a causa sua.
Arima però era impassibile, forse sapeva di avere la vittoria nelle sue tasche, forse faceva davvero affidamento sulla sua forza di volontà per superare tutti gli ostacoli o forse semplicemente mascherava bene la sua agitazione.
ARIMA: Rilassati Roy - fece mentre sollevava alcuni bilanceri - Non è una sfida di cui abbia qualcosa da temere. Se avesse veramente avuto qualcosa contro di me o se il suo unico scopo fosse stato di farmi del male ci saremo scontrati subito li.
ROY: Si, ma...
ARIMA: Penso più che altro che tu lo abbia fatto arrabbiare e che ora debba prendersela con qualcuno, in modo da provare a se stesso qualcosa, o semplicemente sentirsi meglio.
ROY: E tu... lo sconfiggerai, no?
Lui fece spallucce, asciugandosi con l’asciugamano, poi prese la strada per la doccia.
Quel pomeriggio, ore 5,00.
Il cortile era gremito di gente sparsa un po’ dappertutto in attesa della sfida.
In un angolo, abilmente nascosta dietro ad un albero c’era anche Ayame rossa quasi paonazza intenta ad osservare la scena, in attesa che Arima si presentasse, in modo da poter capire cosa le stessa accadendo.
Benji era già li, passeggiava ritmicamente su e giù.
In attesa.
Finalmente Arima, spettinato ed ancora coi capelli bagnati dalla doccia si fece strada tra la gente, seguito in disparte da Roy.
ARIMA: Uff… scusa il ritardo - esclamò infilando la mani nelle tasche - Come vedi ho perso un po’ di tempo con la doccia.
“Avrebbe anche potuto finire di vestirsi” fece notare una voce , dato che Arima indossava in pratica solo mutande e pantaloni “Ma non sta male così”, aggiunse un’altra voce, femminile.
Il cuore di Ayame si mise a battere.
BENJI: Mettiti in guardia, fighetto del cazzo!
Non estrasse le mani dalle tasche, ma alzò il capo fissandolo.
Non era una vera e propria posizione di guardia, ma a Benji bastò per dargli l’avvio all’assalto.
Allungò un pugno che come immaginava Arima schivò spostandosi di lato, così ne approffittò per usare quel braccio per tentare di afferrarlo per il collo.
Quindi Arima si chinò evitando la presa, estraendo le mani dalle tasche ed usando per afferrargli il braccio ancora esposto, mentre uno dei suoi piedi colpiva una delle sue gambe, permettendogli di caricarlo sulle sue spalle e lanciarlo in aria.
Benji atterrò senza alcun problema ributtandossi all’assalto con un paio di montanti.
Anche questa volta Arima li evitò, usando le braccia, cercando un apertura per colpirlo con un pugno al petto.
ARIMA: !
Un piccolo sorriso si dipise sul suo volto, quando il pugno di Arima prese a sanguinare sul suo petto.
Approffittando della sua distrazione colpì il ragazzo al volto facendolo volare letteralmente per aria.
Ancora snon era atterrato che Benji prese Arima, afferrandolo per una gamba e sfruttando la forza centrifuga effettuò una mezza rotazione lanciandolo ancora aria.
ROY: Arima! - esclamò vendendolo cadere a terra.
ARIMA: Non è niente Roy - fece rialzandosi con una grossa grattata alla spalla.
Mentre si rialzava Benji lo aveva quasi raggiunto, pronto a colpirlo ,a questa volta Arima fu più veloce bloccandogli le braccia e sferrandogli un calcio al ventre che lo fece arrettrare di una decina di metri ed accucciare ansimando.
ARIMA: All’attacco! - esclamò lanciandosi verso di lui.
BENJI: Non aspettavo altro! - fece scoprendo il volto sorridendo.
AYAME: Era una trappola? - fece esponendosi dal suo rifugio.
Allungando prima le braccia verso il terreno e poi infilando gl’indici nel terreno Benji non dovette far altro che attendere che Arima fosse alla sua portata.
BENJI: Elemento Terra - Esplosione!
Improvvisamente il terreno tra Arima e Benji deflagrò sollevando un enorme polverone ed aprendo un varco nel terreno nel quale Arima finì dentro cadendoci in ginocchio.
BENJI: Sei mio! - e fece esplodere le due sponde di terreno ai suoi lati che crollarono sul ragazzo, coprendolo fino alle spalle - Arrenditi!
Dopo il primo avvertimento un calcio potentissimo raggiunge Arima colpendolo al volto.
BENJI: Arrenditi! - e giù con un altro calcio.
A quella vista Roy non ce la fece più e saltò addosso a Benji mettendosi tra Arima e la sua gamba.
Evitandolo senza nemmeno cadere Benji si mise a ridere per il tentativo di salvataggio di Roy.
Molti altri risero.
ROY: Non sarei stato un uomo se non avessi difeso il mio compagno in pericolo, no? - fece ridacchiando ed aiutando l’amico a dissepellirsi.
ARIMA: Già - fece riemergendo con la faccia tumefatta - Magari la prossima volta salvami prima che mi prendano a calci, ok?
ROY: Eh, eh. Farò il possibile.
Dietro all’albero Ayame se ne stava a controllare i battiti del suo cuore.
In realtà il combattimento non gli aveva dato alcuna sensazione, ma il suo cuore era come un tambuo e le sue gambe erano debolissime.
TERRY: Ayame! - disse raggiungendola con l’amica - Cosa ci fai qui?
AYAME: Io... oooh! - cercò di rispondere, cadendo però a terra.
PHOEBE SUE: AYAME!
Le due la soccorsero immediatamente ed una di loro le mise la mano sulla fronte.
PHOEBE: Ma scotti!
TERRY: Devi avere la febbre! Vieni presto, ti riportiamo a casa.
AYAME: Febbre? Non è... questo non è amore?
PHOEBE SUE: Questo si chiama ‘correre bagnate e mezze nude per l’accademia e le sue spiacevoli conseguenze’.
Le due risero divertite.
Ayame si sentì più leggera.

__________________________NOTE_______________________


1. La storia di Ayame è tratto dall’anime di Love Hina. Infatti il personaggio di Ayame è fisicamente ispirato a quello di Motoko Aoyama, della quale conserva il cognome, ed in alcuni tratti della personalità.


I tuoi occhi sono... strani!


Cosa c’è di più disturbante alla mattina di una sveglia che suona?
Un lungo ed incessante battere di nocche alla propria porta blindata talmente forte da svegliare anche Arima immerso nel mondo dei sogni.
Con un passo incerto e traballante simile al passo di uno zombie si diresse alla porta arrancando un paio di volte nel tentativo di pigiare il bottone per l’apertura della porta
RINA: Era oooora! - esclamò entrando nella stanza mentre Terry e Phoebe Sue restavano sulla porta.
Le due lanciarono una rapida occhiata alla stanza: 2 letti a castello, una finestra tra i due ed un paio di porte, una chiusa ed una che portava al bagno.
Lo sguardo delle due sembrava dire “che squallore” ma in fondo era la camera di tre maschi e le due soprassedettero.
Arima invece versava in stati pietosi.
I capelli arruffati lo sguardo perso nel vuoto ancora immerso nel dolce calore della sonnelenza ed un odore simile a quello degli zombi.
Solo che in peggio.
RINA: Carino questo letto! - fece saltellando sul letto in basso rispetto al suo - E’ il tuo?
ARIMA: YAAAAAWN! No… è di… yawn… Roy - le rispose voltandosi poi verso le due ragazze - E voi… mmh… chi siete?
TERRY: Andiamo bene…
PHOEBE SUE: Arima siamo noi! Le tue compagne di dojo, le amiche di Ayame. Lei è Terry ed io sono Phoebe Sue.
ARIMA: Ah si… Fibi Su… perché non l’hai detto prima?
PHOEBE SUE: No, veramente si dice…
TERRY: Lascia perdere! Arima, abbiamo un favore da chiederti.
ARIMA: Outaue sumaresciii? - disse sbadigliando.
TERRY&PHOEBE SUE&RINA: -.-
ARIMA: Dicevo… che favore?
TERRY: Puoi occuparti di Rina oggi?
ARIMA: Rina?
RINA: Sono io. -.-
ARIMA: Lo so che sei te, ma volevo sapere in cosa consiste questo lavoro…
RINA: Devi passare la giornata con me - fece raggiungendolo e stringendogli il braccio - Ayame è malata e non posso passare la giornata in camera con lei.
PHOEBE SUE: E noi siamo occupate per passare la giornata con lei.
ARIMA: Ehm… ok… ma non vedo per…
RINA: Yeeeh!
PHOEBE SUE: Grazie mille Arima! Ci rivediamo a cena questa sera! - disse mentre lasciavano la stanza.
ARIMA: Sei fortunata che oggi Roy non ci sia… yawn! - mormorò trascinandosi verso il bagno - Dammi 5 minuti ok?
RINA: Ok… come mai non c’è Roy?
ARIMA: Non c’è perché… - disse facendo capolino dalla porta del bagno - si è alzato presto per lavorare con Henry.
E rimise la testa nel bagno.
RINA: E chi è Henry?
ARIMA: E’ il nostro compagno di stanza - rispose sbucando dal bagno di nuovo - Lavorano da un panettiere e quindi devono alzarsi presto. In questi giorni al capo di Henry serviva una mano e così..
E ritornò nel bagno.
RINA: E quando torna? - esclamò sorridendo.
La porta del bagno si aprì di scatto ed Arima nudo, con un asciugamano tenuto sul pacco a mo di copertura, saltò fuori urlando.
ARIMA: Ehi! Ehi! Ehi! Me la fai fare questa doccia o no?
RINA: Va bene, vai pure! - esclamò buttandosi distesa sul letto di Roy ridacchiando.
Dieci minuti dopo Arima era seduto sul tavolino in mezza alla stanza strofinandosi l’asciugamano sulla testa.
ARIMA: Come ti sembrano?
RINA: Lascia… faccio io - esclamò prendendo l’asciugamano e finendo il lavoro ai capelli di Arima.
Non del tutto in quanto lo lasciò con una capigliatura che pareva avesse una forte scossa.
ARIMA: Ed ora? Che facciamo? - chiese.
RINA: Non lo so - fece sedendosi al suo fianco sopra un mucchio di vestite - Sono tuoi questi? - e sollevò un paio di mutandoni.
ARIMA: Forse… comunque sono usati.
RINA: BLEAH!
Gettato l’indumento a terra lo calciò via inseguendolo fino all’altro letto per poi pestarlo urlando al paio di mutande il suo odio.
RINA: C’è qualcosa di pulito in questa stanza?
ARIMA: Di mio No.
RINA: E… non hai mai pensato di andare in lavanderia?
ARIMA: C’è una lavanderia? - esclamò saltando in piedi ed afferrando quanti più panni sporchi e lanciandosi verso la porta.
RINA: -.- sei strano, Arima.
ARIMA: Che c’è? Ti scandalizza che un ragazzo tenga i panni sporchi sparsi per la sua camera?
RINA: No, ma mi fa pensare che debba essere io a fartelo notare - quindi fece un grosso sorriso ed uscì.
Arrivati nella lavanderia Rina fece vedere ad Arima una macchinetta che una volta collegata al suo democon gli permise, al modico prezzo di 5 crediti, di fare 10 lavaggi alle macchine li vicine.
Seduti li davanti i due stavano in silenzio.
Entrambi con le mani sotto il proprio mento ed i gomiti sulle ginocchia.
Ogni tanto Arima guardava Rina, come Rina se ne accorgeva e faceva per voltarsi verso di lui lui voltava la testa di scatto.
RINA: Mi piaci - disse - Sei strano. Come Ayame. Anche se Ayame è strana in un modo diverso.
DLING! La biancheria era pronta, lavata ed asciugata.
Una volta riportata la roba in camera ( e rimessala nello stesso posto dove Arima l’aveva presa) i due si diressero alla mensa.
Ayame era malata, Terry e Phoebe Sue assenti, Roy ed Henry al lavoro.
Così i ragazzi si sedettero sul primo tavolo dove Arima riconobbe qualcuno che credeva di avere già visto in giro.
Senza ricordare di essere stato brutalmente picchiato da alcuni di loro solo due giorni prima.
Il pranzo consisteva in riso che i ragazzi mangiavano dentro ad alcune ciottole e grosse e sugose bistecche che ogni tavolata aveva in grossi piatti carichi di carne.
RINA: Buon appettito! - fece riempiendosi la bocca di riso.
ARIMA: Ehi calma! Non vorrai soffocarti?
RINA: CoFFa?
ARIMA: Nulla - rispose levandosi alcuni chicchi di riso dal viso.
Il pranzo proseguì senza nessun intoppo fino al momento in cui Arima non prese la forchetta in mano infilzando una bistecca voltandosi verso di Rina dicendo “Spero siano al sangue”.
Ritirando il braccio verso di se si accorse che qualcosa non andava e si voltò notando di aver ‘forchettato’ la stessa bistecca di Benji che lo guardava in cagnesco.
BENJI: Molla l’osso ragazzo.
ARIMA: COL CAVOLO! L’ho vista prima io! - fece salendo in piedi sulla sedia ed afferrando la carne con le mani, infilandosela in bocca facendola penzolare fuori per tre quarti come fosse una grossa lingua.
BENJI: Tu… come osi? - esclamò alzandosi anche lui ed afferrando con la bocca l’altro pezzo di bistecca scontrandosi fronte contro fronte con il ragazzo - AdeFFo Di faZZio Federe io!
TAILS: Ehi, Benji! - esclamò - Non ti sembra di esagerare?
RINA: Yeeeh! Si!!! - Forza Arima! - esclamò facendo il tifo - Fortuna che non c’è Ayame a vedere…
Impegnati nella loro assurda lotta a chi avrebbe ottenuto più bistecca non si resero conto dell’avvicinarsi di un ragazzo, alto di robusta corporatura e dai capelli arancioni che si avvicinò come un lampo ai due, facendo un lungo salto fin sopra alla testa dei due, sguainando una spada dalla lama nera.
LAW: Fatela finita - fece atterrando a terra dopo aver tagliato la bistecca in due, passando col assoluta precisione nel poco spazio creatosi tra i volti dei due, che ovviamente finirono a gambe all’aria - Benji, non prendere certe brutte abitudini.
BENJI: Ma Law, io…
Ma il ragazzo se n’era già andato.
Di botto Arima si sedette nuovamente davanti al piatto e davanti a Benji.
ARIMA: Secondo Round?
RINA: Dobbiamo andare! - fece Rina intromettendosi e portando via Arima.
ARIMA: Ma io ho ancora faaaame!
Qualche tempo dopo, la porta della camera di aprì.
Roy si trascinò nella stanza quasi a fatica.
ROY: Uh? Qualcuno ha fatto il bucato? - disse vedendo i panni puliti - E Arima?
Quasi nello stesso momento, solo al di fuori dell’accademia.
ARIMA: Whoa! Questo è… davvero un bel posto!
Il giovane se ne stava comodamente disteso in un prato pieno di fiori, dove l’erba sembrava fare quasi da moquette.
A malapena riparato dall’ombra di un albero, si stava godendo il fresco del posto con in lontananza la vista dell’accademia.
RINA: La signorina Adine ci porta spesso qui. Lei si siede su quel ramo e legge un qualche vecchio libro, Ayame se ne sta concentrata a dialogare con la sua spada.
ARIMA: E tu?
RINA: Io gioco, corro… faccio quel genere di cose - rispose giocherellando con un fiorellino.
ARIMA: Ma non ti annoi mai?
RINA: No, mi piace questo posto. E’ sempre pieno di gente strana ed interessante… fin a dove arrivano i miei ricordi ho sempre vissuto qui, nemmeno ricordo chi mi ci ha portata.
ARIMA: Però… anche tu sei strana.
RINA: Dici per questi? - fece mettendo il suo capo sopra quello di Arima ed indicando i suoi occhi, sorridendo - Non sono nulla di speciale. Hanno solo questa forma.
Detto questo si alzò in piedi e si diresse verso l’albero cercando scalarlo.
RINA: Non so come faccia, ma la signorina Adine arriva su quel ramo lì con un balzo. Io per arrivarci mi ci devo… AH!
Proprio nel momento più bello mise un piedi in fallo perdendo l’equilibrio, non riuscendo a tenersi attaccata al ramo cade a terra, sbucciandosi un ginocchio.
Subito Arima le venne in aiuto, pulendo la ferita mentre due grossi lacrimoni scendevano dai suoi occhi.
RINA: Ahi… mi brucia un pochettino - disse tirando su col naso cercando di trattenere le lacrime.
ARIMA: Non ti preoccupare, non è nulla - le rispose poggiandole la mano sul capo e carezzandola - Quando io e mia sorella eravamo piccoli, ci facevamo sempre male, ma non è niente!
Verso sera, Terry, Roy e Phoebe Sue trovarono Rina ed Arima addormentati tra i fiori.
Ritornati ognuno nella propria stanza i ragazzi ebbero modo di prepararsi per andare a dormire.
ROY: Sono esausto, ma domani riprendiamo gli allenamenti! Tra poco scadranno i 10 giorni ed il nostro tutore tornerà dalla missione e dobbiamo farci trovare pronti, giusto.
ARIMA: …
ROY: Arima, che ti prende?
ARIMA: Nulla - fece smettendo di guardare il cielo dalla finestra e saltando a letto - Stavo solo pensando.
ROY: A cosa?
ARIMA: La giornata di oggi… ecco, passare il tempo con Rina mia ha fatto pensare a quando ero piccolo e passavo il tempo con mia sorella.
ROY: Ah capisco - disse mettendosi a letto - Un po’ di nostalgia.
ARIMA: Quelli… - disse con lo sguardo perso nel vuoto - …erano bei tempi, Teri.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 21/1/2010, 01:37     +1   -1




