Prologo II - Colei che ama
Caro, dolcissimo Eric, ancora una volta ti scrivo. Piccole parole di scuro inchiostro, come orme di passerotti su eburnea neve, dimenticate qua e là.
Oh, so bene che non potrai mai leggere queste lettere.
(Fino al tuo ritorno,no?)
Non sono un'illusa come spesso hai pensato. Ho smesso di credere alle favole.
Da troppo tempo, ormai.
Eppure ciò non mi impedisce di continuare a rivolgermi a te in un qualche modo,nella speranza che un giorno tu riesca a sentire il mio messaggio disperato.
Perché non muori, spietata Speranza?
Oggi mi sono alzata presto per poter ammirare il nostro felice paesino svegliarsi alla chiara luce di una splendida alba d'estate.
Tutto in questo luogo risveglia il tuo ricordo, e ogni giorno gli occhi cisposi mi pizzicano un po', ma devo essere pronta
(Per il tuo ritorno,no?)
A quanto pare no.
Dovevo immaginare che sarebbe finita così,ma ancora oggi mi ostino ad aver fede.
Io sono maledetta.
Sono nata per soffrire.
Ma, grazie a te, in mezzo a tutta questa sofferenza, sono riuscita a trovare un briciolo di …... a cui mi aggrappo tutt'ora. Inesorabilmente tutto ciò sprofonda ogni giorno nell'oblio, finché non riuscirò neppure a riconoscere la mia stessa immagine riflessa in una pozzanghera.
Allora ritornerò ed essere come un tempo? O forse lo sono già?!
Cosa mi hai donato di così importante? Io senza di te non riesco più a ricordare la parola essenziale di questo mondo.
No... Sono due parole... ne sono certa... Due parole mancano per non rendere vana alcuna esistenza...
Vorrei tornare indietro nel tempo e fermarti, non lasciarti varcare quell'uscio e stringermi a te.
Eppure non ci sono riuscita, qualcosa ha sormontato l'egoismo, e pensava solo al tuo bene.
Questo Qualcosa deve essere veramente stupido. Anzi, io sono veramente stupida.
No, non ci siamo. Per potermi ricordare cosa mi manca, devo tornare ancora più indietro nel tempo, perché le mie mani in quei giorni tremavano già, come fossero sintomo della mia malattia.
Ancora più indietro...
Sicuramente le persone comuni avrebbero focalizzato l'attenzione sull'incontro, piuttosto che sull'addio, con la persona che cambiò il corso degli eventi. Ma non posso, la memoria non riesce ad offrirmi un quadro nitido di quel periodo. Cerco di sforzarmi, ma ottengo solo una forte emicrania.
Anche adesso...
Il tempio dove ero solita recarmi i giorni di festa. Era,un tempio, ero in Oriente?
Indossavo una specie di kimono. Mi ricordo di un gattino. Perché ero lì?
Un sorriso vero... in mezzo a tutti quelli di scherno e di compassione, e di superiorità...
''Che senso ha vivere.''
No! Basta! Mi fa troppo male la testa, devo arrendermi...mai mi torneranno in mente quei momenti, e quelle parole ormai non mi appartengono più.
Ho bisogno di uscire e fare quattro passi.
[ Elizabeth era molto confusa. Sovrappensiero era arrivata ad un parco, guidata dal suo istinto. Quando se ne accorse, non poteva fare a meno di contemplare il verdeggiare degli alberi, il canto delle cicale, i colori chiassosi dei fiori, un bambino sporco di fango da cima a piedi. Trasognante, si sedette ad una panchina: la vista di quel bambino era divertente, non poteva fare a meno di sogghignare tra sé e sé. Si accorse che ormai erano anni che non rideva... così si rattristò un poco, ma solo per un attimo, perché quel bambino paffutello riuscì ad inciampare stando fermo e rovinò a terra. E finalmente Elizabeth si lasciò andare ad una fragorosa risata: una sensazione liberatoria ed appagante allo stesso tempo!
''Mi sento felice!''
Ma le mancava ancora qualcosa...
Un gattino grigio, una nuvoletta di pelo si avvicinò ad Elizabeth quatto quatto, e senza che lei se ne accorgesse, le fu accanto. Iniziò subito a strusciarsi a lei, in cerca di coccole. Il pelo soffice le riportò alla mente quel passato incontro con l'uomo che segnò il suo destino.
Ecco, la madre prese in braccio il proprio figlio, rassicurandogli che sarebbe andato tutto bene e coccolandolo.
Elizabeth prese il gattino in grembo e lo accarezzò finché non si appisolò beatamente.
Ormai era tutto chiaro.
''Che madre amorevole!''
Il sole stava calando ed Elizabeth si diresse verso casa. ]
Finalmente mi sono ritrovata...
Felicità ed Amore
Ecco la mia finestra.
Mi sono destata or ora,
ripiena di dolcezza.
Pensavo di volare.
Fin dove la mia vita
arriva, e dove inizia
la notte?
Colei che ama R. M. Rilke