Il Gobbo & Il Truce

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Orochibuto
CAT_IMG Posted on 15/9/2010, 19:47     +1   -1




Su richiesta di alcuni membri dello staff, questa che vi presento è una delle brevi novelle demenziali che uso per sfogare il blocco dello scrittore, gettandoci dentro qualsiasi cosa mi passi per la testa.
Vi avverto, la lettura può causare vomito.

AVVERTENZE: Humor nero, protagonista misogino, politically incorrect


Il nome è Joe Margheriti.
Sono un supereroe.
Mi mantengo sano di mente attraverso una dieta a base di ananas e prugne

Il Gobbo & Il Truce


Avevo appena finito un giro di ricognizione contro una banda di spacciatori di canapa. Ero riuscito a farne fuori una decina, senza dover sparare un solo colpo. Gli idioti erano andati a ficcarsi in un vicolo senza via d’uscita e a me era bastato stritolarli contro la parete con la mia macchina, riducendoli a marmellata.
Peccato mi avessero chiazzato la carrozzeria con il loro sangue da tossici.
Bastardi.
Mi stavo rilassando su una panchina del parco, mangiando un panino comprato da un tizio con una carriola. Quello aveva tentato di fregarmi, dandomi il resto sbagliato, perciò gli avevo piantato due pallottole in testa.
“Tu che dici?” sussurrai “Ho esagerato?”
Mortimer, il folletto irlandese dalla rossa barba che vive sopra la mia spalla, mi guardò in tralice.
“Dico che sono un parto della tua mente malata e che in quella testa hai un bordello, amico!”
Annuii, prendendo un altro morso.
Finito il mio spuntino mi rialzai, incamminandomi nei vicoli bui e carichi di sofferenza di Happy City.
Una città con un tasso di criminalità del 200% con un indice di crescita pari al 60% annuo. Una città dove avvengono mediamente ventisette omicidi ogni secondo (dodici dei quali compiuti da me).
La mia città.
Camminai guardando dritto davanti a me.
Stesi di cazzotti un impiegato di banca che aveva buttato sul marciapiede la carta della sua gomma.
Sparai ad un cane dopo averlo visto urinare su un lampione. La sua padrona cominciò a lamentarsi con me. Sparai anche a lei.
Tanto era vecchia. Ossigeno sprecato.
Trovai un borseggiatore intento ad aggredire una ragazza. Spezzai il collo a lui e sparai a lei nelle reni, giusto per sicurezza.
Presi per me la borsa.
La lotta al crimine ha bisogno di fondi costanti.
Fu a quel punto che vidi un edificio decisamente sinistro.
Pendeva in modo sconcertante, c’era un evidente difetto di costruzione.
Mi avvicinai.
Entrai. L’ambiente puzzava come un gelato alla menta abbandonato in un calzino e mescolato con urina di ratto e formaggio ammuffito.
Penso di aver reso bene l’idea.
Fu a quel punto che vidi la cosa più orrorifica della mia vita.
Un gobbo.
So che non si dovrebbe parlare male dei deformati e degli errori umani, ma quello era un cazzo di gobbo con il muso da ratto e gli occhi sbilanciati, uno sgranato e iniettato di sangue, l’altro piccolo e in perenne movimento. Le sue sopracciglia erano un vomitevole ammasso di pelo nero e ispido, spesse almeno dieci centimetri, si avvicinavano verso il naso, che aveva la forma di non so che cosa, ma faceva schifo pure quello.
E quella cazzo di gobba, so che non dovrei parlarne, ma c’era quella cazzo di gobba del cazzo che praticamente mi stava facendo l’occhiolino. Era un’oscenità grossa e solida, che lo incurva orribilmente, quasi a costringerlo a guardare il cazzo di pavimento.
“Ehi tu!” la sua voce era come il verso di un pappagallo stritolato dagli ingranaggi di un automobile “Che ci fai qui?” strinse gli occhi, fissandomi “Ti conviene darmi una risposta. E se mi chiami gobbo m’incazzo”
Strinsi gli occhi a mia volta “Ehi tu, gobbo del cazzo, che non sei altro, che cazzo di gobbo ci stai a fare qui? Gobbo del cazzo, con la tua cazzo di gobb”
Ci centrò con un pugno nel mio fenomenale Re Cobra da ventidue centimetri, facendomi perdere il respiro.
Allora io lo presi, gli strappai la testa, gli infilzai le dita negli occhi e me li mangiai.
Solo dal sapore mi resi conto che avevo sventrato un sacco di cemento.
La bocca impastata cercai di guadagnare la presa sulle mie pistole, ma il gobbo era scomparso.
Sapevo che non era finita.
Si vedeva lontano un miglio che era un criminale. Le persone brutte sono criminali.
Lo diceva quel tipo, Lombroso.
Lui era uno scienziato. Bisogna fidarsi delle teste d’uovo, dato che non hanno altro da fare nella vita che sbattersi le palle per scoprire cose inutili.