Missione! La trama finalmente rivelata!



Erano passati ancora 3 giorni.
Arima e Roy continuavano a sfruttare il loro tempo dividendosi tra la palestra per recuperare il fisico di Roy ed il Dojo dove, sotto l’occhio attento ad austero di Ayame, i due imparavano a maneggiare una spada.
Henry nel frattempo si dedicava al lavoro la mattina presto ed allo studio di meccanica, matematica e chimica quando poteva.
Si vedevano poco e la distanza sembrava ingrandirsi.
Si erano accordati di non iniziare con nulla di particolarmente impegnativo prima dell’incontro con il loro tutore.
Tale incontro sarebbe avvenuto domani.
In un paio di giorni avrebbero, finalmente, iniziato a fare sul serio.
L’annuncio agli altoparlanti aveva colto di sorpresa tutti e 4.
Arima, Roy, Henry ed Ayame, convocati nella portineria con una certa urgenza per comunicazioni interne.
ROY: Spero non ci siano guai - disse, a comunicazione finita.
ARIMA: Fanculo i guai, noi veri uomini li mangiamo a colazione!
I due si trovavano in palestra, Arima era steso sulla panca per il sollevamento pesi.
Appariva affaticato, i muscoli delle braccia, gonfi e contratti, i pettorali tesi e duri come se al loro posto ci fosse stata una forma rettangolare.
ROY: Peccato la colazione sia passata, tra poco sarà ora di pranzo - fece uscendo dalla stanza.
ARIMA: EHI ROY! - fece realizzando di essere bloccato - ROY! Forte 60 chili sono troppi… ROY!!!
Nessuna risposta.
Probabilmente era già uscito.
Fece un ulteriore sforzo, riuscendo ad alzare il bilanciere circa fino a meta dell’attrezzo in cui doveva riporlo.
A quanto pare sarebbe rimasto li un bel po’.
Quel manubrio pesava dannatamente troppo.
ARIMA: C’è nessuno? - esclamò.
Girò lentamente il volto a destra.
Nessuno.
A sinistra.
Nessuno.
Proprio ora nessuno doveva passare di lì?
Meglio.
Mettendosi seduto scese dalla panca tenendo il bilanciere con la mano destra, spostandolo senza difficoltà e rimettendolo sull’apposito gancio.
Una volta visto il compagno gli piombò addosso come un falco.
ARIMA: ROOOY!!! Mi hai lasciato li!
ROY: Eh, eh! Sei riuscito a liberarti, no?
ARIMA: Spiritoso.. dov’è Henry?
ROY: Non so, starà arrivando.
Silenziosa, Ayame si affiancò ai due, senza rivolgere loro uno sguardo.
AYAME: Puzzate.
ARIMA: Beh, spero potrai perdonarci.. in compenso guarda qui! - fece trincando il braccio e mostrandolo orgoglioso.
Lei tirò dritto senza guardarlo.
Seccato dal suo comportamento Arima aumentò il passo raggiungendola proprio davanti alla porta dell’ufficio di Rusà.
Come si fù aperta i due entrarono contemporaneamente, restando incastrati.
RUSA‘: Oh, per l’amor.. - esclamò vedendo una tranquilla giornata rischiare di volgere al peggio.
AYAME: Ehi! Spostati!
ARIMA: Come se potessi.. aiutino? Roy?
Sbuffando Roy gli diede un calcio nel culo, spingendolo dentro.
AYAME: Buona giornata, signor portiere - fece chinando rispettosamente il capo - A cosa dobbiamo la convocazione?
RUSA’: Lei si che è una signorina educata. Ho ricevuto una comunicazione dalla signorina Adine. Le manda a dire che tarderà il suo rientro di qualche giorno.
AYAME: Capisco, probabilmente mi avrà contatto tramite computer o sul mio democon. Purtroppo non lo ho con me e non ho potuto controllare.
RUSA’: In quanto a voi du.. EHI! Smettila di scaccolarti!
ARIMA: Scusa.. mi stavo annoiando..
RUSA’: Anche il vostro insegnante è in ritardo.
ROY: Accidenti! Di quanto?
ARIMA: Già, di quanto?
RUSA’: Credo che farà ritorno lo stesso giorno della signorina Adine.
ROY: Beh.. Avremo più tempo per…
ARIMA: PARTIAMO!
AYAME: Partiamo?
ARIMA: Beh, io non parlavo con te - disse avvicinandoci e cingendole il braccio intorno al collo - Ma se ti và di fare un viaggetto..
Senza lasciargli finire la frase, Ayame gli afferrò il polso ruotandolo ed usandolo per torcere il suo stesso braccio dietro alla sua schiena, bloccandolo.
AYAME: No. Grazie.
RUSA’: E’ un ottima idea invece!
AYAME: Come prego?
ARIMA: Visto? - disse sornione - Ma in che senso?
ROY: ..
RUSA: Andate in missione. Ne ho giusto una per voi. Si tratta di aiutare una piccola casa di cura nei lavori di ristrutturazione del loro edificio. Non dovrete combattere o fare chissa cosa. Puro e semplice lavoro manuale.
ARIMA: Bah..
RUSA’: E verrete pagati.
ARIMA: Ci stooo!!! Andiamo a far denaro, che dici Roy?
ROY: Che preferirei allenarmi, ma i soldi mi servono e dato che è una missione semplice credo che si possa fare.
ARIMA: Ottimo. Ayame?
Silenzio.
Tutti fissarono lei.
Lei li fissò uno ad uno.
AYAME: Dovrei.. venire con voi? Non siete divertenti.
ROY: In fondo credo di poterti capire..
ARIMA: Non dire cazzate, donna! - esclamò afferrando i bordi del kimono - So che non ci frequentiamo da molto tempo, ma col passare dei giorni mi sei diventata molto simpatica!
AYAME: Lasciami.. andare.. subito..
RUSA’: Signorina Aoyama, la prego di rispondere alla domanda del suo compagno. E la prego, se lo porti via - implorò salendo sul tavolo.
Lo sguardo di lei era un misto tra l’incredulo e l’incerto.
La facile missione probabilmente la tentava, era ben altro che la turbava.
ROY: E comunque.. - disse a voce bassa, chinando il capo - Ci saremo anche io ed Henry a.. a fare compagnia.
Un campanello suonò debole, il portiere guardò sul monitor ad aprì la porta.
Henry entrò in scena.
HENRY: Che è successo? - poi guarò Arima - Che hai fatto stavolta?
ARIMA: Perché guardi me?
ROY: Il nostro insegnante è in ritardo e non si sa quando arriverà. Inoltre ci è stata proposta una missione facile facile.
HENRY: Io rifiuto.
TUTTI: Come?
HENRY: Non posso lasciare il lavoro. Nei i corsi che sto seguendo.
ARIMA: Ma Henry..
AYAME: Se trovate un quarto membro, verrò con voi. Ma deve essere di mio gradimento, sia chiaro.
Così tutti uscirono in silenzio ripromettendosi di riferire la loro decisione al più presto.
Arima camminava guardando il cielo con la mani dietro la nuca.
Mugugnava qualcosa d’incomprensibile.
HENRY: Scusate, ma devo lasciarvi - fece davanti ad un grosso edificio.
ROY: Mi sa che ci siamo giocati Henry.
Senza accorgersene, erano davanti al dojo.
AYAME: Io sono arrivata. Fatemi sapere.
ARIMA: Secondo me ha accettato solo perché era sicura che non avremmo trovato nessuno - sussurò nell’orecchio di Roy.
D’un tratto udirono un rumore alle loro spalle.
RINA: Ehi, ragazzi! Che fate?
Rina non indossava la solita marinaresca, ma un paio di pantaloncini corti, quasi inguinali, non troppo stretti sulle sue gambe scure ed una canotta di un rosso molto sbiadito, di quella larghe che si usano per nascondere la tabula rasa del petto.
Portava una grossa busta di carta in braccio e con una mano stringeva un lecca-lecca.
AYAME: Che hai li dentro?
RINA: Provviste.
AYAME: Non vorrai portarle in casa?
RINA: Uffa! Che noiosa che sei - rispose con una strana faccia - Allora Roy ed Arima mi aiuteranno a mangiare tutto!
ROY: Scusa, Rina. Siamo in partenza e non abbiamo tempo per giocare.
RINA: Ah, sì? Dove andate?
ARIMA: E’ la nostra prima missione! La prima di una lunga serie che - disse partendo per il suo monologo afferrando la sua mano scuotendola e seminando il contenuto della busta per terra.
ROY: Calmati - rispose raccogliendo i generi alimentari sparsi per il circondario e porgendo la busta a Rina - Dobbiamo ancora trovare il nostro quarto uomo.
Nel riconsegnare la busta per un momento Roy fu distratto dal contattato con la pelle liscia a morbida dalla mano di Rina, che ringraziò con un sorriso radioso voltandosi e salendo sull’entrata del Dojo.
RINA: E perché non.. una donna?
ARIMA: Uh?
AYAME: Cioè? Chi intendi?
Lei lasciò cadere il sacchetto voltandosi di scatto e mostrando il più grande sorriso che i ragazzi avevano mai visto.
RINA: IO!!!
AYAME: Non se ne parla. Sei troppo piccola.
ARIMA: Geniale!!! - esclamò saltando - Non potevamo scegliere compagno migliore.
ROY: Beh, visto che si tratta di una missione semplice, credo si possa fare. Inoltre ci saremo noi a proteggerti.
AYAME: Ma è troppo piccola e non ha esperienza.
ROY: Beh, nemmeno noi a dirla tutta. Ma ci hanno affidato questa missione comunque.
AYAME: Ma.. - fece un lungo sospiro - Vediamo cosa ne dice il signor custode.
3 ore dopo, i 4 erano da poco saliti su di un mezzo che li avrebbe portati alla stazione dove avrebbero preso un trenobus per la loro destinazione.
Il futuristico mondo dove i nostri amici vivono è del tutto differente, geograficamente parlando, dal mondo che conosciamo noi.
Continenti ed oceani non esistono più, sostituiti da nuove regioni, nuovi mari.
Politicamente il mondo si trova diviso in 4 settori, Nord, Sud, Est ed Ovest, ognuno diviso in diverse regioni e paesi.
Al confluire dei confini dei 4 settori, si trova la Metropoli Proibita, dove risiede il re del mondo.
ROY: Dì un po’ Rina, ma non è un po’ troppo piccola la tua borsa?
In effetti, lui ed Arima erano armati dei grossi zaini, mentre Ayame portava con sé un grosso borsone.
Solo Rina sembrava non portasse nulla con se, dentro al suo minuscolo zainetto sulle sue spalle.
RINA: Ho infilato la mia roba nella borsa di Ayame - confidò ai due ragazzi.
I tre si scambiarono una risata, mentre la ragazza li fissava seccata.
Il pacchetto preparato per loro consisteva nel viaggio dall’accademia alla stazione e della stazione al luogo di destinazione.
Il viaggio sarebbe stato fatto per lo più in trenobus.
Una volta arrivati nel loro scompartimento i quattro presero posto: Arima si accapparrò per primo il posto al finestrino e Roy dovette sedersi al suo fianco.
Davanti a loro, Ayame e Rina.
Il viaggio sarebbe durato circa una decina di ore, dato che l’accademia non aveva ritenuto necessario teletrasportare i ragazzi direttamente sul posto.
Anche se, molto probabilmente, cercavano solo di aumentare il tempo di permanenza fuori dall’accademia di Arima.
RINA: Ponio, ponio and I split myself around - canticchiava Rina ciondolando la testa - è il tipo di lavoro che ci dà felicità.
Arima guardava fuori dal finestrino, gettando l’occhio ai compagni, ogni tanto.
Ayame spesso apriva di qualche centimetro la sua spada, osservandola.
Verso la quinta, sesta volta Arima prese la parola.
ARIMA: Ti ha già rivelato il suo nome?
Rina smise di canticchiare e sia lei che Roy li fissarono.
Ayame pareva stupita, non credeva che Arima sapesse cose del genere.
Avrebbe potuto dire qualcosa, cercare d’indagare su questa misteriosa manifestazione di serietà, ma non proferì verbo.
Disse solo:
AYAMA: Sakura.
ARIMA: E’ un bel nome.
Lei lo fissò seria.
AYAME: Grazie - rispose senza cambiare espressione.
ARIMA: E..
AYAME: No.
ARIMA: Capisco.
ROY: Io No. Di cosa state parlando?
AYAME: Dello Shikai della mia spada. Non sono ancora riuscito ad ottenerlo.
ROY: Shi..kai?
RINA: Ah, ah! Roy non sa cos’è lo Shikai! Non lo sa! Non lo sa! Neanche Rina lo sa.
ROY: ..
ARIMA: Ecco vedi.. Lo Shikai, o forma rilasciata, è l’evoluzione della propria arma, che in pratica diventa una parte della propra anima.
RINA: Non ti seguo..
ROY: Nemmeno io.
AYAME: Ecco, quando una persona, soprattutto un guerriero, come noi, passa del tempo con un oggetto, con un’arma, la usa per allenarsi, per combattere..
ARIMA: Per diventare più forte ed accrescere il suo potere.
AYAME: Avviene che in quest’oggetto avvenga una specie di transfert, con il nostro inconscio. Insomma.. Sentiamo la sua voce.
ROY: Cioè, tu senti la voce della tua spada?
ARIMA: Esattamente. E questo capita ai guerrieri di un certo livello con le loro armi principali, compagne di mille battaglie e può accadere con qualsiasi oggetto: una spada, una lancia, un’arco o persino con oggetti di vita quotidiana come.. Chessò una forchetta per un cuoco, o la penna per uno scrittore.
Questa condizione però si rivela per lo più nei combattenti, perché spesso, è solo con la tensione emotiva che provi in battaglia, quando la tua vita viene messa in pericolo che la tua anima si sincronizza meglio con l’arma.
ROY: State scherzando vero?
AYAME: No, questa prima parte ti permette di conoscere il nome della tua spada. Successivamente, con l’aumentare della tua forza ed esperienza essa ti rivelerà un comando, da recitare per evocare lo Shikai.
ROY: Non.. ecco.. E con lo Shikai che succede?
ARIMA: La forza sprigionata dall’unione delle anime di spada e spadaccino aumenta la propria potenza, inoltre solitamente la spada cambia forma.
ROY: Cambia forma? Non ci posso credere!
I due compagni lo guardarono stupiti.
Era davvero così grave che non sapesse tutto ciò?
ROY: Ci dev’essere una spiegazione. Metallo automodellante, qualche congengno nascosto. Come può cambiare forma.. Solo seguendo la nostra volontà?
AYAME: Ne hai di cose da imparare.
ARIMA: E’ il potere dell’evoluzione.
ROY: Cioè?
AYAME: Visto?
ARIMA: Uff! Nemmeno questo sai? Mettiti comodo, ti racconterò uno storia.
RINA: Yu-Uh! - fece raggomitolando le gambe sul sedile - Una storia, una storia! Rina è felice!
ARIMA: Roy, se ti dicessi ‘tanto tempo fa’, quanto indietro pensi io stia parlando?
ROY: Un centinaio d’anni?
ARIMA: Ok. Allora diciamo che tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tanto tempo fa, quando l’uomo era appena entrato in quella che noi chiamiamo “prima età moderna” il mondo per noi umani non era bello come adesso: fame, guerre, carestie, odio, corruzione ed altre brutte cose così.
RINA: Oh, no! - fece mordicchiandosi il tessuto della canotta.
ARIMA: Dal nulla, un giorno al centro di una grande metropoli apparvero 7 creature mostruose. Esse avevano per lo più un aspetto simile a quello degli animali. Alcune volavano, altre camminavano.
Erano gigantesche. Colossali creature mostruose apparse senza che nessuno se ne accorgesse in questa gigantesca città, Niù York. Gli abitanti della città si allarmarono e chiamarono l’esercito per combattere questi mostri.
Essi però sembravano imbattibili. Non attaccavano e si limitavano a subire gli attacchi delle armi di noi umani senza però subire alcun danno.
Le creature d’un tratto si rivelarono e dissero di essere giunte da una dimensione a noi sconosciuta e che per molto tempo avevano vissuto all’interno dei corpi di 7 umani permettendo ai loro corpi di adattarsi alla nostra atmosfera e dando loro la possibilità di assumere la forma che li contraddistingue.
Non avevano nomi, così la gente diede loro dei nomi per indicarli, i quali spesso erano assocciati all’animale ai quali assomigliavano.
Essi erano venuti in pace, per portare il dono dell’evoluzione a noi essere umani.
ROY: Ma di preciso, cos’è questa ‘evoluzione‘?
AYAME: La facoltà di controllare ed utilizzare il completo potenziale del nostro cervello.
ARIMA: Era stato calcolato che all’epoca gli essere umani potessero usare solo il 10% del loro potenziale. Ora anche i più comuni degli essere umani possono utilizzare ben il 30% delle nostro vere potenzialità. E tutto questo grazie a quei sette, che portarono pace, saggezza ed un nuovo miracoloso potere all’umanità, che iniziò a venerarli come divinità.
Degl’insegnamenti di queste sette divinità possiamo fare un riassunto in due semplici parole: evoluzione, che come ti ho spiegato è la nostra capacità di controllare il nostro potenziale che si manifesta in infiniti modi, e la ‘parola’ che col passare del tempo ha finito col diventare la religione mondiale.
RINA: Cos’è la ‘parola’?
AYAME: E’ un credo, una regola di vita.
ROY: Ed in cosa consiste?
Arima sorrise.
ARIMA: Credo si possa riassumere perfettamente in quello che stiamo facendo ora?
RINA: Viaggiare in trenobus?
ARIMA: No, sciocca! La parola è avere un sogno, crederci e lottare con tutte le tue forze perché questo sogno si avveri. E’ avere una convinzione, è avere dentro di sé il coraggio e la forza di esporla, portarla avanti e farla accettare dagli altri, senza costrizioni, ma con volontà. E’ il mantenere un impegno o una promessa, è il credere in qualcuno anche quando la tua testa ti urla di non farlo. E’.. crederci, qualunque cosa tu faccia.
Rina era rimasta a bocca aperta.
Ayame osservava soddisfatta, non si aspettava una così bella lezione da parte di Arima.
Roy era serio.
Quella notte, quando tutti dormivano, Roy colpì con un leggero colpo il compagno, destandolo.
ARIMA: Che c’è?
ROY: Ci ho pensato su.. Per quella storia della parola. Se il mio sogno è diventare Archknight, ma è anche il tuo come possiamo fare? Insomma.. io lo so che tu sei più forte di me.
ARIMA: Allora perché il tuo sogno non diventa quello di superarmi? Così, anche se io diventassi Archknight, cosa che farò, almeno saprei di poter contare su di te, come mio sostituto.
ROY: Sarebbe - fece appoggiando la testa al sedile e rilassandosi - fantastico.
Solo allora notò che Arima stava scrivendo qualcosa, controllando spesso il piccolo schermo del suo Democon ed componendo qualche parola che rileggeva attentamente.
ROY: Controlli l’itinerario di viaggio?
ARIMA: No, sto decidendo un titolo.
ROY: Oh, scrivi qualcosa?
ARIMA: No, ma dopo questa missione sono sicuro si concluderà la nostra prima saga insieme e devo trovargli un nome, un titolo. Sono successe tante di quelle cose..
ROY: Una.. Saga?
ARIMA: Si, oppure capitolo, arco narrattivo, come preferisci! “Saga di Arima e Roy”, “Saga dalla prima missione”, “Saga dell‘accademia”, tu cosa preferisci?
ROY: Non capisco, credi che questa sia come una specie di storia?
ARIMA: Una specie.
Roy ri-appoggiò il capo al sedile, passò qualche minuto di silenzio mentre Arima compose un nuovo titolo, le lesse, girò lo schermo sottosopra, lo ri-lesse, fece un pausa per vedere se gli piaceva veramente.
Dopo qualche secondo, aggiunse.
ROY: Ma quanto hai raccontato prima, è veramente successo?
ARIMA: Certo.
ROY: Ed ora dove sono le 7 divinità?
ARIMA: Rimasero nel nostro mondo solo qualche centinaio d’anni, aiutando l’uomo a migliorare e progredire in ogni campo. Tuttavia un giorno, scoppiò una feroce guerra tra di loro e si formarono due coalizioni.
Nessuno degli uomini seppe mai il perché di quella feroce battaglia, 3 da una parte decisi a porre fine all’umanità, 4 dall’altra impegnati a proteggerci. La battaglia durò a lungo e l’intero pianeta rischiò di collassare per i danni dovuti alle battaglie delle gigantesche creature. Nazioni distrutte, oceani vaporizzati, il clima sconvolto. Tutto quello che l’uomo finalmente aveva iniziato a migliorare distrutto dalla furiosa lotta. Un giorno apparve un uomo, colui che tra tutti gli essere umani aveva raggiunto il più alto controllo del potere dell’evoluzione, chiamato Eremita dei 7 elementi.
Egli usò la prima tecnica mai concepita per strappare l’anima dai corpi di tutte le creature, annichilendo i loro corpi e rinchiudendo i loro spirito dentro di sé. Tuttavia l’enorme potere dei 7 in un solo corpo fù impossibile da contenere e l’eremità morì. E gli spiriti si dispersero per il mondo, tutti pensavano che fosse finita. Il mondo si riprese dalle ferite, male e bene si scontrarono ancora e più di una volta l’umanità stessa rischiò di annichilirsi da sola.
ROY: E poi?
ARIMA: Beh.. Col passare del tempo, il potere dell’evoluzione iniziò a manifestarsi nell’uomo e si generarono le prime abilità come la telecinesi, la rigenerazione o la lettura del pensiero. Al giorno d’oggi sono cose comuni per noi, ma all’epoca erano viste con spavento. Eravamo cambiati. L’evoluzione aveva mutato i nostri stessi corpi. Eravamo diventati più robusti, resistenti, il nostro corpo si era modificato ed adattato a resistere con più facilità a danni come le emorragie o le fratture. La nostra pelle si era fatta più spessa e resistente. Si capì ad un tratto che avrebbe sortito più effetti un colpo di spada la cui potenza poteva essere modulata da un combattente che un pallottola, sparata contro qualcuno la cui pelle non poteva più essere attraversata. Poi sbucarono i primi poteri speciali, o abilità innate, alcune di essere erano possedute solo da alcune famiglie o gruppi. Alla fine, sbucarono.. I Portatori.
ROY: P-portatori?
ARIMA: Le anime dei sette dei vagarono nel cielo dopo essere uscite dal corpo dell’eremita e s’impossesarono di altri 7 corpi, di 7 umani ignari. Alla loro morte, prendevano semplicemente un altro corpo. Una persona che porta dentro di sé lo spirito di uno di queste creature è chiamata ‘Portatore’.
ROY: Chiaro.
ARIMA: All’inizio, molte di queste persone nemmeno si resero conto di cosa avevano dentro. Generazioni portatori sono morte senza sapere dell’immenso potere nascosto dentro di loro. Poi, lentamente, le anime di queste bestie iniziarono a farsi sentire, a comunicare con loro a cedere loro parte del loro potere. Tuttavia, la gente non aveva dimenticato cos’era accaduto loro e mise in atto una feroce rappresaglia dividendo in due gruppi gli spiriti: La tigre, la tartaruga, la fenice ed il drago azzuro furono chiamati “Sacri” ed i loro portatori venerati come dei in terra; il soldato, il serpente ed il drago del sole marchiati col nome di “Bestie” e perseguitati per le loro colpe passate.
ROY: Punirono le persone che ospitavano i loro spiriti?
ARIMA: Si. Purtroppo quando un portatore muore lo spirito della bestia lascia quel corpo se non viene sigillato si metterà in cerca di un nuovo ospite. Ed il ciclo continua.
ROY: Questa umanità.. È davvero cambiata, rispetto quella di allora?
La mattina dopo, i ragazzi arrivarono nel Paese del Sole, la regione nella quale si trovava la casa per bambini alla quale erano stati assegnati.
Non troppo riposati dalla scomodità del viaggio in trenobus, furono quasi rianimati dalla fresca brezza che accarezzava i loro corpi.
Il paese, o quello che avrebbe dovuto essere il paese, era composto per lo più qualche sparso edificio, con annesso qualche negozio ai piani inferiori.
ROY: Questo posto mi è familiare.
I ragazzi poco dopo raggiunsero il luogo dove erano attesi.
Aveva piovuto da poco e vi era molto fango a terra.
Alcuni ragazzino stavano giocando nel giardino.
Il giardino era tale dato che si distingueva dal resto della vegetazione a causa di una staccionata di legno.
I quattro varcarono la soglia, quando Roy rimase indietro.
RINA: Che succede?
ROY: Quanto amaro.. Sa essere il destino.
Stavano per replicare, quando una palla di fango colpì in volto Roy.
La poltiglia scivolò dalla sua guancia a terra, facendo sanguinare il suo labbro.
Il gruppo di bambini si avvicinò ridendo ad alta voce, alcuni ragazzi più grandi si fecero avanti con fare spavaldo.
LORRON: Bentornato a casa, Roy.