Andai in un supermercato, per fare rifornimento, dato che ora avevo soldi nuovi.
Fissai i telegiornali sulle TV in esposizione.
Barack Obama aveva appena perso le elezioni.
Lady Gaga era il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America.
“Dio ti benedica, Lady.” Sussurrai.
Tornai a rivolgere la mia attenzione al corridoio del supermercato.
Fu a quel punto che lo vidi.
Il Gobbo. Stava uscendo da un negozio di alimentari.
“Fermo!” urlai.
Quello mi vide, storse la bocca, si mise a correre.
“Sta scappando” disse Mortimer, fumando la sua pipa magica “Adesso che fai?”
Aprii il mio trench bianco, estraendo l’M16 che mi porto normalmente dietro quando faccio la spesa.
Iniziai a fare fuoco “Levatevi tutti dalle palle!” tuonai “Intralciate la giustizia!”
Ammazzai sul colpo una trentina di persone e ne ferii almeno altre dieci.
Risultato discreto, me ne rallegrai. Ma il Gobbo era ancora in fuga.
“Al diavolo!” cambiai caricatore, gettandomi in caccia.
Un babbo natale che raccoglieva soldi per i poveri mi sbarrava la strada.
“Fuori dalle palle, sporco perdi giorno!” gli rifilai in testa il calcio del fucile, spaccandogli in due la fronte. Continuai la caccia, afferrando una granata incendiaria.
Vidi il gobbo infilarsi in un reparto prenatal.
“Mossa stupida abominio!” ci gettai dentro l’esplosivo. Brillò come fuochi d’artificio a capodanno, liberando calde fiamme e un denso fumo nero.
Avevo vinto. La spietata e crudele minaccia del Gobbo era finalmente stata cancellata dalla verde terra di Dio.
Ma accadde qualcosa che non avevo previsto.
Dal fumo nero fuoriuscì un uomo. Cappotto scuro, giacca e cravatta nera, scarpe italiane, una cravatta rossa.
Era allampanato, magro, smunto. La sua testa era completamente glabra, i suoi denti erano una miriade di zanne, e non aveva gli occhi.
“Saluti, Joe” parlava con il tono di un cadavere dalle corde vocali rose da ratti infestati di varicella.
“Nicolas Cage!” lo riconobbi.
“Non sono Nicolas Cage. Io sono il Truce”
“Signor Cage, mi è piaciuto un sacco in quel film...”
“Ma sei scemo?”
Mortimer mi tamburellò l’orecchio “Joe, credo che questo non sia Nicolas Cage”
“Hai ragione!” tuonai.
Saltai addosso al nemico, piantandogli in faccia una mina claymore.
L’esplosione mi sbalzò lontano, facendomi centrare una parete.
“Questo è quello che ti meriti per imitare le star di Hollywood, pervertito!” mi rialzai dalla polvere.
Il Truce era ancora in piedi, illeso.
“Sei resistente, eh?”
Afferrai un kalashnikov dal pavimento. Ripensandoci è stato un po’ casuale ritrovarlo lì.
Il bastardo evitò una prima raffica di colpi, saltellandomi attorno come una dannata cavalletta.
Prese un’ascia antincendio da una parete e me la sventolò contro, colpendomi.
Il mio braccio destro cadde reciso al suolo, spargendo una pozza di sangue.
“Mossa sbagliata coglione!” esclamai “Sono ambidestro!”
Ressi il fucile con la sola sinistra, inforcandolo con una pioggia di piombo al petto.