______________________________NOTE_________________________________


1. Il trenobus è una specie di treno che corre a qualche metro dal terreno, sfruttando un sistema propulsivo pulito, mantenendosi stabile a mezz’aria secondo un sistema denominato “dei binari ipotetici”.
In pratica corre appoggiato ad un macchinario che gli permetteva di seguire un ipotetico tracciato, non presente però nella nostra realtà.
2. In questo capitolo si parla per la prima volta di Shikai, che è un elemento di Bleach. Ho voluto riportarlo nella mia storia perchè mi piaceva l'idea di un mondo futuristico in cui i guerrieri combattevano con armi simili e le evolvevano secondo i canoni che abbiamo visto nel manga di Tite Kubo.
3. Le 7 divinità sono tratti da due diversi manga/anime a loro volta tratti da diverse leggende e mitologie.



Smettila di sviluppare il tuo personaggio!



ARIMA: Ma che caz..
ROY: ..
LORRON: Non si saluta?
THOMAS: Eh? Nemmeno un ‘ciao’?
ROY: Ciao tutti - disse dirigendosi verso l’edificio - Seguitemi.
I tre lo seguirono, ma non riuscirono a raggiungerlo perché circondato dai ragazzini che tempestavano Roy di domando più o meno imbarazzanti.
“Che ci fai qui?”
“Ti sei arreso? Eh, ti sei arreso?”
“In quanti ti hanno picchiato, li all‘accademia?”
“Secondo me non ci sei nemmeno arrivato, hai solo fatto finta”
“No, dai.. È venuto con i ragazzi che avevamo mandato a chiamare. Almeno quello l‘ha fatto davvero”.
Il clima non era dei migliori.
La tensione era palpabile.
Roy entrò dentro per primo, si pulì la faccia ed entrò nell’atrio dell’orfanatrofio.
Lo stesso dal quale se n’era andato, fuggendo, poco tempo fa.
Una vecchia donna, la direttrice come lo vide gli si avvicinò, domandandogli cosa ci facesse in quel posto.
ROY: Questi sono i miei compagni. Aoyama Ayame, Tenchi Arima e Rina. Ci ha mandato l’accademia di N’donwatan in seguito alla vostra richiesta di manodopera.
DIRETRICE: Si, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti col rivestimento esterno della parte est e sud, che sono danneggiate. Questione di due, tre giorni al massimo, di lavoro.
Per un istante si guardarono in silenzio.
DIRETTRICE: Non credevo saresti venuto te.
ROY: Nemmeno io - rispose serio - Dovrò tornare nella mia stanza?
DIRETRICE: Solo se lo vorrai, abbiamo altrimenti una stanza per voi.
ROY: Me la mostri.
I ragazzi sistemarono le loro cose, poco dopo fu ora di pranzo.
I ragazzi, una volta presi i loro vassoi col cibo si sedettero nei primi posti liberi che trovarono, accanto ad altri ragazzi.
Roy non era con loro.
Arrivò solo in un secondo momento, dopo essere stato a colloquio con la direttrice.
GIANGI: Ed ecco il nostro grande eroe - fece vedendolo entrare - Prende il suo pranzo a va a sedersi in un angolo.
Roy prese il suo vassoio col cibo e si sedette in fondo ad una panca rivolta alla parete, praticamente da solo.
ARIMA: Adesso mi sente - fece alzandosi.
Due ragazzi risero.
Altri guardarono, quasi in attesa, Arima avvicinarsi a passo spedito a Roy.
ARIMA: EHI! EHI! EHI! Mi spieghi cosa sta facendo qui?
Scoppiò una risata per lo più generale.
“Nemmeno dai suoi compagni si fa rispettare” esclamò qualcuno.
ROY: Triste, eh?
ARIMA: Smettila di fare così! Che succede? Che ci fai qui?
ROY: Mangio - fece appoggiando la mano alla parete - ho sempre trovato questo posto un po’ troppo freddo per i miei gusti così da quando ho memoria mangio in questo posto vicino alla parete, dove passano i tubi del riscaldamento.
L’espressione di Arima cambiò di colpo.
Appoggiò la mano alla parete.
Si sarebbe aspettato di trovarla tiepida, ma era calda invece.
Si sedette, mettendosi comodo.
In effetti c’era un bel tepore.
Anzi, non si stava per niente male.
ROY: Si stà bene, no? - fece sorridendo.
ARIMA: Così.. tu vivevi qui?
ROY: Da quando avevo 7 anni. Prima.. Non ho ricordi.
ARIMA: E queste persone?
ROY: Fin da piccolo non sono mai stto bravo a socializzare. Ero timido, m’impappinavo parlando, a volte ero scontroso. In realtà non sapevo cosa fare e come comportami. Eh - misse in bocca un pezzo di pane - a dirla tutta, non lo so nemmeno ora.
ARIMA: Ma che stai dicendo? - fece riempiendosi la bocca.
ROY: Guarda la realtà in faccia, Arima - e bevette un sorso da un bicchiere - Se non fosse stato per te, l’accademia sarebbe una nuova versione di questo posto ed io sarei stato pestato a sangue da Benji, probabilmente più di una volta.
ARIMA: Roy.. noi..non ti consideriamo così.
ROY: Dici? Allora, perché Henry non è venuto con noi? Perché Ayame non mi considera ed ha occhi solo per te? Non pretendo di essere il centro del suo mondo, ma così, io mi sento.. un peso.
ARIMA: BASTAAA!!! - esclamò colpendolo e gettandolo a terra - Questo.. non lo devi dire mai più.
Negli occhi di Roy per un momento scattò l’ira, poi si puli la bocca ed il torace dai resti di cibo e fissò Arima col labbro tremolante dalla rabbia.
ROY: Non tutti possiamo essere come te Arima. E non è nemmeno detto che io voglia esserlo! Tu rendi tutto facile, ma io non voglio copiarti per avere un trattamento migliore - esclamò alzandosi e dirigendosi alla porta - Io me lo voglio guadagnare, lo voglio meritare cazzo!
Ed uscì.
Sulla faccia di Arima apparve un sorriso.
ARIMA: Allora.. Ce lo avevi il coraggio, dopo tutto.
Fuori, nel cortile.
C’era una specie d’impalcatura sul lato posteriore dell’istituto.
Roy vi era seduto sopra.
Per un attimo l’implacatura vibrò.
Arrivata alla fine della scala la faccia di Ayame sbucò fuori.
Roy la vide e si voltò verso il danno dell’edificio senza dire nulla.
Ayame si sedette di fianco a lui, mise la mano all’interno del kimono e ne estrasse una scatola da pranzo, avvolta in un fazzoletto.
AYAME: La direttrice ha visto che non hai finito il pranzo - e glielo porse.
Lui sciolse il nodo e guardò dentro alla scatola, pane e formaggio.
Non male, pensò.
AYAME: Come.. Come va? - disse, poi volse lo sguardo altrove, dissimulando l’imbarazzo - Non dev’essere stato bello ritornare q..
ROY: Hai sentito cosa ci siamo detti io ed Arima?
AYAME: Sì.
ROY: Lo sospettavo. Sai, mi chiedo se questa merenda sia dovuta al naturale istinto materno della direttrice ed alla sua vocazione a prendersi cura di noi, o se sia un gesto d’interessamento forzato, dovuto alle buone maniere e perché in fondo prendersi cura di noi ragazzi è il suo lavoro?
AYAME: Non ti seguo..
ROY: Secondo te lo fa perché vuole farlo, o perché è un suo dovere farlo? - quindi voltò il volto verso di lei che lo fissava, avvicinando sempre di più il suo viso, serio e cupo verso quello di lei - Tu cosa ne pensi?
AYAME: Non ne ho idea.
ROY: Non hai capito - e mise in bocca un pezzo di pane - Fa niente. Già che sei qui aiutami. Una ditta edile ha riparato il danno interno ora c’è bisogno solo di una buona muratura. Poteva occuparsene direttamente la ditta edile, ma il denaro è quello che è, ed assoldare noi per questa missione si è rivelato più economico.
AYAME: Va bene. Spiegami cosa devo fare.
ROY: Ehm.. Mentre lavoriamo.. Mi parleresti un po’ di te? Io… vorrei conoscerti meglio.
Nel refettorio.
ARIMA: SGOOOT!!! - emise Arima - Aaah! Bella mangiata.
RINA: Ci credo, hai spazzolato anche la roba lasciata da Roy. Sicuro di non voler mangiare anche quella caduta per terra?
ARIMA: Naaah, non ho più fame ora.
La direttrice dell’istituto raggiunse i due, prendendo la parola.
DIRETTRICE: Ora che ha finito il suo pasto la prego di raggiungere i suoi compagni. Ora le mostrerò un piccolo magazzino dove teniamo il necessario per il rifinimento del lavoro di muratura. Nel frattempo la sua amica potrà giocare con gli altri ragazzini, se lo desidera.
Rina scosse la testa.
Quando Arima si fù alzato, lei lo seguì silenziosamente, con le mani dietro la schiena.
Tornando all’esterno.
ROY: Attenta! - fece togliendo un piccolo di pezzo di cemento dalla guancia di Ayame, lasciandole il segno del dito - Ops! Mi sa che ho solo peggiorato le cose!
AYAME: Fa niente - rispose pulendosi un po’ con la manica.
ROY: Così tuo padre era uno spadaccino?
AYAME: Sì, ma non so altro. Una volta rimasta incinta, ha abbandonato me e mia madre. Di lui so solo che era uno spadaccino da quattro soldi e che aveva i capelli neri come i miei. Nessuno nella vecchia città dove vivevo con mia madre mi ha saputo dire altro.
ROY: E tua madre?
AYAME: Non ne parla. Lo odia. E fa bene.
ROY: Ed è per questa che tu sei diventata una spadaccina?
AYAME: Credo, si possa dire così. Io diventerò una grande spadaccina, supererò il suo livello, diventerò forte ed il mio nome sarà rinomato in tutti i 4 settori! Così, quando mio padre vedrà chi ha abbondonato, gli verrà di sicuro un colpo e si pentirà di averci lasciate sole.
Per un attimo l’impalcatura tremò di nuovo.
ARIMA: EHI! EHI EHI! Smettetela di sviluppare i vostri personaggi!
AYAME: Eh?
ROY: Lascialo perdere. E’ convinto che siamo tutti i personaggi di una sua storia.
ARIMA: Venite giù, aiutatemi con il materiale.
Tornato a terra con Roy, Arima aprì un grosso sacco di calce, mentre Rina portava dei barattoli di vernice con dei pennelli.
ARIMA: Però! - esclamò guardando verso l’alto da dove si trovava Ayame fino a terra - E’ un bello spacco! Che cosa può essere successo?
ROY: Credo di saperlo - disse salendo la scala portando il secchio con il cemento e lasciandolo al livello inferiore dell’impalcatura rispetto a dove si trovava prima.
ARIMA: Cioè?
Roy non rispose, si guardò in giro.
Sull’altro lato della casa i ragazzi stavano giocando con un pallone.
Rimontato sulla scala con un balzo che fece tremare tutta l’impalcatura.
ROY: Zan! Zan! - fece chiamando uno dei ragazzi.
Come quello si fù girato, gli fece cenno di avvicinarsi.
ZAN: Ohi, Roy! Come butta?
ROY: Potrebbe andare meglio - disse tornando verso l’impalcatura e prendendo la via della scala - Vieni.
Fece quindi cenno anche ad Arima di seguirlo.
Quando tutti e 4 furono in cima all’impalcatura, vennero fatte le presentazioni.
ROY: Chi è stato a danneggiare così l’edificio?
ZAN: Un incidente.
ROY: Ah sì?
ZAN: ..
ROY: Oppure è stato Sauron?
ARIMA&AYAME: Sauron?
VALERIO: Sì. E’ stato lui.
ROY: Lo sapevo.
ARIMA: Chi è questo Sauron?
ROY: E’ un tipo del posto, un criminale locale. Nulla in confronto ai grandi criminali. Vive di furti, rapine ai viandanti, attacchi a qualche mezzo poco protetto di passaggio. Tuttavia è un tipo forte. O meglio, per noi del posto.
ZAN: Già. Ben due volte abbiamo provato a chiamare la polizia, ma lui li ha sempre uccisi. Conosce il posto molto bene e questo gli dà un vantaggio con cui metto tutti sotto scacco.
ARIMA: Uao.. Che tipo.
ROY: Un altro su punto di vantaggio è dato dal numero dei suoi complici.
AYAME: Sono tanti?
ZAN: Sì ed è tutta gente come noi, ragazzi.
ROY: Lui li recluta e li usa per le sue azioni criminali, promettendo loro parte del bottino o altro. Sfrutta le loro debolezze per farli passare dalla sua parte. Alcuni muoiono.
ZAN: Come il povero Carlito..
ROY: A proposito! Non ho visto Valerio in giro.
Silenzio.
ZAN: Valerio se n’è andato. Ci ha lasciati per unirsi al gruppo di Sauron.
ROY: Non ci credo! - esclamò - Dopo che Sauron ha causato la morte di suo fratello?
ZAN: E’ successo una settimana fa, dopo la visita di Sauron. Lui ha parlato con la direttrice. Lei ha fatto di tutto per non farci sapere cosa sia successo, ma noi lo sappiamo. Sauron pensa di sfruttare noi ragazzi dell’istituto per i suoi affari. I maschi come suoi manovali ed aiutanti, le femmine come puttane oppure come infiltrate, nelle case dei loro genitori adottivi.
AYAME: Ma è terribile!
ZAN: La direttrice lo ha mandato al diavolo e lui ha colpito l’edificio, causando questo. Ed ora, teniamo che tornerà.
ROY: Nonostante tutto, Valerio si è unito a lui.
ZAN: Noi, noi temiano l’abbia fatto per vendicarsi! Ma non ha alcuna speranza contro di lui! E se l’abbiamo capito noi ci arriverà anche Sauron.
ARIMA: Andiamo a prenderlo! - disse.
ZAN: Come scusa?
AYAME: Non sono d’accordo.
ROY: Non lo so.. Sauron è forte. Io, io non potrei farcela. E forse nemmeno tu.
AYAME: No, no e poi no. Siamo solo in tre, Roy ha iniziato da poco il suo addestramento e non abbiamo alcuna informazione sul nemico. Rischiamo solo di farci del male, o peggio.
ZAN: Esatto, datele retta! - esclamò imboccando la scala - Roy, sono contento che tu sia andato all’accademia, ma sappiamo benissimo entrambi cosa possa fare Sauron e cosa possa fare tu.
Detto questo salutò i tre ragazzi e prese a scendere dalla scala.
AYAME: Arima, no!
ARIMA: Cosa?
AYAME: Lo sai benissimo! Non puoi andare da quel tipo! Rimarremo qui, porteremo a termine la nostra missione, quindi una volta tornari all’accademia faremo rapporto e loro manderanno qualcuno a pensare a questo Sauron.
ARIMA: Ma hai sentito cosa ha detto?
ROY: Manderanno qualcuno che sia capace di non farsi fregare, non temere. L’accademia è piena di tipi in gamba.
ARIMA: Uff! Almeno andiamo a dare un occhiata!
AYAME: Ma sei fuori? Non ci pensare nemmeno!
ARIMA: Oh, avanti! Capisci cosa intendo dire! Andiamo, lo spiamo, prendiamo informazioni su di lui, così quando torniamo indietro all’accademia avranno dei dati su cui lavorare.
ROY: Non è stupida come idea però..
AYAME: No, non posso lasciarvelo fare. E’ troppo pericoloso e poi sono sicuro che una volta lì, ti andrà il sangue alla testa e caricherai come un toro.
ARIMA: Oh, andiamo! Quando mai ho fatto una cosa del genere?
ROY: Arima, ti conosciamo da 15 giorni oppure l’hai fatto così tante volte che diventato normale per noi.
La scala vibrò.
RINA: Ti renderebbe più tranquilla se andassi con loro?
Aveva ascoltato tutto?
ROY: Non se ne parla. Sei troppo indifesa perché possiamo pensare a proteggere te e noi.
RINA: Appunto - fece inginocchiandosi davanti a Roy - Se non siete nemmeno capaci di badare a voi un altro peso come il mio sarà di sicuro un incentivo per tenere questo qua - fece battendo la mano sulla testa di Arima - al guinzaglio, non credete?
ARIMA: E brava questa bambina! - fece carezzandole la testa.
Ayame sbuffò un paio di volte.
Guardò Arima, poi Rina, di nuovo Arima.
Poi Roy.
AYAME: Lo farà lo stesso, anche se gli dico di no. Allora è meglio che tu vada con loro Rina.
RINA: Yeeeh! - esclamò battendo le mani con un solo schiocco.
Durante la strada, i tre ragazzi non trovarono molte persone in giro.
Roy conduceva, Arima stava dietro e Rina trotterellava vicino ai due.
ARIMA: Perché non sei voluta rimanere con i bambini all’istituto?
RINA: A Rina non piace come quelle persone hanno trattato Roy e perciò Rina non vuole avere nulla a che fare con loro.
I due si fermarono a guardarla, lei si avvicinò sorridendo stringendo il braccio di Roy.
RINA: Rina non crede che Roy su meriti di essere trattato così.
Dopo qualche minuti i tre giunsero ad una curva, dopo di essa un vecchio albergo trasformato dall’uomo nel suo covo.
Roy nascosto da un edificio, diede un’occhiata.
ROY: Merda!
ARIMA: Cosa?
ROY: E’ pieno.
ARIMA: In che senso?
ROY: Pieno di ragazzi, anche loro devono vivere qui insieme a Sauron. Questo non ci renderà le cose facili.
RINA: Quanti saranno?
Lui la fissò per un momento, poi sporse di nuovo il capo.
Davanti all’entrata dell’albergo vi era una ragazza, magra, capelli castano chiari che le arrivavano quasi alle spalle, aveva addosso solo un top ed una mini-gonna nera, sulle gambe calze a rete.
Se ne stava seduta, fumandosi una sigaretta.
Vicino a lei, un tipo sulla ventina.
Anche lui castano con una giacca scura addosso e dei lunghi capelli.
Altre tre, forse quattro persone vicino a lui.
ROY: Non lo so, qui ne vedo cinque o sei, ma saranno una ventina in totale da quanto ricordo.
SECCO: 19 - fece una voce.
I tre si girarono e videro tre tizi che li stavano guardando.
ARIMA: Ahi! Brutto affare.
SPADA: Zitto coglione! - esclamò afferrando Arima per il colletto e gettandolo a terra.
Preventivamente Roy spostò Rina mettendosi davanti ai tre, venendo spinto a terra insieme al compagno.
PATATA: Ehi ragazzi! Venite a vedere chi abbiamo trovato! - esclamò un tizio pelato.
I ragazzi fuori dalla porta si avvicinarono, chiamando gli altri dall’interno.
19, tra ragazzi e ragazze circondarono i tre.
Roy si guardò intorno.
ROY: Valerio!
VALERIO: Roy! Che ci fai qui?
ARIMA: Eravamo venuti per incontrare Sauron.
PATATA: Beh non c’è, quindi levatevi dalla palle! - fece calciando per terra gettando un po’ di polvere in faccia ad Arima.
Una volta rialzatisi, i tre fuggirono via.
Quando furono distanti, una gross figura si stagliò dalla porta.
Camminò a passo lento con i suoi scarponi nero-laccato verso i ragazzi, appoggiando la mano sulla spalla di Valerio.
SAURON: Tu, sei il nuovo no?
Lui rispose con un cenno.
Fino a quel pomeriggio era stato via per affari.
Ma ora era tornato e si era trovato il fratello di uno che aveva fatto uccidere che voleva entrare nella sua banda.
SAURON: Quel ragazzo. Lo conoscevi?
VALERIO: Ehm.. Si. E’ Roy. Era partito un po’ di tempo fa, voleva andare all’accademia.
SAURON: Accademia, eh? Quindi anche l’altro tipo e la ragazzina venivano da li.
VALERIO: Non lo. Quel ragazzo non è un tipo da prendere sul serio. Se ne stava sempre in disparte, non parlava con nessuno, cagava sempre il cazzo. Potrebbe..
SAURON: Va bene. Andiamo dentro - e richiamò i ragazzi dentro verso un tavolo - mi hai dato ottime credenziali per te. Tieni!
E gli lanciò un oggetto che il ragazzo afferrò al volo.
Era un’arma, una pistola che lanciava impulsi paralizzanti.
VALERIO: Per.. me?
SAURON: Certo. Ora sei dei nostri. Punti, fai fuoco, un onda blu paralizza l’essere vivente che colpisce per qualche ora. Quando hai bloccato tutti i nemici, puoi fargli quello che ti pare - spiegò voltandogli le spalle e trafficando con un oggetto avvolto da un panno.
Il ragazzo fissò la pistola per qualche interminabile istante, poi la impugnò sollevando il braccio mirando alla schiena di Sauron.
VALERIO: Hai ucciso mio fratello.
Tutti rimasero in silenzio e immobili.
Solo Sauron continuò con il suo lavoro come se nulla fosse.
Il ragazzo quindi abbassò l’arma e prese una scala per il piano di sopra.
JIM: Che stai facendo capo? - disse avvicinandosi.
SAURON: Un regalo per quella puttana dell’istituto.
Quella sera, dopo cena Roy, Arima ed Ayame discutevano sul da farsi.
AYAME: Sono contenta che tu non abbia dato di matto.
ARIMA: E come potevo darti questo dispiacere?
ROY: La situazione è alquanto complessa. Spero solo che quel tipo non venga a farci visita mentre siamo ancora qui, la loro superiorità numerica è troppo schiacciante.
AYAME: Coraggio - fece alzandosi sbadigliando - resteremo qui ancora due giorni, poi torneremo all’accademia a fare rapporto.
ARIMA: Però tu resti preoccupato. Posso capirti, in fondo tu hai vissuto qui più di noi.
I due si alzarono per dirigersi anch’essi nella loro stanza.
ARIMA: Oh, quasi dimenticavo! - fece battendosi la mano sulla fronte e tornando verso la cucina, per prendersi uno spuntino notturno.
Di colpo la casa tremò quasi come per un terremoto ed una folata di aria calda mista a polvere incandescente invase il corridoio.
Non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che capì immediatamente cosa fosse successo.
Una bomba.
La parete della cucina era sventrata, ma il sistema anti-incendio era attivo e stava per spegnere i fuocherelli.
Dov’era Arima?
Roy vide un cumulo di detriti muoversi, due ragazzi lo raggiunsero e spostarono alcuni calcinacci.
Sotto l’asse di una delle tavole si trovava il povero ragazzo che era riuscito ad usarla come protezione, lasciando però scoperti i piedi ed il braccio destro che era rimasto ustionato.
ROY: ARIMA! Stai bene?
ARIMA: Coff! Certo! - fece tossendo.
Come Arima fu tirato fuori e medicato, Roy scomparve dall’edificio.
Percorrere la strada che aveva fatto poche ore prima fu uno scherzo, nonostante il buio.
Arrivato davanti all’hotel trovò i tre bulli di prima che stavano per dirgli qualcosa, ma lui li ignorò entrando nell’edificio.
ROY: SAURON!!!
Lui, lo aspettava li davanti, pronto ad accoglierlo insieme ai suoi ragazzi.
Circordato.
Senza via di scampo.
ROY: Non sono qui per combattere. Voglio.. Far parte della banda.

______________________________NOTE_________________________________


1. “Sgot” è l’onomatopea di un rutto. Il fatto che sia prolungato ed in maiuscolo dovrebbe rendere l’idea della potenza e durata.
2. “Smettetela di sviluppare i vostri personaggi” è una citazione da Yu-Gi-Oh! The Abridges Series
3. Questo cattivo si chiama Sauron, come il cattivo de “Il Signore degli Anelli”.
Entrambi i personaggi hanno un rilevanza nella trama pari a -2.
4. Carlito e Valerio sono 2 miei contatti di msn.
5. Secco, Spada e Patata sono i tre bulli de “I simpson”.


Roy! Affronta il tradimento



Questa volta non ci fu silenzio.
I ragazzi mormoravano tra loro.
Un ragazzo mandato dall’accademia che voleva unirsi a loro?
Sospetta.
La cosa era decisamente sospetta.
Sauron lo guardò con uno sguardo sicuro e sorrise.
Quindi scoppiò io una fragorosa risata alzandosi in piedi.
Era alto.
E grosso.
Quando era piccolo e lo incontrava, Roy era soggiogato dalla mntagna di malvagità che si trovava davanti.
Oggi, ora, dopo 8 anni non era cambiato nulla.
SAURON: Bene, bene - fece battendo la mano sulla spalla di Roy - Valerio, è questo il tuo amico che viene dall’accademia?
VALERIO: Ti ho già detto tutto prima, boss.
SAURON: Si, lo ricordo. Sai, ragazzo - disse rivolto a Roy - trovo strano che un ragazzo proveniente dall’accademia, qualunque essa sia, così magicamente decide di passare ‘dall’altra parte’, senza che sotto ci sia un qualcosa sotto.
ROY: In effetti c’è.
Il mormorio s’arresto di colpo, per diventare un forte brusio.
SAURON: Oh - esclamò allargando il suo finto sorriso e stringendo la presa.
ROY: Soldi. Non ho il denaro necessario per pagarmi la retta dell’accademia, almeno non quella da dove provengo.
Di scatto il gigantesco uomo mollò un ceffone con la sinstra al ragazzo che volò a terra tra gli altri.
SAURON: Che scusa patetica.. Per una spia!
ROY: Spia? Io? - fece mettendosi in piedi - Se ti fidi cosi tanto di Valerio chiedigli quanto tempo sono rimasto all’orfanatrofio e quando all’accademia!
SAURON: Uh?
VALERIO: Da quando aveva 7 anni. Ha lasciato l’istituto appena due mesi fa.
KLARA: Non può aver fatto in tempo ad essersi allenato!
RICKY: Già.. Mi ricordo di lui.. - fece un altro intromettendosi - Tra viaggio ed altro non avrà passato neanche un mese in quel posto.
VALERIO: Ammesso che ci sia arrivato!
Questa volta Sauron lo squadrò seriamente.
SAURON: Ok, sei dentro. Ora andate a dormire, domani sarà una lunga giornata.
Quella notte, Roy venle messo in una stanza con altri due ragazzi più piccoli.
Chissà da dove venivano.
Arima stava bene, ma Ayame aveva contattato qualche rinforzo che sarebbe arrivato entro domani.
Certo che quel posto non aveva nulla a che fare col suo letto all’accademia.
Ad un tratto sorrise.
L’essere stato inutile per tutti quegli anni gli era stato utile ad infiltrarsi.
D’un tratto un rumore.
Roy si voltò in direzione della porta, ma rimanendo stesso, fingendo di dormire.
La porta di aprì rivelando una sagona scura.
ROY: Valerio.
La sagoma gli fece cenno di avvicinarsi.
Si alzò e lo raggiunse.
Come la porta si fu chiusa il ragazzo si agitò sussurrando:
VALERIO: Roy! Che ci fai qui? Per l’amor del cielo che ti è passato per la testa di venire qui?
ROY: Potrei farti la stessa domanda, se non fosse che conosco già la risposta. Quanto a me.. È vero, sarei vissuto molto meglio all’accademia, ma prima non mentivo. Non posso permettermelo, non ho una tale quantità di denaro.
VALERIO: Tu.. Tu stai sicuramente bluffando! Non puoi fare sul serio.
ROY: Se lo dici tu - e fece per avvicinarsi alla porta.
VALERIO: Domani Sauron ti metterà alla prova!
Questo le fece fermare.
VALERIO: Ma chi voglio prendere in giro? Lui CI metterà alla prova, anche io sono nuovo e lui.. Sa perfettamente perché mi trovo qui.
ROY: Cosa succederà domani?
VALERIO: Sauron.. Ha un piano.. Andare all’istituto, prendere qualche ostaggio e poi convincere la direttrice a cedergli tutto quanto.
ROY: !
VALERIO: Così.. L’orfanatrofio diverrà la nostra nuova base e tutti i ragazzi che vi abitano saranno a sua dispozione.
Una volta lì, sono sicuro che ci metterà in prima fila, specialmente te. Dovremmo liberarci dei ragazzi mandati dall’accademia per prima cosa e poi occuparci della direttrice.
ROY: E se ci tirassimo indietro?
VALERIO: Ci ucciderà come ha fatto con Carlito. Anche se quei tre sono forti, noi siamo molti di più, può farcela anche senza di noi.
ROY: Beh, noi non ci tireremo indietro - fece voltandosi e tornando nella sua stanza.
Il ragazzo era rimasto fuori, stupito dal comportamente di Roy.
Roy invece era tornato a stendersi sulla sua branda con la faccia orientata verso la porta, per continuare a tenerla d’occhio.
Roy non conosceva la vera forza di Arima, che tra l’altro era rimasto ferito nello scoppio della bomba.
Rina non aveva nessun potere o nessuna abilità combattiva.
Restava solo Ayame, ma se era stata sconfitta da Arima, sarebbe riuscità a tener testa a 20 ragazzi?
E soprattutto avrebbe potuto resistere a Sauron?
Da che parte stava Valerio?
Roy era sicuro che si fosse unito a Sauron solo per vendicare suo fratello, ma sapeva anche come l’animo umano è volubile e quanto la promessa di denaro facile potesse far pendere l’ago della propria bilancia interiore dalla parte sbagliata.
Sperava di tutto cuore che la sua recita notturna sarebbe riuscita a convincere Valerio, nel caso lui facesse il doppio-gioco o se avesse comunque voluto sfruttare questa conversazione come altra prova per guadagnarsi la fiducia di Sauron.
Forse, lui stesso l’indomani avrebbe dovuto sfruttare la cosa, per guadagnare posizioni.
Qualunque fosse stata la parte da cui il compagni si era schierato, se veramente domani avessero attaccato l’istituto, domani avrebbero risolto tutti i misteri.
In un modo o nell’altro.
La mattina seguente si svegliò verso le 10 e 30.
La stanza era vuota, scese al pian terreno dopo aver controllato silenziosamente tutte le altre stanze.
In una aveva trovato due ragazze ancora addormentate.
Le altre erano vuote.
Un ragazzo lo chiamò ‘nuovo arrivato’ e gli disse di venire a mangiare qualcosa.
Lui si guardò intorno, non vide Sauron.
Disse che non aveva fame.
Gli dissero che sarebbe stata una giornata pesante se non avesse mangiato nulla.
Si sedette e prese a mangiare.
ROY: Cosa ci aspetta oggi?
KLARA: Eh, eh! - rise la stessa ragazza della sera prima, seduta di fianco a lui - Oggi tu e l’altro nuovo verrete messi alla prova!
ROY: Alla prova dici? - fece distrattamente.
SECCO: Oggi ci prenderemo la testa della direttrice - disse avvicinandosi al tavolo e facendo correre il polliceda un lato all’altro del collo - E voi sarete li, in prima fila.
ROY: Cos’è. Una specie di prova d’iniziazione?
RICKY: No, stronzo. E’ prendere due piccioni con una fava! Ci prenderemo l’orfanatrofio e pure le vostre teste, se siete dei traditori.
Si alzò, dicendo che non avevano nulla temere.
Chiese di poter uscire, ma gli fu negato.
Non voleva e non poteva mettersi a discutere con loro.
Un gruppo di ragazzi stava davanti ad uno schermo televisivo, seguendo un programma della mattina.
Si sedette li anche lui.
Altri arrivarono da fuori ed altri scesero dal piano superiore.
Roy li guardò una alla volta, esaminandoli.
Non era in grado di giudicare quanto potessero fare basandosi sul solo aspetto, ma circa otto di loro lo impensierirono.
Solo Ayame poteva tenerli a bada?
E Sauron? Avrebbe potuto batterlo?
Dopo circa 3 ore si sentì un tonfo sordo all’entrata.
Sauron, accompagnato da due ragazzi sulla ventina, entrò nell’albergo.
In mano teneva due gigantesche asce di metallo scuro.
ROY: Ma.. Sono enormi?
SPADA: Già - rispose uno dei ragazzi - La due asce di Sauron possono tranciare un albero a metà con un solo colpo.
SAURON: Oppure.. Un uomo - rispose lanciando un sorriso malefico al ragazzo e ruotando il manico di legno delle due asce, così che vedesse che le lame erano sporche di sangue.
ROY: Di chi è? - rispose Roy perdendo la sua compostezza.
SAURON: Tranquillo.. È dei rinforzi chiamati dai tuoi amici. Per i tuoi amici.. Ce ne occuperemo presto.
Questa volta era scosso.
Aveva fatto il possibile per dissimulare disinteresse nei confronti dei suoi compagni, ma questa volta si era lasciato sopraffare.
Maledizione!
Il tempo di un pasto per il gigantesco brigante e poi, venne il momento.
I ragazzi vennero armati, ricevettero un’arma, un bastone con dei chiodi, un coltello e presero la strada per l’istituto.
Giunti a circa cento metri di distanza, Sauron prese una deviazione.
Non più la strada principale, ma un sentiero attraverso la boscaglia.
Avrebbe solo allungato il giro, e sarebbero stati avvistabili dalla casa, ma sarebbe arrivati alle loro spalle, all’altezza del refettorio.
Un luogo ideale dove tenere tutti sottocontrollo.
Naturalmente questo non sfuggì ad Ayame, che osservava i loro movimenti, nascosta dietro ad una tenda all’ultimo piano.
AYAME: Arrivano.
ARIMA: Roy è con loro?
AYAME: Sì.
ARIMA: Ottimo! - fece levandosi la fasciatura dal braccio - Che idea stupida quella d’infiltrarsi nel nemico! Avrebbe potuto pianificarla meglio questa cosa.
AYAME: Ma non eri ferito?
ARIMA: Beh? Sono guarito!
AYAME: Mi hai chiesto d’imboccarti perché ti faceva male la bruciatura al braccio! - esclamò digrignando i denti.
ARIMA: Ho mentito - ed uscì dalla porta.
AYAME: Quanto ti odio..
Una volta davanti alla porta della cucina la porta venne loro incontro.
DIRETTRICE: Siete sicuri di quello che state facendo?
AYAME: Non si preoccupi. Lei si occupi solo di tenere nascosti Rina ed i ragazzi più piccoli.
ZAN: Ed in quanto a noi? - esclamò apparendo dalla porta.
ARIMA: Voi ci servite per tenere occupati i ragazzi della banda finchè noi non pensiamo al pezzo grosso.
DIRETTRICE: Ma.. Cosa farete con Roy?
LORRON: Già! Quel coglione se n’è andato dritto dritto tra le braccia di Sauron!
THOMAS: Ci ha abbandonati alla prima difficoltà!
ARIMA: EHI! EHI! EHI! Non dite nemmeno una cosa del genere! Roy.. Non ci abbandonerebbe mai.
La porta della cucina si piegò con tonfo sordo, col secondo venne aperta in due con un colpo d’ascia.
Una volta scardinata la porta e gettata a terra, Sauron seguito da due ragazzi adulti, Valerio, una ragazza, Roy e poi da tutti gli altri entrarono nel refettorio.
SAURON: Ah, ah-ah! Ci stavate aspettando?
AYAME: Non abbiamo visto arrivare i rinforzi, così ci siamo tenuti pronti.
SAURON: Ma che brava! - fece mentre i ragazzi si disponevano davanti a lui come scudo - Direttrice, da oggi questo posto diventa mio.