Quello andò all’indietro, piroettando malgrado la mezza dozzina di pallottole ficcate nella cassa toracica, lasciandosi dietro una scia di sangue cremisi.
“Non mi scappi!” ricaricai il fucile con i denti, seguendolo.
L’intero corridoio A del supermarket mi esplose alle spalle con un boato fragoroso, sventagliandomi contro aria calda.
Le possibilità erano due: o il bastardo aveva minato l’edificio, oppure era la scorta di granate che mi ero lasciato dietro.
Optai per la seconda, era più probabile.
Vidi il bastardo pelato fuggire fuori dall’edificio. Lo seguii nel parcheggio.
Una selva di poliziotti mi si piazzò davanti.
“Fermo!” tuonarono “Sei in arresto!”
Rettifico. Una selva di poliziotti corrotti mi si piazzò davanti.
“Fanculo depravati puttanieri!”
Li devastai con un rosone di pallottole, beccandoli in testa e al petto, facendoli spargere sangue ed interiora come delle fontane.
Tornai all’inseguimento.
Il Truce aveva preso la sua auto. Una mercedes benz modello 1944.
“Bastardo.” Avevo lasciato la mia castigomobile dal carrozziere per la ripulitura.
Mi guardai rapidamente attorno.
“Ehi bello!”
Un tipo strano mi si avvicinò.
“Che vuoi?”
“Sono qui per darti una macchina in modo che la trama possa andare avanti! Ecco le chiavi!”
“Fanculo stronzo!”
Gli sparai alla testa facendogliela esplodere, prendendo poi le chiavi del suo mezzo.
Era un’utilitaria monoposto rosa confetto grande quanto una scatola per sardine.
Balzai all’interno, facendo rombare il motore. Ruggì come un leone in calore mentre si gettava in strada, mangiando l’asfalto.
Infransi tutti i limiti di velocità e tirai sotto un barbone. Volontariamente.
Come osano quei bastardi dormire dentro i cartoni della pizza? Sono io che la pago, e se decido che va buttata, allora va buttata!
Sfondai il parabrezza, stringendo il volante con i denti, sparando all’impazzata con il fucile russo.
Il Truce zigzagava lungo la strada, evitando le mie pallottole, tamponando i conducenti da ambo i lati.
Aggirai l’ingorgo sterzando sul marciapiede. Avrei potuto guidare con tranquillità, non fosse stata per tutta quella massa d’idioti che mi si parava davanti.
Suonai il clacson con una testata, cercando ricaricare il fucile con la forza del collo.
Non ci riuscì. A duecento chilometri orari mi schiantati contro un palo della luce.
“Oh cavolo.” Uscii dalla vettura traballando.
Il Truce non era stato più fortunato. Aveva centrato in pieno un cammello, bloccandosi come me.
“Bastardo, ci siamo, eh?”
Lo colpii con un gancio sinistro, poi con un montante dal pugno sinistro. Peccato che mancavo del braccio, quindi il colpo andò a vuoto.
Mi sbilanciai, andando a terra, spezzandomi il naso.
“Cavolo!” roteai al suolo e saltai di nuovo in piedi con un colpo di reni.
Ma lui era sparito.
Questa grana del Gobbo e del Truce cominciava a darmi sui nervi.
Per fortuna nel corso della serata il mio braccio ricrebbe, in tempo per ricevere una soffiata.
Al Coca Palace della zona disastrata organizzavano una festa.
La cosa non era di buon auspicio. I Drink avevano un costo criminale in quel posto.

Una volta mi sono fermato a pensare alla bellezza della vita, al colore del cielo, alle emozioni e ai pensieri della gente. Per ore avevo riflettuto su quanta poesia ci fosse nel mondo, di quante cose buone fossero capaci tutti gli esseri umani. Mi ero sentito pieno, felice, carico di gioia.
Poi mi ero risvegliato dentro il Coca Palace, e mi ero reso conto che ero solo strafatto di eroina.
Grazie a Dio. Pensavo di essere diventato finocchio.

A mezzanotte uscii per il mio attacco alla fortezza della droga. Ero duro, cotto ed incazzato come Superman dopo una sniffata di kryptonite nera. Sapete, quella che lo fa diventare cattivo.
Eh? Hai presente?
Ignorante.
Giunsi al Coca Palace e mi fermai a fissarlo. Lì, nel ventre molle e mortale di quel postaccio infimo, germogliavano i fiori del male, cullati in grembo corrotto di depravazione e droga, nutriti con l’essenza della morte e dell’infesione purulenta, lontani dal sole e da qualsiasi cosa si possa definire il bene.
Mortimer mi guardò stralunato “Come ti è venuta in mente questa robaccia?”
“Silenzio!”
Feci irruzione.
Stanza uno. Papponi e puttane intenti in un orgia. Li mitragliai fino alla morte, strillando.
Stanza due. Lavoratori in nero che fabbricavano borse false. Una molotov e bruciarono come delle falene su una lanterna.
Stanza tre. Un mucchio d’immigrati ammassati, gli occhi luccicanti con il sogno e la speranza di una vita migliore e una nuova casa. Li spiaccicai contro la parete con una granata.
Stanza quattro. Adorabili cuccioli di foca. “Crepate aborti della natura!” li investii con una pioggia di piombo di M-60.
Stanza cinque. Un gatto. Passai oltre. Adoro i gatti.
Diedi fuoco all’intero primo piano, salendo le scale armato fino ai denti, ringhiando come un mastino infuriato.
Fu allora che mi ritrovai nella stanza del comando di tutto il palazzo.
E dentro chi ci trovo? Esattamente.
L’ex presidente Bill Clinton.
“Sono il Truce”
Ah, sì, scusate. Errore mio.
“Ok bastardo pelato, è il momento della verità!”
“Pelato? Tu non hai un capello in testa!”
“Sono rasato, la cosa è differente!” alzai una coppia di pistole “Che cosa stai tramando?”
“Io? Niente!”
“Non cercare di fregarmi, hai scritto supercriminale su tutta la faccia.”
Lui si ripulì il volto con uno struccante.
Furbo il bastardo.
“D’accordo, mi hai scoperto.” Si mise a sorridere “Io ce l’ho uno scopo. Ed è quello di ridurti ad una molto grossa, molto appariscente, molto morta macchia sul cemento.”
“Devi solo provarci.”
Impugnò un coltello dai pantaloni, cercando di tranciarmi la gola.
Lo bloccai con le mani. Quello mi taglio tutte le dita della mano destra.
“Mossa sbagliata coglione” affermai “sono mancino!”
“Avevi detto di essere...”
“So quello che ho detto!” gli rifilai un pugno in faccia, prima di colpirlo con un calcio, buttandolo giù da una finestra. Lo inseguii.
Centrai l’asfalto come un martello pneumatico. Lui aveva preso un soffice ammasso di sacchi d’immondizia.
“Al diavolo!”
Mi rialzai. Quello era già sulla sua mercedes. Ma c’era qualcun altro a guidare al posto suo.
Il Gobbo.
Pensavate fossi paranoico vero? Beh, guardate la mia cartella clinica di quando ero al manicomio, non c’è scritto paranoico da nessuna parte.
C’è affetto da psicosi croniche a tema persecutorio.
Non so che cazzo significhi.
Mi guardai cercando attorno. Trovai solo un pullman. Somigliava a quelli che usavano le band per i loro tour.
“Mi serve questo autobus in nome della giustizia!” urlai al conducente.
“Si come no. E io sono il primo ministro del Belgio”
“Sua eccellenza del Belgio, devo insistere...”
“Amico, tu sei fuori!”
“Sì, fuori da questo autobus!”
Lo afferrai per il bavero, trascinandolo attraverso il finestrino. Oppose resistenza. Fui costretto a sfondargli il pomo d’Adamo con un pugno.
Lo abbandonai a terra, partendo all’attacco, ringhiando.
Mi sentivo allupato come una ragazzina tredicenne ad un concerto dei Tokyo Hotel con la partecipazione straordinaria di Robert Pattinson e Taylor Lautner.
Schiacciai a fondo l’acceleratore, tamponando la mercedes.
Bloccai il pedale con una mitragliatrice, gettandomi fuori dal finestrino, atterrando sul baule.
Il Truce mi affrontò.
Mi prese allo stomaco con un calcio, ma io gli torsi il piede, strappandoglielo.
Troppo tardi mi resi conto che gli avevo solo tolto la scarpa.
Era già andato all’attacco con una raffica di pugni. Mi colpì in bocca staccandomi incisivi e canini, facendomi sputare un molare e spezzandomi il naso.
Bloccai i suoi pugni, colpendolo ad una mascella, disarticolandogliela.
Indietreggiando la bocca grottescamente aperta impugnò una .44 magnum.
Stava per colpirmi.
Fu a quel punto che una cicogna che volava basso lo centrò in pieno, portandoselo via.
Eravamo io e il Gobbo ormai.
Fui pronto a schiacciagli la testa con una scarpata, quando mi guardò dritto negli occhi.
Rigettai anche l’anima, perdendo l’equilibrio, schiantandomi sull’asfalto della strada.
Quella fu l’ultima volta che vidi il Gobbo.
Ma sapevo di aver interrotto il suo malvagio piano. Qualunque esso fosse stato.