Attivazione! Berserk Mode!



I due schieramenti erano l’uno contro l’altro.
Arima ed Ayame in prima fila, nelle retroguardie la direttrice ed alcuni ragazzi più grandi.
Dall’altro lato Roy, Valerio altri giovani ed infine Sauron.
Con un cenno del capo Sauron comunicò ai ragazzi di aprire le ostilità.
Due di loro alzarono le loro armi puntando verso i due giovani davanti a loro.
Non fecero in tempo a prendere la mira che Ayame si era già gettata verso di loro, a spada sguainata.
Con un solo colpò tagliò in due la prima arma, lanciandosi verso il secondo che nel frattempo stava puntando verso di lei la mira.
Data l’inclinazione non ebbe scelta che colpire all’avambraccio.
La lama della sua spada non ebbe alcuna esistazione a lacerare carne ed osso tagliandogli via il braccio che impugnava il fucile.
Uno schizzo di sangue scuro partì fuori dal braccio del ragazzo che non se ne rese nemmeno conto, ma Ayame veloce come il fulmine saltò di lato evitando di rimanere sporcata.
SAURON: Prendeteli! - e lanciò altri ragazzi all’attacco.
Anche Roy si gettò nella mischia.
La tensione era alta, decise di puntare verso di Arima per evitare che, fraintendendo, Ayame gli facesse saltare la testa.
Ma fu la stessa spadaccina a porglisi di fronte, con uno sguardo carico di odio.
In un attimo, Roy perse di vista il braccio di Ayame tanto lo aveva colpito velocemente.
Avvertendo il colpo al petto, cade a terra.
Due ragazzi si avventaromo contro di Arima, lui li respinse colpendoli col palmo della mani all’altezza del costato.
Quelli volarono in aria, sputando una grossa quantità di sangue dalla bocca e cadendo a terra tramortiti.
Mentre questo avveniva però un sostanzioso gruppo di nemici sorpassò Arima, diretto nelle altre stanze, dove si trovavano Rina e gli altri.
AYAME: Arima! Non farteli scappare!
SAURON: Eh, eh! - fece prendendo anche lui quelal direzione - Due contro venti sarà sempre una mossa in favore dei venti, anche se quei due vengono dall’accademia.
Due ragazzi stavano trattenendo Arima, ma lui li lanciò con forza in aria, fino a sbatterli contro il soffito.
ARIMA: Vado! - esclamò prendendo la porta.
SAURON: Dove credi di..
CLICK!
Il rumore di un grilletto che scattava.
Dietro di lui, Valerio, con l’arma puntata alla sua schiena.
Suonava a vuoto.
SAURON: E’ scarica - esclamò mentre il suo sorriso diveniva cosi grande da mostrare tutti i denti.
Alzando la pesante ascia destra vibrò un colpo che spaccò in due il torace del ragazzo.
Almeno due litri di sangue uscirono dalla ferita ed un altro litro sgorgò fuori dalla sua bocca mentre si accasciava a terra con gli occhi spenti.
DIRETTRICE: Valerio!
Altri due ragazzi uscirono dalla porta.
AYAME: Maledizione! - esclamò colpendo una ragazzo con la punta della spada e stendendolo - Roy! Va ad aiutare Arima!
Per un momento non si mosse.
Poi di colpo Roy si alzò, guardò Ayame ed uscì.
SAURON: L’hai colpito con il retro della spada. Ma che furbetta - disse alzando le due asce e puntandogliele contro.
AYAME: Uno contro uno.
Lanciatasi frontalmente contro del nemico, Ayame si gettò alla carica.
L’uomo ne approffittò per vibrare un fendente dalla destra all’altezza della coscia, se l’avesse prese come minimo le sarebbe partita una gamba.
E poi sarebbe morta dissanguata nel giro di qualche minuto.
Tuttavia Ayame non era tipa da cadere in una simile trappola ed evitò il colpo saltando in aria ed atterrando sopra il piatto della gigantesca ascia.
Questo Sauron non se lo aspettava e lei sfruttò quell’istante per sferrare un calcio al suo petto, rilanciandosi all’indietro e riguadagnando terreno.
SAURON: Pizzica.
AYAME: Solamente? Ho trasferito parte del mio mantra nel piede, cercavo di farti avere uno shock.
SAURON: Scusa dolcezza, sono troppo forte per queste cose - e sollevò le asce calandole con forza sopra di lei.
La ragazza usò la lama per evitare che impattassero su di lei, lasciandole scivolare verso il basso, evitando il colpo nuovamente lanciandosi al contrattacco tagliando il petto del suo avversario.
SAURON: Tutto qui? - domandò.
Nell’altra stanza, la cosa era degenerata in un’immensa scazzottata tutti contro Arima.
Inutile dire quanto la cosa lo rendesse felice.
I tre bulli del giorno prima, Secco, Spada e Patata, lo stavano caricando, aggiungendosi alla mischia quando una mano sulla loro spalla li fermò.
Roy abbattè uno di loro con un pugno, facendolo andare al tappeto.
ARIMA: Era ora!
ROY: Scusa il ritardo Arima.
ARIMA: La tua idea è stata davvero idiota, lo sai?
Roy non fece in tempo a rispondere che uno dei due rimasti lo bloccò, fermandogli le braccia mentre l’altro prese a prenderlo a pugni alla bocca dello stomaco.
Per un attimo la vista gli si offuscò, poi fece di tutto per mettere in atto gli allenamenti fisici fatti e con una piccola ricorsa e la forza dei suoi addominali fece una specie di salto all’indietro, arrivando sulla parete usando la per spingere il ragazzo verso il compagno.
SECCO: Ehi! Così non vale!
ROY: Io dico di sì! - e gli diede un pugno.
L’altro rispose facendolo sbattere alla parete.
ARIMA: Alla mascella! Mira alla mascella!
La sua vista era ancora un po’ confusa, tuttavia Roy riuscì a colpire il suo bersaglio mandando il nemico KO.
Dietro però l’aspettava un altro.
Con la coda dell’occhio osservò Arima.
Ogni colpo, ogni pugno, ogni calcio andava a segno.
E dopo aver colpito l’avversario crollava a terra.
Sentendosi abbastanza sicuro di poterci riuscire, Roy si gettò a terra, tenendosi solo con il braccio destro e lanciando un calcio al collo del suo sfidante.
Tuttavia questi riuscì a bloccarlo ed a gettarlo a terra, colpendolo con un paio di pedate ai reni.
Nell’altra stanza Ayame era in una fase di stallo.
Era riuscita a schivare tutti gli attacchi nemici e di portare segno alcuni dei suoi, tuttavia a causa della possente muscolatura del nemico i danni risultavano notevolmente ridotti.
“Dannazione!” si trovò a pensare, alla ricerca di un’idea efficace per fermarlo “Non posso cercare di distruggere le sue asce, non so se Sakura possa tagliarle, inoltre se mi concentrò troppo su di una, l‘altra rimane libera di colpirmi”.
“Non ho altra scelta, catturarlo al momento risulta difficile” pensò evitando un altro attacco “Dovrò staccargli le braccia!”.
Detto questo scattò all’indietro verso la parete.
L’uomo polverizzò il tavolo dove si trovava nel tentativo di colpirla.
Lei saltò sulla parete, camminandoci sopra e lanciando un fendete verso il suo braccio destro.
La lama lo colpì lacerando la pelle, tuttavia non riuscì nell’intento di staccargli il braccio.
SAURON: EHI! Mi hai fatto male!
AYAME: Dannazione! Ho fallito l’attacco! - esclamò proseguendo sulla parete fino ad un angolo per poi tornare a terra - Devo fare sul serio!
Ora, entrambe le mani impugnavano il manico di Sakura.
AYAME: KENDO! - urlò lanciata alla massima velocità verso di lui.
Anche questa volta lui la fece arretrare con un fendente con l’ascia, ma per evitare che lei la sfruttasse come base d’appoggio colpì apposta l’aria un metro sopra di lei.
Ricaduta a terra, Ayame si ritrovò un taglio alla spalla.
Era finita in ginocchio, ma stringeva ancora la spada con entrambe le mani, sfruttandone il massimo potere.
SAURON: Muori! - fece tirando un fendente contro di lei.
Nell’altra stanza, solo tre nemici rimasti.
ARIMA: Posso lasciarteli?
ROY: Farò del mio meglio, corri da Ayame!
ZAN: Non ti preoccupare! - esclamò sbucando da una scala e saltando addosso ad uno di loro - Ci siamo anche noi.
Lui fece un cenno ed imboccò il corridoio per tornare nel refettorio.
Ayame era li in ginocchio, il volto pallido, tremava.
Specialmente le sue mani, tremavano incontrollabili stringendo il manico della spada.
Sul suo petto una linea rosso-sangue segno del taglio, la lama della sua spada a terra.
SAURON: Ed ora? - esclamò sollenvando le due asce in aria, pronto a calarle.
Le due mannaie calarono inesorabili a staccare le braccia alla ragazza.
Come un lampo Arima si calò tra i due afferrando a mani nude le due lame.
SAURON: Ma come? Non può essere! Anche se fossi riuscito a fermare il mio colpo di si sarebbero dovuto staccare le braccia!
I rivoli di sangue iniziarono a colare giù dalle mani di Arima su tutto il suo corpo.
L’uno cercava con tutta la sua forza di abbassare le mannaie, l’altro di bloccarle.
La contesa era in parità.
ARIMA: Hai.. Spezzato la sua spada!
SAURON: Gnh! Gnnh! - fece sforzandosi a più non posso di riprendere il controllo delle sue armi - Lasciale.. Andare!
Nella speranza di aumentare le sue chance di bloccare l’arma Arima iniziò a puntare le dita sul metallo delle scuri, sforzandosi a più non posso di far penetrare le sue dita dentro di essa, digrignando i denti e dando il suo massimo.
I muscoli del torace e delle braccia si gonfiarono prima per lo sforzo, poi in maniere del tutto spropositata.
ARIMA: Hai distrutto la sua spada portandole via una parte della sua anima - urlò mentre i suoi occhi s’iniettavano di sangue - Non ti perdonerò per questo!
Ed in un attimo avvenne la trasformazione.
ARIMA: Come hai potuto privarla della sua arma? E’ una parte importantissima di lei. Come hai potuto.. Portare via LA SUA INNOCENZA?!?
I suoi capelli persero completamente il colore scuro che aveva appena avuto diventando biondi e mossi mentre le sue dita perforavano il metallo, anche grazie a lunghi ed affilati unghioni da animale.
Aumentando la presa Arima prese il controllo delle due asce.
Una sottile e semi-invisibile aura dorata lo pervase.
SAURON: Non ci credo! - esclamò poco prima di finire al tappeto per un calcio di Arima.
Riaprendo le mani, lasciò cadere le due gigantesche scuri.
Non vi erano più ferite alle sue mani.
Fissandolo con fare furioso Arima sollevò il braccio destro ruotando il polso.
Lui lo guardò carico di rabbia e gli si scagliò contro.
ARIMA: Elemento Fuoco - Nova Splendente!
La sua mano ed il suo avambraccio finirono come in fiamme.
Con tutta la sua forza Arima colpì Sauron con un pugno di fuoco così potente che incendiò l’aria circostante dando fuoco al malcapitato mezzo tramortito a terra.
Anche questa volta, il sistema anti-incendio scattò immediatamente.
I capelli, le unghi e le braccia tornarono normali.
ARIMA: Scusa, non volevo vedessi questo - disse inginocchiandosi davanti ad Ayame e prendendo le sue mani tra le sue - La ripareremo, vedrai.
Primo capitolo, concluso.

________________________NOTE___________________________


1. Il “Kendo” è la stessa Tecnica/Power Up che usa Zaraki Kenpachi per uccidere Nnoitora Jiruga.
Nulla a che vedere con la disciplina orientale, in termini stretti.


SOLO PER CURIOSITA', VORREI SAPERE SE QUALCUNO LEGGE QUELLO CHE SCRIVO.
PERCHE' IN QUEL CASO MI PIACEREBBE CHE LASCIASSE UN COMMENTO, SIA DI GRADIMENTO CHE NON, UN QUALCOSA PER FARMI UN'IDEA SE QUELLO CHE SCRIVO PIACE O MENO.
GRAZIE.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 5/2/2010, 03:40     +1   -1




11 - Interrogazione! L’arrivo dei professori



Dopo aver risolto le facende nel Paese del Sole, erano passati due giorni dal ritorno a casa dei ragazzi.
Le ferite erano ancora fresche per Ayame e Roy.
Parlando di lui, nonostante i segni della battaglia non fossero tanto gravi, nonostante l’ora tarda della mattina se ne stava ancora a letto disteso a gambe incrociate e le braccia dietro la testa.
ROY: Ahi. Ahi. Ahi. Ahi. La vuoi piantare? Ahi. Ahi.
Alla sua destra, la parete.
Sopra, il letto dove dormiva Arima.
Alla sua sinistra, Rina che lo guardava sorniona pigiando il dito prima qui e poi la sul suo petto, ovunque gli facesse male.
RINA: Dai! E’ divertente!
ROY: Per te forse - rispose afferrando la sua mano.
Purtroppo non aveva tenuto conto che Rina aveva ancora l’altra mano.
Stava per afferrargliela, quando senti il suo democon trillare.
Alzatosi e recuperatolo lesse il messaggio.
ROY: E’ Arima, dice di raggiungerlo all’entrata - e s’infilò una maglia - Vieni anche te?
RINA: No resto qui con i vostri calzini puzzolenti.. - fece alzandosi.
ROY: Non è colpa mia - rispose uscendo - Io la mia roba la lavo!
RINA: Oh, ne sono sicura - si sentì dalle scale - Ogni quanto? Una volta ogni.. MAI?
Raggiunto il cancello principale vi trovarono Arima, Henry ed Ayame ad attenderli.
La ragazzina inchiodò facendo sollevare il suo gonnellino, restando poi in seconda fila, immaginando il motivo dell’adunata.
AYAME: E mi raccomando.. Cerca di non fare brutta figura. Buongiorno Roy.
ROY: Buongiorno. Che succede?
ARIMA: Stanno arrivando!
ROY: Eh?
ARIMA: I prof! Il tipo qui ha detto che sarebbero arrivati di qui a poco!
RUSA’: Ehi! Il ‘tipo qui’, non sono io, vero? - esclamò comparendo da dietro Ayame.
Ci fu un segnale di qualcuno che richiedeva di entrare dalla porta esterna.
Poi il lento rumore dello scanner che analizzava il corpo e la successiva spruzzata di gas antibiotico per evitare la diffusione d’infezioni.
RINA: Questa è senza dubbio la signorina Adine.
HENRY: Come mai?
RUSA’: Il vostro prof non è.. come si può dire.. un tipo affidabile.
ROY: Che tipo è questa signorina Adine?
AYAME: Stai per conoscerla.
ARIMA: E’ carina?
AYAME: Ma che t’importa?
Rina fece di sì con la testa.
AYAME: E non dargli corda te!
RINA: E’ molto simile ad Ayame, solo mooolto più sexy.
Roy ed Arima si scambiarono uno rapido sguardo, poi la porta si aprì.
Una figura snella uscì dal fumo avvicinandosi.
RUSA’: Buona giornata, signorina Adine.
Alta, magra, con i capelli castani sulla schiena e che le coprivano una parte delle guancie sul viso.
Un filo di trucco rosa sopra le palpebre.
Indossava uno Yukata rosa, pieno di disegni floreali.
Praticamente una decina di centimetri sotto il seno una fascia legata sulla vita e poi una gonna verde fino ai piedi.
Sulla fascia era legato un filo ad alla sua destra eta attaccata una piccola spada, che non superava i 30 centimetri.
Quando apparve davanti ai ragazzi come prima cosa si passò la mano destra tra i capelli per poi salutare il gruppo con un dolce sorriso.
AYAME: Buon giorno, signorina Adine.
ADINE: Buongiorno a tutti.
ARIMA&ROY&HENRY: CARINAAA!!!
RINA: Visto? Ti sei fatta una rivale - fece all’amica.
ADINE: Esagerati - esclamò coprendosi il volto come nascondere il suo arrossire - Non mi ricordo di voi ragazzi, siete nuovi?
AYAME: Si, sono arrivati qui da un paio di settimane e vorrebbero entrare nel suo dojo.
ADINE: Permesso accordato.
ARIMA: Evvai!
ROY: Fiuuu!
AYAME: Ma.. Signorina Adine!
HENRY: Ottimo ragazzi. E’ stato più facile di quanto pensaste, eh? Piuttosto.. Dov’è il nostro prof?
RUSA’: Vi avevo detto di non farci troppo affidamento.
ADINE: Signor portiere, chi stanno aspettando questi ragazzi? Un loro responsabile? E’ il maestro di Kumite?
RUSA’: No, signorina Adine. Quell’altro - fece in tono seccato - Non è che per caso vuole pensarci lei?
Alla donna scappò una risatina.
ADINE: Fossi matta! - ed indicò una borsa lasciata all’entrata - Ayame, la prendi te?
AYAME: Sì, signorina Adine! - rispose con un inchino.
ADINE: Tanto più che il vostro insegnate era a poca distanza da me, quindi sarà qui tra poco.
ROY: Che fortuna!
Il segnale scattò di nuovo.
I tre ragazzi si avvicinarono di qualche passo alla porta, mentre le procedure venivano eseguite.
Nuovamente la porta si aprì facendo uscire davanti a loro una colossale figura.
Un uomo gigantesco, alto quasi 3 metri che stringeva una grossa sacca sulla spalla si presentò davanti a loro.
In testa non aveva capelli, solo 3 ciuffi pettinati a forma di punta, facendo una cresta.
Indossava un paio di occhiali scuri ed un espressione da duro.
HENRY: Cazzuto questo prof!
ARIMA: Mi piace! Mi piace!
RUSA’: Ciao Larry.
ADINE: Ciao Larry. Oh! Il sacco. Si è giocato i vestiti anche questa volta?
LARRY: No - fece scaricando il sacco a terra - Abbiamo dovuto immobilizzarlo per portarlo via, ed il sacco si è rivelato utile.
Detto questo il gigante si diresse nuovamente alla porta.
ARIMA: Ehi, aspetti!
Anche gli altri stavano per dire qualcosa, quando il sacco si mosse davanti ai loro piedi e ne uscì un uomo.
Alto, muscoloso, coi capelli biondi ed un ciuffo all’insù.
TAMPIOTKA: Buongiorno ragazzi.
ROY: Oh, No..
ARIMA: ..
HENRY: Non dirmi che..
Sbuffando, il portiere s’intromise.
RUSA’: Ragazzi. Questo è Tampiotka Okkentoffi. Il vostro insegnante e referente.
*TRIPLE FACE-PALM!*
ADINE: Buona fortuna ragazzi! - fece agitando la mano - Rina, Ayame, andiamo!
ARIMA: Non può essere, non ci credo - mormorava rannicchiato su se stesso- Questo è uno sfigato! Come faccio a diventare Archknight se questo deve insegnarmi?
Alzatosi in piedi, si tolse di dosso quanta più polvere possibile dalla maglietta logora ed usata e dai pantaloni da ginnastica stra-usati.
TAMPIOTKA: Stupidi croupier! Prossimo stipendio torno li e..
RUSA’: La metà del tuo stipendio per i prossimi 7 anni è confiscata per pagare i tuoi debiti.
TAMPIOTKA: Merda, vero - disse pensandoci sopra - Tra due mesi?
RUSA’: Secondo me ti avranno già spezzato le gambe prima - sospiro - Comunque, questi sono i nuovi studenti. Tieni d’occhio quello li - fece puntando il dito verso Arima.
ARIMA: Ehi!
TAMPIOTKA: E’ un piantagrane?
RUSA’: Patologico.
TAMPIOTKA: Ci avrei scommesso.
RUSA’: Non ne dubitavo - altro sospiro, poi si rediresse alla sua postazione.
I tre erano silenziosi.
L’emozione era stata troppo forte.
Tanto per cambiare, il più vitale era Arima che approffittava di ogni distrazione dell’insegnante per farci boccaccie ponendo la mano a L sulla sua fronte.
TAMPIOTKA: Bene ragazzi. Scommetto che siete ansiosi di cominciare vero?
ARIMA: Perché? - disse con lo sguardo verso il cielo - Perché?!?
TAMPIOTKA: MA che gli prendere?
HENRY: Nulla.
ROY: E’ solo ansioso di cominciare.
HENRY: Ecco. Lui, io devo tornare al lavoro - e si voltò.
L’uomo lo afferrò per la spalla, Henry si volto fissandolo.
TAMPIOTKA: Prendete tutto quello che vi serve, ci rivediamo qui tra mezz’ora, stiamo partendo per un esercitazione.
ROY: Ese..rcitazione?
HENRY: Ma io devo tornare al lavoro!
TAMPIOTKA: Ci penso io a quello. Avanti, ora avete solo 29 minuti. Scommetto che non ce la fate.
26 minuti dopo i ragazzi erano davanti all’entrata dell’accademia.
Da soli.
ARIMA: Cazzo, ma quel tipo non riesce nemmeno ad essere puntuale?
ROY: Mi domando che tipo di esercitazione faremo..
HENRY: Lancio dei dadi, indovina la carta, giochi di probabilità..
Lui ed Arima scoppiarono a ridere.
ROY: Non l’ho capita.
D’un tratto, una figura si manifestò dietro a Roy.
TAMPIOTKA: Stavate parlando di me?
Raggelato dallo spavento Roy arretrò verso i compagni.
Il maestro e Benji apparvero davanti a loro.
ARIMA: Benji?
BENJI: Presente.
HENRY: Che ci fai qui?
BENJI: Assisto il maestro Okkentoffi.
ARIMA: Anche il suo nome è da sfigato - sussurrò - Cavolo! Finisce male lo sento!
I ragazzi marciarono per una mezz’oretta, raggiungendo un terreno semi-roccioso con qualche albero sparso e macchie d’erba un po’ dappertutto.
La regolarità del prato tuttavia era rovinata da rialzamenti e smottamenti del terreno, quasi molto di queste zolle di terra fossero state mosse.
Non erano tanto distanti dal luogo da cui erano arrivati.
Vicino a loro, un burrone di una ventina di metri circa.
Lasciate le loro cose, i ragazzi si trovarono fianco a fianco, davanti allo strano insegnante che, aiutato da Benji, si apprestava a metterli alal prova.
TAMPIOTKA: Benji, fai l’appello.
BENJI: A-appello?
TAMPIOTKA: Si, appello. Leggi i nomi dal registro e segni chi è presente.
BENJI: Ma quale registro? - fece grattandosi la pelata.
ROY&ARIMA&HENRY: ..
TAMPIOTKA: Oh, giusto.. Non lo abbiamo. Vabbè, presentatevi!
ROY: Sono Roy, 15 anni.
TAMPIOTKA: Uao, sei stato molto conciso.
HENRY: Henry Wallet, 16 anni. Vengo dalle montagne rocciose.
ARIMA: Arima Tenchi, 16 anni. Vengono dall’omonimo paese.
TAMPIOTKA: Ma “Tenchi” non era una catena di centri commerciali? - sussurrò a Benji.
BENJI: Ma che ne so.. Uff!
TAMPIOTKA: Ok, pronti?
HENRY: Ehm… scusi sa, ma non dovrebbe presentarsi anche lei?
TAMPIOTKA: Tutto a suo tempo, Jerry.
HENRY: Henry.
TAMPIOTKA: Quel che è. Ragazzi, questa è un interrogazione.
ROY: Cosa?
TAMPIOTKA: Non preoccupatevi, l’esito di questa interrogazione non avrà eccessivo peso, mi servirà solamente a sapere quanto e cosa sapete fare. Ma andiamo al sodo. Come sicuramente sapete, e se non lo sapete lo scoprite ora, attualmente nel nostro mondo esistono 4 differenti tipi stili di combattimento. Chi me li sa indicare?
Nessuno rispose, ad eccezione di Arima che ripetè ancora il gesto della L sulla fronte.
TAMPIOTKA: Ehm.. Ok. Beh, i 4 stili sono questi: Lotta a mani nude, o con l’uso delle arti marziali, lotta con l’utilizzo di armi bianche, lotta con utilizzo di armi meccaniche e lotta con utilizzo del mantra. Questi stili di lotta sono facilmente combinabili tra loro, anche se c’è chi si specializza in uno di essi solamente. Ora vi farò delle domande, riguardo la vostra conoscenza e preparazione in queste ‘materie’ a seconda delle vostre risposte vi darò un voto da 1 a 3, dove 1 è Insufficiente, 2 Sufficiente e 3 Buono. Domande?
Silenzio.
BENJI: O ha attirato la loro attenzione o è riuscito ad annoiarli del tutto.
TAMPIOTKA: Andando all’indietro.. Stile di Lotta che sfrutta l’utilizzo del mantra, ossia l’energia interna ad ognuno di noi, la nostra aura, la nostra forza vitale, la nostra.. Non avete nemmeno idea di cosa sto parlando, vero?
ROY: Praticamente..
TAMPIOTKA: Ok.. Come dicevo questo esame non è estremamente rilevante e, dato che siete novellini, vi darò un 2 a tut..
Ispirando un enorme quantità d’aria, improvvisamente Arima si gonfiò il petto arrettrando, poi di scatto chiuse i palmi della mani soffiando fuori l’aria lanciando una gigantesca palla di fuoco in direzione dell’insegnante.
La palla gli passò di fianco, poi toccò terra dando fuoco ad un mucchio di sterpaglie.
TAMPIOTKA: Ma bene.. Qualcuno ha fatto i compiti e si merita il primo 3 della giornata. Ma riuscirai a totalizzare almeno 8 punti?
ARIMA: Ovvio che ce la farò.
TAMPIOTKA: Stile di combattimento con armi meccaniche. Tali armi spesso rappresententano una categoria a parte, in quanto spaziano della armi da fuoco ai mecha. Qualcuno ha esperienza di mecha?
HENRY: Mecha.. No - fece indossando il suo attrezzo lancia freccie, che portava al braccio - ma penso di cavarmela comunque, in questa categoria.
TAMPIOTKA: Allora, ricapitolando.. Henry 5, Arima 5 e Roy solo 4. Passiamo al terzo stile. Utilizzo delle armi bianche. Come sapete ad un certo punto della nostra storia il nostro corpo si fortificò a tal punto che un semplice colpo d’arma da fuoco non poteva più rappresentare un danno vitale per il nostro organismo, se non in certi punti. Così ci fu un ritorno al passato, alla armi bianche come spade e lance, in quanto era possibile per chi vibrava il colpo modificare la forza l’intensità dell’attacco rendendolo letale o meno. Qualche domanda.
HENRY: No.
ROY: No.
ARIMA: Io ho un’arma.
TAMPIOTKA: Ottimo.
ARIMA: Ma l’ho scordata a casa.
TAMPIOTKA: Oh, ma che cavolo! Essì che vi avevo detto di prendervi tutta la roba per questo tipo di esercitazione.
ARIMA: Forse non ci siamo capiti - rispose - L’ho dimenticata a casa, al Villaggio Tenchi.
TAMPIOTKA: E questo è un 1 per te, Arima. Per gli altri, 2.
BENJI: Ricapitolando: Henry ha 7 punti, Arima e Roy 6 entrambi.
TAMPIOTKA: Ultimo capitolo della lezione: Lotta a mani nude. Voi tre, contro di me. Se ce la fate, avrete la sufficienza.
ROY: E se perdiamo?
TAMPIOTKA: Sarebbe i miei sottoposti per un anno intero.
HENRY. Whooo!
ROY: Bella scommessa, non c’è che dire.
ARIMA: Accettiamo! Tanto vinceremo.
Nel frattempo, all’accademia la signorina Adine se ne stava seduta sopra la suo letto.
I capelli ancora bagnati dal bagno rinfrescante le cadevano a perpendicolo giù dala schiena, mentre quelli davanti le scendevano dalle scale.
Se ne stava ritta, rigida gli occhi chiusi trasognanti rivolti verso l’alto.
Un piccolo mugolio le scappò dalla bocca, velocemente si morse un labbro non troppo forte.
Addosso aveva solo un asciugamano rosa che le copriva il busto, legato appena sopra al petto che si alzava ed abbassava seguendo il calmo e pacato ritmo del suo respiro.
Tuttavia in quel clima di relax, c’era qualcosa che la scuoteva.
ADINE: Oh, sì.. - mugolò passandosi la mano tra i capelli, con un espressione di piacere dipinta sul volto - Continua.. Oh! Dai, dai!
AYAME: Signorina Adine! - esclamò ai suoi piedi, stringendole il piede - Credo potrei concentrarmi meglio se lei non facesse tutti questi versi!
ADINE: Che ci posso fare se mi mandi in estasi coi i tuoi massaggi ai piedi? Mi ci volevano davvero.
AYAME: Lo capisco, ma dalla sua reazione sembra quasi che stessimo facendo sesso!
ADINE: Oh, Ayame.. Ogni volta che le tue dita scorrono sui miei piedi penso sempre che se ci metti la stessa passione anche col resto del corpo, l’idea non è da scartare - fece esplodendo in una risata e lasciandosi cadere stesa sul letto.
I suoi capelli lunghi e castani erano sparsi tutt’intorno a lei, il respiro si era normalizzato del tutto.
ADINE: In sole 3 settimane.. È successo tutto questo..
Tornando al luogo dell’esame.
TAMPIOTKA: Naturalmente - fece estraendo un piccolo contenitore da una borsa - essendo voi novellini ed io un esperto non dovrete mettermi K.O. porgete le mani - fece aprende il barattolino - Ora vi spalmo questa speciale vernice sulla mano, vi basterà che uno di voi macchi la mia maglia ed avrete vinto.
ROY: Sembra facile..
HENRY: Ma lo sarà veramente?
Accademia.
ADINE: Mi domando .. Quanto ci metteranno quei tre a sfinirsi inseguendo Tampiotka.
AYAME: Cioè? E’ così veloce? A vederlo non si direbbe.
ADINE: Beh, per forte è forte e per essere veloce è veloce, nonostante il suo aspetto da cazzone, ma il punto non è questo.
AYAME: Ah, no?
ADINE: Mai, mai e poi mai vi è una minima possibilità di prenderlo se non si è a conoscenza del suo potere.
Tornati al luogo dell’esame.
TAMPIOTKA: Avete tutto il tempo che volete. Certo per domani io mi sarò già stancato di farmi rincorrere, ma diciamo che avrete da qui a domani di tempo per toccare la mia maglia. Date il meglio di voi.
BENJI: La sfida avrà inizio tra 5, 4..
TAMPIOTKA: Prima che la partita inizi, lasciete che mi presenti: Tampiotka Okkentoffi, 36 anni della città di Okkentoffi. Il mio lavoro? Io.. Sono un eroe.
BENJI: 2, 1... Iniziate.
Neanche il tempo di rispondere che l’uomo era sparito.
TAMPIOTKA: Arima, il tuo livello è sicuramente superiore a quello dei tuoi compagni - esclamò dietro alle sue spalle - Perciò ti metto in panchina così da poter saggiare la forza dei tuoi amici.
Arima non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che Tampiotka lo colpì al petto con un palmo, spingendolo e facendolo scomparire.
Qualche istante più tardi, Arima si ritrovò in fondo al burrone senza nemmeno essersi accorto del suo spostamento.
ARIMA: Ma che cazzo..