Quando finisco la mia storia, la bionda che sto rimorchiando al bar mi guarda sollevando le sopracciglia.
“Ma questo è successo veramente?”
“Certo.” Ragazza di malafede.
“Hai perso un braccio e ti è ricresciuto?”
“Sì.”
“Hai fatto esplodere una mina in faccia a uno e quello è sopravvissuto?”
“Sì.”
“Lo stesso tipo poi è stato portato via da una cicogna.”
“Verissimo.”
“Hai ammazzato un mucchio di persone innocenti?”
“Confermo.”
“Ce l’hai di ventidue centimetri?”
Sorrido, annuendo soddisfatto “Non lo dico per vantarmi ma, sì, e così”
“Uhm.” Sorride a sua volta.
Non mi piace il modo in cui sorride. Questa ha in mente qualcosa. Qualcosa di orribile e brutto per l’intera umanità.
Urlando la tramortisco con una testata.
Mortimer sospira esasperato “Joe, lei ci stava.”
“Oh, sul serio?”
Raccolgo il suo corpo svenuto e pago il conto del bar.
Se ci stava allora è il caso che me la porti a casa.
 
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Kisu.
CAT_IMG Posted on 15/9/2010, 20:11     +1   -1




LOL.

mi piacciono un bordello le metafore e la parte finale
 
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Sosuke Aizen (Ivan)
CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 10:49     +1   -1




ò__ò oro è geniale
ogni tanto ci sono dei clichè classici tipo "non sono pelato ma rasato" però sono messi benissimo ed è geniale

Lady Gaga presidente Usa poi è un tocco di classe ^^ bello davvero, così come mi è piaciuto molto il fatto che il protagonista ogni tanto si fermasse a parlare con noi
 
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CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 11:09     +1   -1

DreamlessDeliryu

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spassosissimo questo racconto :lool:

ti piace un casino rompere la quarta parete, eh?

CITAZIONE
Taylor Lautner.

non sapevo chi fosse :lool: ma l'ho immaginato

è troppo bello come fai intuire il carattere esaltato del personaggio quando avvengono situazioni del tipo: "Gli strappai il femore per giocare a cricket.
Dannazione non era un femore ma un paracarro!"
:lool: :lool:


:lool: :lool: il finale è bellissimo :lool: :lool: :lool: :lool:
 
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CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 11:48     +1   -1
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alcuni pezzi mi hanno letteralmente ucciso :lool:

Geniale :riot:
 
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¬Lupo
CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 14:14     +1   -1




Secondo me sei un genio.
Mi sembra il misto tra un film di Robert Rodríguez e di Terry Gilliam :lool: , secondo me qualcuno dovrebbe farcelo per davvero un film, io lo guarderei :asd:

Una cicogna? ma che... ? :lool:
 
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Lady Khasia
CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 19:40     +1   -1




Molto carino.
E molto splatter.
Mi piace così :mki:

A me ha ricordato un film di Q. Tarantino :asd:


CITAZIONE
Stanza cinque. Un gatto. Passai oltre. Adoro i gatti.

Che tenero :lool:
 
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=Urahara=
CAT_IMG Posted on 18/9/2010, 16:04     +1   -1




Belli espedienti narrativi e bella anche la follia che ci hai messo per costruirla :asd:
 
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¬Shiroh
CAT_IMG Posted on 18/9/2010, 19:30     +1   -1




Bello, bello, bello. Epicissimo in alcune parti.
Io sono uno molto restio a leggere cose troppo lunghe, se vedo qualcosa di più di 3 righe lo piscio subito, ma questo mi ha preso sin dalle prime righe, davvero bravo :sasa:
 
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8 replies since 15/9/2010, 19:47   142 views
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