SOLO PER CURIOSITA', VORREI SAPERE SE QUALCUNO LEGGE QUELLO CHE SCRIVO.
PERCHE' IN QUEL CASO MI PIACEREBBE CHE LASCIASSE UN COMMENTO, SIA DI GRADIMENTO CHE NON, UN QUALCOSA PER FARMI UN'IDEA SE QUELLO CHE SCRIVO PIACE O MENO.
GRAZIE.
 
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IlMagoNero
CAT_IMG Posted on 8/7/2010, 22:44     +1   -1




12 - Sopravvivenza! Il segreto della riuscita


Roy ed Henry rimasero scioccati dalla sparizione del loro compagno.
HENRY: Arima!
TAMPIOTKA: Tranquilli, l’ho solo allontanato un pochettino.
BENJI: Presto tornerà più incazzato come mai.
Senza attendere oltre Roy si voltò sollevando la gamba per colpire l’insegnante, ma questi fu più veloce afferrandogli polso e caviglia e facendolo roteare un paio di volte in aria per poi lasciarlo andare.
Caduto rovinosamente a terra, Benji si avvicinò ad assicurarsi la sua salute.
Henry intanto aveva lanciato due frecce contro l’insegnante forzandolo a spostarsi sul lato sinistro, sfruttando quel momento per avvicinarsi a lui e stendere il palmo sul suo petto.
Ma l’uomo non pareva intenzione a cadere preda di un trucco così semplice e con la forza di una sola gamba sapiccò un salto a mezz’aria colpendo Henry con la punta del piede sul petto mandandolo a terra.
HENRY: E’ veloce! - esclamò rimettendosi in piedi mentre Roy lo affiancava.
ROY: Uniamo gli sforzi! Tu lo tieni a bada con le tue frecce, mentre io lo marco stretto.
HENRY: Ottimo, avanza Roy!
Tenendo le braccia leggermente aperte verso i lati Roy si lanciò verso il nemico, cercando di fare quanta più attenzione possibile nel capire in che direzione si sarebbe mosso.
Una freccia di Henry si conficcò sulla sua sinistra, vicino al suo piede.
Il professore quindi lo spostò, iniziando a deviare verso destra.
“Ben fatto!” esclamò Roy ormai a pochi centimetri da lui.
TAMPIOTKA: Bravi, mi piace la collaborazione. E’ senz’altro la cosa migliore contro un avversario che non potete sconfiggere singolarmente.
Una volta terminata la frase afferrò nel giro di qualche istante le spalle di Roy usandole come appoggio per un salto carpiato sopra la sua testa.
TAMPIOTKA: Non hai tenuto conto che poteva passarti sopra!
HENRY: Ma io sì! - esclamò allungando le braccia verso di lui.
“Ooohh! Mica scemo” pensò il professore “Come ha capito che avrei saltato mi è venuto incontro. Forse lo stava premeditando anche prima, ecco perché non si è mai allontanato troppo da noi nonostante la sua arma copra sicuramente distanze maggiori”.
Era il momento di Henry, stava per raggiungere il bersaglio quando Roy, sollevato da dietro le spalle dell’avversario, venne letteralmente proiettato contro di lui.
TAMPIOTKA: Questa interrogazione mi piace. Non siete proprio i pivelli che pensavo. Mi domando come cambierà lo scenario quando il vostro amico ci raggiungerà.
BENJI: Ah, proposito. Dov’è?
TAMPIOTKA: Nel burrone, controlla come se la cava - ordinò rimettendosi in guardia, mentre i due ragazzi tornavano in piedi.
In fondo al burrone.
ARIMA: Caaaazzzzzo! Cazzo (pugno sulla parete rocciosa), cazzo (altro pugno), cazzo (testata)! Dove sono finito?
L’ambiente era simile a quello dove si trovava poco prima, inoltre un leggero rumore di battaglia lo aveva quasi convinto che non si trovasse tanto distante dai suoi amici.
Solo che lui era dentro ad una gola, con una ventina di metri di dislivello.
Solo una ripida parete da superare.
Solo.
ARIMA: Fanculo! - urlò afferrando una radice sopra di lui ed usandola come appiglio.
Come si fù sollevato dal suolo la radice venne via e lui cadde a terra.
ARIMA: Ouch! Ma porca… (sasso sul naso) TROIA!!!! AAAAHHH!!!! Ci vuole altro per fermarti!!!
In cima alla salita, indistinguibile dal basso, Benji osservava ridacchiando la scena.
All’accademia.
AYAME: Assolutamente no! Come può propormi qualcosa del genere?
ADINE: Ti ho solo chiesto se vuoi la mia vecchia camicia da notte, dovrebbe andarti bene visto che non hai un fisico tanto diverso dal mio.
AYAME: E quella la chiama “camicia da notte”?
Adine osservò meglio l’indumento nella sua mano: un babydoll rosa, col pelo sia in basso che ricamato sul davanti che copriva all’incirca mezzo inguine.
ADINE: Embè? Poi ci sarebbero anche gli slip per fare il completo - fece estraendo un paio di mutande rosa, con un fiocchettino rosso disegnato davanti - ma queste quasi quasi le tengo - mormorò sbattendole in faccia ad Ayame.
AYAME: Si tenga tutto - esclamò lei, tutta rossa.
TOC! TOC!
AYAME: Credo siano le altre ragazze, venute a porgerle i loro saluti.
ADINE: E’ aperto!
La porta si apri facendo entrare Law nella stanza, spinto dentro da Savannah che apparve dietro di lui.
LAW: I miei omaggi, signoOOOOH!!! - esclamò assistendo alal scena e superando di almeno due tonalità di rosso, il colorito di Ayame.
SAVANNAH: Lo perdoni signorina Adine - esclamò afferrandolo per un braccio e portandolo fuori - Torneremo più tardi.
Le due rimasero in silenzio qualche istante.
ADINE: Sarà meglio che vada a vestirmi - ed entrò in bagno.
AYAME: Sarà meglio - rispose coprendosi il volto.
Tornando ai ragazzi.
Finalmente il capo di Arima risbucò dal precipizio.
Incazzato come una bestia, per poco nell’impeto della risalita non colpì con una testata Benji.
BENJI: Ehm.. Perché.. Perché non hai usato il sentiero?
ARIMA: Che sentiero? - fece lui, ancora ancorato alla parete di roccia.
Benji alzò il braccio indicando una piccola stradina ad una 50ina di metri da loro, che conduceva al fondo.
E viceversa.
ARIMA: AAAAAAAHHHH!!!! - fece uscendo dal precipizio - Dov’è? Dov’è? Lo polverizzo!
BENJI: Non ti sei nemmeno chiesto come ti ha fatto finire li? Pensi davvero che caricare a testa bassa sia la soluzione? - fece indicando l’ennesimo mischia di Henry e Roy contro di lui.
Lanciando un potente grido di battaglia Arima si lanciò contro il gruppo.
BENJI: Addio effetto sorpresa..
Lanciato verso di loro a braccia aperta, grazie al suo urlo Arima si assicurò l’attenzione di tutti gli altri, soprattutto di Tampiotka, così che fu certo anche che avrebbe notato l’energia rossa che circondava la sua mano destra con la quale stava per colpirlo.
TAMPIOTKA: Who! - urlò alzando il braccio per parare il colpo nemico, colpendolo dove non era ricoperto d’energia infuocata - Perché mi vuoi ferire?
ARIMA: Non voglio farlo, voglio costringerti a parare - esclamò pochi istanti prima del contatto tra i due, spegnendosi la mano ed afferrando il braccio dell’insegnate - Sai muoverti a super velocità? Beh, non puoi più farlo!
Allungando il palmo come per colpirlo, Arima si ritrovò a fendere l’aria con entrambe le mani.
HENRY: !
ROY: ?
ARIMA: Ma come ha fatto? Lo avevo bloccato!
I tre si guardarono intorno.
Ora il maestro era vicino a Benji.
TAMPIOTKA: Forse non hai stretto bene la presa - disse con un evitante tono di scherno.
Preso dalla rabbia Henry lanciò due frecce dirette al suo petto.
Poco prima che lo colpissero quello scomparve e le due frecce colpirono Benji che si riparò con un braccio, senza riportare ferite.
HENRY: Non l’ho ferito? - esclamò fissando il dispositivo al suo braccio - Che si sia guastato?
ARIMA: Ragazzi! Riunione! - disse avvicinandosi ad Henry e così fece Roy - Che mi sono perso?
ROY: Ha sempre evitato i nostri attacchi, anche se..
ARIMA: Anche se?
ROY: Ecco.. Mai come adesso. Insomma, non è mai.. Scomparso.
Roy ed Arima guardavano lui.
Tampiotka guardava loro due ed Henry, che stava controllando la funzionalità della sua arma.
TAMPIOTKA: Cambiamo le carte in tavola! - e si scagliò contro di loro.
Arima e Roy si allontanarono, mentre Henry se ne accorse troppo tardi.
Con un colpo di mano colpì il braccio che portava il congegno.
Un pezzo meccanico cadde a terra.
HENRY: No..
Non potè aggiungere altro perché Arima lo afferrò per un braccio, allontanandolo dal maestro.
Roy approffittò dell’ennesimo momento di apertura per lanciarsi contro di lui, che se ne accorse voltandosi verso di lui.
Dietro di loro si alzò un polverone dal quale ne uscì Arima lanciato ad una velocità elevatissima, maggiore di quella che aveva usato prima.
Per un momento Roy non riuscì nemmeno a seguirlo con lo sguardo e pensò che quella velocità non avesse nulla di umano.
BENJI: Che aumento di potenziale così rapido! Sa già usarla?
TAMPIOTKA: Voi ragazzi, Roy, Henry, avete molta strada da fare: la collaborazione e la strategia sono da affinare, ma dovete incrementare la forza e la velocità, soprattutto tu Roy. Arima tu.. - e scomparve lasciando che i due quasi si scontrassero tra loro - .. Tu sei ad un livello superiore.
ARIMA: Sai, che novità! ROY!!!
ROY: !
Senza aspettare alcuna risposta Arima afferrò il braccio destro di Roy sollevandolo in aria ed iniziando a farlo roteare per poi lanciarlo in aria, con lo scopo di farlo cadere su Tampiotka.
Col cuore che batteva a mille e l’aria che per un momento divenne rarefatta, Roy si trovava in aria agitando gambe e braccia dallo spavento.
TAMPIOTKA: Arima, indubbiamente hai una preparazione fisica invidiale, una forza ed una velocità superiore a quella dei comuni novizi e sei persino in grado di materializzare la tua energia interiore. Diventerai potentissimo non appena avrai ottenuto l’unica cosa in cui sei ancora carente.. L’esperienza.
Roy iniziò a scendere.
ARIMA: Adesso! - esclamò piegandosi quasi fino a terra e spiccando un salto in aria fino a Roy.
“Non può essere!” pensò Roy mentre Arima lo raggiungeva in aria, poggiando i piedi sulla sua schiena “Siamo a 5 metri d‘altezza! Nessuno può saltare così in alto”.
ARIMA: ROOOY!!! ADESSO!!!!
ROY: Eh?
Senza esitare, allungando le gambe Arima sparò il povero Roy urlante di terrore direttamente in faccia al maestro, sbattendo entrambi a terra.
Con l’ultimo briciolo di razionalità prima di perdere i sensi per lo spavento, Roy lasciò un segno rosso sulla sua maglia.
BENJI: 20.45 - disse guardando l’orologio - Dopo 5 ore gli allievi portano a compimento la prova. Punteggio finale: Roy 8 su 12, Henry Wallet 9 su 12, Arima Tenchi 8 su 12. Come osservatore aggiungo inoltre che vi porgo i miei complimenti per l’abilità dimostrata e vi ringrazio di cuore per non aver tirato questa cosa troppo a lungo.
HENRY: Abbiamo vinto?
TAMPIOTKA: Auch.. Fì - fece spostandosi Roy di dosso tenendosi il naso sanguinante con una mano - Mi hai fatto maliffimo. Non avrei mai pensato che usasse un suo compagno per colpirmi.
Sulla via di ritorno, finalmente Roy riprese in senso sulla spalle di Arima.
ROY: Che è successo… sono ferito?
ARIMA: Macchè! Sei un vero uomo, gli uomini non si feriscono per così poco!
Divincolandosi Roy scese dalle sue spalle.
ROY: Adesso mi ricordo! Mi hai lanciato come fossi un palla di cannone! Sei pazzo o cosa?
ARIMA: Tranquillo, l’esame l’abbiamo superato, no?
ROY: Già.. Tutto questo casino, per una semplice prova.. Mi chiedo se ne sia valsa la pena.. - esclamò mentre il gruppo varcava il cancello dell’accademia.
Una volta all’interno videro Adine, Rina ed Ayame li davanti a loro intente ad aspettarli.
ARIMA: Credo di sì.

SOLO PER CURIOSITA', VORREI SAPERE SE QUALCUNO LEGGE QUELLO CHE SCRIVO.
PERCHE' IN QUEL CASO MI PIACEREBBE CHE LASCIASSE UN COMMENTO, SIA DI GRADIMENTO CHE NON, UN QUALCOSA PER FARMI UN'IDEA SE QUELLO CHE SCRIVO PIACE O MENO.
GRAZIE.
 
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